La giornalista, che da anni vive sotto scorta per via delle sue inchieste sulle mafie romane, racconta l'ascesa del gruppo che ha egemonizzato la criminalità capitolina
Il Clan criminale dei Casamonica non se la è passata troppo bene negli ultimi giorni: quella andata d istrutta oggi - con il primo colpo simbolicamente assestato dal vicepremier Matteo Salvini - è l'ottava villa dell'organizzazione ad essere abbattuta negli ultimi giorni.
Sotto i riflettori della pubblica opinione i Casamonica ci sono finiti nel novembre 2014, con lo scandalo politico-criminale denominato Mafia Capitale. Ma questo clan nomade - di etnia sinti e originario di Pescara, dunque di ceppo italiano - ha in realtà alle spalle una carriera quarantennale nella malavita
Per saperne qualcosa di piû ci siamo rivolti a Federica Angeli, giornalista del gruppo l'Espresso che per le sue inchieste sulle mafie romane vive scortata dalla polizia dal 2013.
"Il clan arrivò a Roma negli anni 70 - spiega Angeli - iniziando subito a fare affari con la Banda della Magliana, la più forte organizzazione criminale dell'area in quel periodo. I loro primi interessi erano rappresentati dal prestito di denaro a strozzo e dalla riscossione dei crediti per conto della Magliana: era stesso boss Vittorio Casamonica, che molti ricorderanno per il suo sfarzoso funerale di qualche anno fa , a occuparsene. In seguito la loro influenza è cresciuta al punto che i pubblici ministeri antimafia stimano che il loro patrimonio si aggiri sui 100 milioni di euro".
"Questo clan - sottolinea Angeli - è composto da oltre mille persone, ma il nucleo centrale è fondato su legami di parentela, quindi vale il principio per cui il sangue non tradisce il sangue. E su questo hanno costruito un'organizzazione potente e spietata, proprio come la ndrangheta in altre regioni"