L’argomento era stato da poco affrontato dal programma televisivo Le Iene quando, proprio poche ore fa, sono riapparse in rete delle foto private della deputata ed ex presidente della commissione Giustizia della Camera M5S Giulia Sarti. Come è stato detto anche nel programma condotto da Alessia Marcuzzi, la parlamentare riminese nel lontano 2013 era riuscita a far sparire delle foto osé dalla rete grazie all’ex fidanzato ed esperto informatico Bogdan Andrea Tibusche.

La coincidenza che in molti hanno sottolineato, è che le immagini sono riemerse proprio quando il gip di Rimini ha chiuso l’inchiesta nata dalla denuncia della quasi ex grillina contro l’ex fidanzato.

L’accusa infondata ed allora mossa era quella di essersi appropriato di fondi che vennero successivamente versati sul suo conto personale all'insaputa della Sarti; facendo ciò, Bodgan avrebbe ipoteticamente annullanto i bonifici destinati al fondo per le imprese.

Ciò che però emerge dalle investigazioni è veramente sconcertante. Lo stesso Bogdan ha affermato che la Sarti aveva, per sua libera volontà, installato delle telecamere in casa sua e che avrebbero ripreso ininterrottamente, non solo l’intimità della donna, ma anche incontri con i vertici politici. Oltre a tutto ciò, la parlamentare era a conoscenza del fatto che le foto che anni prima era riuscita a nascondere dal web, stavano ora girando su un Google Drive .

In arrivo delle contromisure per il revenge porn

Molti sono i deputati che hanno espresso il loro ribrezzo per quanto riguarda il revenge porn; tra questi troviamo Roberto Fico, Mara Carfagna, Giorgia Meloni e Laura Boldrini.

Tra i parlamentari troviamo tantissime persone che si stringono attorno alla Sarti e che reputano opportuno salvaguardare la privacy, non solo della grillina, ma che delle persone che, inconsciamente, sono state registrate in casa di quest’ultima.

La decisione del M5S

Il Movimento Cinque Stelle ha applicato proprio oggi delle contromisure nei confronti dell’accaduto: si è infatti deciso di portare in Commissione Giustizia un ddl che prevede la pubblicazione non consensuale di pornografia come un vero e proprio reato.

La pena per chi dovesse pubblicare contenuti multimediali senza il consenso scritto dell’altra parte verrà punito con una reclusione con aggravante in base alla situazione stessa.

Chiunque compia questo reato sarà punibile con una detenzione fino a 10 anni nel caso in cui la vittima, per lo stress psicologico, non riesca a superare la situazione e decida di togliersi la vita.