Non è stata sufficiente la legge del 13 febbraio 2006 (n.59), voluta dall’allora Lega Nord, per mettere un punto sulla spinosa questione della legittima difesa. Oggi, 28 marzo, l’articolo 52 del nostro codice penale subisce nuove modifiche che secondo gli operatori del diritto sono “inutili e pericolose”.

Cosa prevede la nuova legge?

Da ieri l’articolo cardine di questa “causa di giustificazione” presenta un nuovo comma che sancisce: “… agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone”.

Nessuna proporzionalità dell’offesa è quindi richiesta per evitare che vi sia un eccesso di difesa, in caso di intrusione o minaccia. Ma la legge prevede anche inasprimento delle sanzioni per il delitto di violazione di domicilio (da 1 a 4 anni diventa da 2 a 6 anni) e per i delitti di furto in abitazione e rapina.

Le reazioni politiche e degli operatori del diritto

“Non sarà Far West” cerca di tranquillizzare uno dei principali autori di questa nuova legge ma è chiaro di come questa legge costituisca una netta inversione di marcia nel nostro ordinamento penale. Non molti anni fa, infatti, si parlava di risocializzazione del condannato ed esistevano teorie davvero interessanti riguardo alla reintegrazione nella società di chi aveva scontato una qualsiasi pena.

Oggi queste esigenze, anche grazie a questo atto normativo e alle nuove priorità del governo, appaiono non più all’ordine del giorno: la sicurezza e l’incolumità delle persone “perbene”, per continuare ad esistere, deve essere garantita da inasprimento delle sanzioni penali e da, eventualmente, una “corsa agli armamenti” per la protezione non solo della propria incolumità ma anche del proprio patrimonio.

Questa la posizione inequivocabile della Lega e di FdI. Gli alleati di governo approvano il provvedimento e danno il loro appoggio a detta politica, nonostante 15 voti in meno fra i quali quelli dei 6 dissidenti. Netto appare il Pd, con il senatore Franco Mirabelli che spiega come questa legge sia «un manifesto ideologico di un governo che alla legittima domanda di maggiore sicurezza dei cittadini risponde ’difendetevi da soli’.

Proprio il ministro dell’Interno che dovrebbe garantire più sicurezza risponde armando i cittadini. Non ci sarà più sicurezza, ma più armi e più morti»; ma il Pd registra, purtroppo, 22 assenze (10 non giustificati) e questo non è forse un dato di cui il centrosinistra può gioire. Forza Italia festeggia per la “prima riforma di centrodestra” approvata in Senato grazie ai voti del vecchio alleato di governo del Carroccio, già autore della legge del 2006.

Il presidente dell’Anm, Francesco Minisci, ricorda infine di aver segnalato anche in Parlamento, quando è stato richiesto il parere dei magistrati, i numerosi dubbi di incostituzionalità; Minisci appare lapidario: «non tutelerà i cittadini più di quanto erano già tutelati fino ad oggi; al contrario introduce concetti che poco hanno a che fare con il diritto, prevede pericolosi automatismi e restringe gli spazi di valutazione dei magistrati, oltre a portare con sé grandi difficoltà di interpretazione: tutto ciò significa che tutti saranno meno garantiti».

Sugli effetti di questa legge, nonostante i forti timori di parte del Paese e degli addetti ai lavori, non ci resta che attendere il susseguirsi degli eventi e sperare che Salvini abbia ragione: l'Italia è la patria del diritto penale moderno e sarebbe un peccato farne un Far West. È la giustizia sommaria che deve, in uno stato di diritto moderno come il nostro, appartenere al passato e non certo Beccaria o Leopoldo di Toscana.