Come ogni anno, in Italia e nel mondo vengono condotte decine di ricerche al fine di censire l’impiego di social network e altri siti di intrattenimento. Dai dati pubblicati da Blogmater riguardo all’impiego di app tra i giovani, oggi in Italia WhatsApp, Facebook, YouTube e Instagram sono le app più scaricate (statistiche alla mano, 94% per il primo, fino al 70% per l’ultimo). Tuttavia, i dati più interessanti sono legati alle pubblicità, che spesso troviamo correlate alle nostre app, dagli spot per alcuni troppo fastidiosi, ai banner che riempiono le parti inutilizzate degli schermi, fino alle pubblicità inserite tra un post e l’altro nel tentativo di camuffarsi tra i contenuti regolari.

La psicologia del marketing

Dalla ricerca emerge come spot e pubblicità si mascherino talmente bene da sembrare dei contenuti normali, infastidendo gli utenti, i quali magari non hanno alcuna intenzione di fare shopping online. La domanda nasce spontanea: perché le pubblicità vengono presentate così? Perché sono camuffate, invadenti e ripetitive? La questione è più complessa di quello che possiamo pensare, e per trovare una risposta dobbiamo addentrarci nel mondo della psicologia del Marketing. Cosa c'entra la psicologia con la pubblicità? Semplice, le pubblicità devono colpire la mente umana in un contesto di massima competitività e ricco di informazioni: affinché una pubblicità colpisca serve una strategia per inculcarla nella mente delle persone inducendole ad interessarsi al prodotto; questo fa la psicologia del marketing.

Le strategie del marketing

La psicologia della pubblicità è una sezione dedicata della psicologia del marketing che si fonda su alcuni costrutti tipici della mente umana; in altri termini essa sfrutta le debolezze della nostra psiche per persuadere gli animi dei potenziali acquirenti. Secondo tale disciplina, un messaggio può sfruttare diversi sistemi per essere persuasivo, come ad esempio la qualità del messaggio, o la qualità della presentazione del messaggio stesso.

Queste due forme prendono rispettivamente il nome di via centrale e via periferica alla persuasione. Tuttavia, poche persone sono attente al messaggio pubblicitario, ergo la via centrale alla persuasione viene spesso a meno a favore della seconda.

Gli spot e i banner sono spesso fastidiosi a causa dell’infinita quantità di volte che ci capitano davanti, ma questa è un’altra scelta strategico-psicologica: non importa l’opinione che noi abbiamo riguardo un’informazione, con il passare del tempo siamo portati ad averne un ricordo positivo, per percepire la nostra storia come meno stressante e più piacevole.