Sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS, primo nome Arman Eshaghi, i risultati di uno studio clinico su migliaia di pazienti colpiti da sclerosi multipla secondaria progressiva (SPMS), sottoposti ad una terapia anticolesterolo con dosi elevate di simvastatina (80 mg al giorno) per due anni, verso un gruppo placebo.

Gli esiti della ricerca britannica dimostrano un'azione evidente di questa statina sul rallentamento dell'atrofia cerebrale (restringimento) e sui parametri di valutazione della sclerosi multipla (EDSS) indipendentemente dai livelli di colesterolo.

Forse si prospetta una nuova soluzione farmacologica per questi pazienti.

I dettagli dello studio

Si tratta di uno dei più importanti studi clinici condotti in questo campo, che ha visto la partecipazione di diversi centri di ricerca nel Regno Unito e in altri Paesi. Si inizia con i risultati di un'analisi clinica di fase 2 (MS-STAT Phase 2) su 140 pazienti affetti da SPMS (secondary progressive multiple sclerosis) con una terapia anticolesterolo basata su una dose elevata di simvastatina (80 mg al giorno). La cura è stata applicata per due anni verso un gruppo placebo. I partecipanti avevano un'età compresa tra i 18 e i 65 anni con una disabilità conseguente la malattia che, secondo il punteggio EDSS (Expanded Disability Status Scale) era tra 4 e 6,5.

Durante la ricerca, il volume del cervello è stato valutato mediante scansioni di risonanza magnetica (MRI-Magnetic Resonance Imaging), mentre i livelli di disabilità sono stati analizzati usando l'EDSS. Inoltre sono stati monitorati i livelli serici di colesterolo e i partecipanti hanno completato diversi questionari finalizzati a valutare l'impatto della malattia sulla loro vita quotidiana.

I risultati di questo studio hanno evidenziato un effetto positivo della simvastatina nel ritardare la disabilità dei pazienti, oltre ad un rallentamento dell'atrofia cerebrale (restringimento della massa cerebrale). Un risultato non definitivo ma davvero sorprendente secondo il primo autore del lavoro su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), il dott.

Arman Eshaghi (UCL Queen Square Institute of Neurology). Forse una speranza per nuove soluzioni farmacologiche per gli oltre 100mila pazienti che, solo nel Regno Unito, risultano affetti da sclerosi multipla secondaria progressiva.

Per escludere qualsiasi relazione tra colesterolemia ed effetti sulla SPMS, i ricercatori hanno sviluppato due differenti modelli computazionali. Il primo prevedeva una relazione tra i livelli di colesterolo e la sclerosi multipla, mentre il secondo vedeva i due aspetti totalmente indipendenti. I risultati hanno mostrato che la simvastatina esercita un'azione terapeutica favorevole nei pazienti con sclerosi multipla (sull'atrofia cerebrale) in modo largamente indipendente dai livelli di colesterolemia.

Evidentemente le statine - secondo il dott. Eshaghi - essendo sostanze naturali (almeno come principio, ce ne sono molte anche di sintesi) prodotte da alcuni funghi, potrebbero avere degli effetti anche su SNC attraverso meccanismi che ancora non conosciamo. Sappiamo, ad esempio, che le statine, oltre all'azione sulla colesterolemia hanno un effetto sul sistema nervoso, nella protezione dei nervi, e possono anche agire come anti-infiammatori.

Un vasto studio clinico di Fase 3

A settembre dello scorso anno è iniziato il più grande studio nel Regno Unito (studio Multiple Sclerosis-Simvastatin Trial 2; MS-STAT2) sulla SPMS, guidato dal Prof. Jeremy Chataway (UCL Queen Square Institute of Neurology e National Hospital for Neurology and Neurosurgery).

Vi hanno preso parte circa 30 siti nel Regno Unito e in Irlanda, con 1.180 pazienti con SPMS. Oltre 400 partecipanti sono attualmente in prova.

Obiettivo dello studio è confermare gli effetti terapeutici della simvastatina sui pazienti affetti da sclerosi multipla. Questa statina potrebbe presto diventare uno dei primi farmaci in grado di rallentare o arrestare la progressione della disabilità in questi pazienti.

Le statine agiscono bloccando un enzima, 3-idrossi-3-metil-glutaril-CoA (HMG-CoA) reduttasi, che controlla il colesterolo sierico. Oltre questa via (detta via del mevalonato) ci sono altre vie biochimiche che potrebbero regolare sia il colesterolo che altre molecole responsabili della progressione della sclerosi multipla.

Trattandosi di una soluzione farmacologica per il controllo di una patologia finora senza farmaci davvero efficaci, l'interesse è davvero elevato ma, come precisano gli autori, in questi casi la prudenza è d'obbligo perché sono necessari altri studi prima di poter affermare definitivamente di aver trovato un nuovo farmaco che andrà a cambiare la vita a questi pazienti.