Che le elezioni europee fossero un appuntamento importante anche per la vita del Governo era un dato di fatto. Una tornata elettorale di questo genere, infatti, non poteva non avere ripercussioni anche sull’Esecutivo che si regge su un contratto di governo siglato dai due leader di due partiti che erano avversari nella campagna elettorale per le politiche del 4 marzo 2018 e che lo sono stati anche alle europee. La netta affermazione di Salvini e della sua Lega alle ultime europee ha ribaltato il risultato delle scorse politiche, quando fu il Movimento 5 Stelle di Di Maio a prevalere nettamente.

Immediatamente dopo il voto di domenica scorsa il Ministro degli Interni nonché leader della Lega, Matteo Salvini ha pubblicamente dichiarato che gli accordi di governo restano quelli siglati nel contratto e che per nessun motivo la netta affermazione alle consultazioni europee avrebbe intaccato quegli accordi. Il rovescio della medaglia di queste elezioni è il risultato del M5S che è stato scavalcato anche dal PD. Come prassi vuole e con un gesto che può essere definito di valore, Luigi Di Maio, Vicepremier del Governo e capo politico del Movimento 5 Stelle ha rimesso agli iscritti del suo partito proprio il ruolo di capo politico. In pratica Di Maio ha chiesto ai suoi iscritti che adesso dovranno giudicarlo come di consueto sulla piattaforma on line “Rousseau”, una specie di voto di fiducia.

C’è già chi parla di successione, con l’ombra dell’altro “pezzo grosso” del Movimento, Alessandro Di Battista che secondo molti dovrebbe sostituire Di Maio. Cosa accadrebbe al Governo se il voto dei pentastellati fosse negativo per Di Maio? Salvini ha già provveduto a commentare le evoluzioni in seno al Movimento 5 Stelle e pare che senza Di Maio il leader della Lega manderebbe a casa l’attuale esecutivo.

Fibrillazione nel Movimento 5 Stelle

Come succedeva una volta, quando un partito è sconfitto piuttosto nettamente in una tornata elettorale, il suo leader è il primo a pagare. I meccanismi interni al Movimento 5 Stelle, che prevedono il voto sul web come strumento referendario per qualsiasi decisione da prendere stavolta dovranno decidere sulla legittimità o meno a mantenere Di Maio a capo politico del movimento.

Lo ha chiesto lo stesso attuale Vice Premier, con una mossa inaspettata perché sembrava che qualsiasi decisione dovesse essere presa in sede parlamentare, con l’assemblea dei parlamentari del Movimento 5 Stelle. Secondo Di Maio è necessario operare così perché gli iscritti del Movimento sono gli unici a cui il Vice Premier deve dare conto e gli unici che devono decidere o meno se possono ancora affidarsi a lui o se occorre un cambiamento. Evidente che ci sia una fibrillazione nel movimento, soprattutto dopo che sul “Corriere della Sera” Pierluigi Paragone avrebbe chiesto in una intervista, la revisione degli incarichi di Di Maio in seno al M5S. Gli effetti del dopo risultato elettorale si sono già manifestati, con un altro parlamentare del Movimento, Primo Di Nicola che rassegnato le dimissioni da vice-capogruppo pentastellato al Senato.

E Salvini?

Non si è fatta attendere la replica di Salvini, di cui da ampiamente notizia il quotidiano romano “Il Messaggero”. A margine di un incontro odierno con il Presidente del Consiglio Conte e dopo aver incontrato i parlamentari leghisti, Salvini avrebbe confermato che senza Di Maio il governo non può andare avanti. Come conferma il Messaggero, tesi avvalorata sempre secondo il quotidiano dalle testimonianze di molti dei presenti, se la piattaforma di voto telematico del Movimento 5 Stelle votasse contro Di Maio, Salvini staccherebbe la spina al governo. In pratica se si scegliesse Di Battista al posto di Di Maio, Salvini sarebbe pronto a ritornare al voto, probabilmente conscio del ribaltamento di forza ottenuto alle ultime elezioni e sicuro che con Di Battista la linea di dialogo tra le attuali due forze di maggioranza sarebbe votata più sui distinguo che su programmi comuni e messi nel contratto di governo.