“Riteniamo che Google non dovrebbe occuparsi della guerra”. Questo l'inizio di una lettera di protesta firmata da più di tremila dipendenti Google, contrari al coinvolgimento dell’azienda di Mountain View in progetti militari. La protesta dei Googler è iniziata dopo che il mese scorso è emersa la notizia di un progetto del Pentagono, denominato ‘Maven’, a cui sta collaborando anche il colosso web. Il progetto ha lo scopo di migliorare l’intelligenza artificiale dei droni militari. Alla base c’è lo sviluppo di un motore di sorveglianza che utilizza i dati catturati dagli aeromobili a pilotaggio remoto del governo degli Stati Uniti, per rilevare veicoli e altri oggetti e tracciare i loro movimenti, passando i risultati al Dipartimento della Difesa.

Tradito il motto ‘Don’t be evil’

Chiediamo che Project Maven venga cancellato”, continuano i dipendenti Google nella loro lettera, indirizzata all’amministratore delegato Sundar Pichai, “e che Google stenda, pubblicizzi e applichi una chiara politica che stabilisca che né Google né i suoi contractors potranno mai realizzare tecnologia militare”. I Googler ricordano poi il motto del colosso web che è 'Don’t Be Evil’, non essere cattivo, un motto che, scrivono, "è alla base di una storia unica”, che ha “una diretta penetrazione nella vita di miliardi di utenti”. E il fatto che concorrenti come Microsoft e Amazon offrano servizi al Pentagono, secondo i Googler “non mette meno a rischio l'azienda”.

La lettera firmata da circa il 5% della forza lavoro di Google

La responsabile della divisione cloud di Google, Diane Greene, ha descritto il coinvolgimento dell’azienda nel Project Maven come “non offensivo”, “non mirato a guidare i droni militari” e “non utilizzato per il lancio di armi”. Dichiarazioni che non hanno però convinto i più di tremila firmatari della lettera, circa il 5% della forza lavoro di Google, i quali pensano che la tecnologia in fase di sviluppo, essendo destinata alle forze armate, una volta consegnata “potrebbe essere facilmente utilizzata per assistere alle attività” escluse dalla Greene.

“Non possiamo esternalizzare la responsabilità morale delle nostre tecnologie a terzi”, proseguono i firmatari della lettera. “I valori dichiarati di Google lo rendono chiaro: ognuno dei nostri utenti ci crede. Non mettiamolo mai a repentaglio. Mai. Questo contratto mette a rischio la reputazione di Google e si oppone direttamente ai nostri valori fondamentali. Costruire questa tecnologia per assistere il governo degli Stati Uniti nella sorveglianza militare - con i risultati potenzialmente letali che ne derivano - non è accettabile”.