Anche senza il Gavia, l’attesissima tappa con cui il Giro d’Italia ha aperto la terza settimana ha regalato emozioni forti. La scalata al Mortirolo, con freddo e pioggia battente, ha messo a dura prova i corridori e Primoz Roglic ha pagato pesantemente questa giornata anche per la debolezza della sua squadra rispetto a quelle dei rivali. Nibali ha incendiato la corsa sul Mortirolo, ma la Movistar ha protetto e scortato la maglia rosa di Richard Carapaz che è arrivato con il campione siciliano, mentre Roglic ha ceduto 1’23’’. La tappa è invece andata a Giulio Ciccone, splendido protagonista su tutte le salite di questo Giro d’Italia ed anche oggi all’attacco da lontano.

Giro, un Mortirolo infernale

La Lovere – Ponte di Legno doveva essere la tappa di Gavia e Mortirolo, la giornata più attesa di tutto il Giro d’Italia. La cancellazione del Gavia decisa un paio di giorni fa per le difficili condizioni climatiche l’ha resa un po’ più facile, ma sempre dura ed emozionante, anche per la pioggia ed il freddo che ha imperversato nel finale.

Nella prima parte sono fioccati gli attacchi per cercare la fuga, che è andata a formarsi con una ventina di corridori tra cui Caruso, Antonio Nibali, Amador, Masnada, Ciccone, Hirt, Cattaneo e Bilbao che hanno preso più di cinque minuti di vantaggio.

La corsa si è assestata superando le salite di Cevo e dell’Aprica e fino all’approccio del Mortirolo dove il gruppo è arrivato ancora quasi compatto. La situazione qui è cambiata completamente, sia per la difficoltà della salita, una delle più impegnative d’Europa, sia per il clima che i corridori hanno trovato, con un brusco calo di temperature, pioggia e oscurità.

Davanti si sono subito stabilite le gerarchie, con Ciccone, Hirt e Caruso che si sono dimostrati gli scalatori più forti sulle dure rampe del Mortirolo, ed anche in gruppo Nibali ha fatto presto capire di voler rendere la corsa più dura che mai.

Roglic da solo

Il capitano del Team Bahrain ha ordinato a Pozzovivo di aumentare l‘andatura troppo tranquilla imposta dalla Movistar, e dopo circa un terzo di salita è andato all’attacco.

Nibali ha guadagnato subito qualche decina di metri, ma Carapaz non si è minimamente scomposto, scortato da una squadra forte ed esperta. Chi ha cominciato a cedere è stato invece Primoz Roglic, che ha mostrato i primi segni di difficoltà di questo Giro. Lo sloveno è salito senza andare fuori giri, con una cadenza altissima ma non così incisiva ed ha perso via via secondi. Nibali ha insistito nella parte più ripida della salita, ma ha dovuto desistere al ritorno di Carapaz pilotato da Landa e da Amador, intelligentemente inserito nella fuga e poi fermato. In vetta sono transitati da soli Ciccone e Hirt, con Caruso poco lontano, e con la maglia rosa insieme a Landa, Amador, Nibali, Lopez e Carthy.

Roglic ha scollinato a 1’20’’ insieme a Yates, con Majka più attardato.

La discesa tra pozze d’acqua al limite del guado e tratti molto tecnici ha invitato alla prudenza il gruppo della maglia rosa e Roglic ne ha approfittato per dimezzare il distacco in compagnia di Yates. Ma gli ultimi 12 km di leggera salita verso Ponte di Legno hanno di nuovo cambiato l’inerzia della corsa.

Davanti Hirt ha smesso di collaborare con Ciccone facendo arrabbiare l’abruzzese della Trek, ma poi si è convinto a riprendere la sua azione per non rovinare il buon esito della fuga, ormai quasi certo.

Con grande determinazione Ciccone ha provato a staccarlo, lo ha convinto a collaborar e poi lo ha battuto in volata centrando il suo secondo successo sulle strade del Giro.

Caruso è stato fermato dal Team Bahrain per aiutare Nibali e così l’allenza con i Movistar ha permesso al gruppetto della maglia rosa di spingere nuovamente indietro Roglic. Lo sloveno è rimasto per tutta la tappa senza compagni, un fattore determinante, e alla fine ha pagato 1’23’’ da Carapaz, Nibali e Landa.

La classifica è cambiata così con il sorpasso di Nibali a Roglic, anche se si fa sempre più consistente l’impressione che il siciliano abbia fatto la corsa sul rivale sbagliato nelle prime due settimane.

Carapaz resta infatti saldissimo nella sua maglia rosa, con una squadra forte, esperta e ben organizzata alle sue spalle. Lo scalatore dell’Ecuador ha ancora intatto il vantaggio di 1’47’’ su Nibali dopo aver superato la tappa più difficile del Giro, con Roglic a 2’09’’.