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Demografia portami via

Ricordiamolo ancora perchè a forza di farlo inizia ad entrare nella testa dei lettori come la principale minaccia per la nostra specie: ogni cinque giorni la popolazione mondiale aumenta al netto delle morti di un milione di persone. In questo momento mentre sto scrivendo il clock demografico ha superato abbondantemente la soglia dei 7.5 miliardi di esseri umani. Siamo aumentati di oltre 70 milioni di persone solo nel 2017, in buona sostanza è come avere una nuova e seconda Gran Bretagna aggiuntasi alle 233 nazioni ed enclave amministrativamente autonome (come Macao e l’Isola di Man (Swiss: MAN.SW - notizie) ) che si spartiscono la terra emersa dagli oceani. In più occasioni ne abbiamo fatto menzione: per studiare e comprendere l’economia, bisogna iniziare studiando ed analizzando la demografia. Dopo Cina, India e Stati Uniti che sono facilmente ricordabili come i tre paesi più popolati al mondo, vediamo chi si trova nelle successive posizioni partendo dalla quarta alla decima posizione: Indonesia, Pakistan, Nigeria, Bangladesh, Russia e Messico. Di (KSE: 003160.KS - notizie) queste dieci nazioni, il contributo maggiore in termini quantitativi alla crescita mondiale lo apportano primariamente Pakistan, Bangladesh e Nigeria. Quest’ultima oggi è la nazione che cresce con il maggior vigore in assoluto all’interno di questa classifica con una progressione di 2.63%. Al secondo posto troviamo il Pakistan con un 1.97% ed il Mexico con un 1.05%. Comprendiamo la valenza di queste percentuali confrontando anche il tasso di fertilità delle donne che per la Nigeria è di 5.7 figli per donna e per il Pakistan è di 3.7 figli per donna.

La Cina che detiene il primato di paese più popolato al mondo (ancora forse per altri dieci anni) cresce demograficamente poco con appena un 0.43% contro un 1.13% dell’India destinata al sorpasso entro il 2025. Per rendersi conto del ruolo che la Nigeria si sta ritagliando in Africa, visto che produce 1/3 del PIL del continente, è sufficiente analizzare quantitativamente la sua composizione demografica di oltre 190 milioni di persone ossia il 60% della popolazione europea in Eurozona. Non sorprende pertanto che i cinque paesi che crescono in assoluto più di tutti sono cinque nazioni africane: il Congo, il Niger, l’Angola, l’Uganda e la Tanzania, tutte sopra il 3% annuo e tutte con una popolazione superiore ai 20 milioni di individui. Il Congo in ogni caso ha una popolazione superiore agli ottanta milioni di persone, tante quante in Germania. Chi vive in un paese mediterraneo che non ha pianificato una sensata politica di gestione dei flussi di immigrazione forse è il caso che pensi ad andarsene quanto prima: il rischio di tribalizzazione del territorio è ormai stato considerato più che oggettivo. Un altro dato è meritevole di attenzione: crescono demograficamente quasi tutte le nazioni della terra con diversi driver dinamici, ma sono veramente pochissime quelle che hanno un deficit demografico, vale a dire che rispetto ad esempio al 2016 (visto che non sono ancora ufficiali i dati a consuntivo del 2017) hanno assistito ad una contrazione della popolazione.

Rispettivamente troviamo: Giappone con -0.2%, Italia con -0.12%, Ucraina con -0.49%, Polonia con -0.14%, Romania con -0.5%, Siria con -0.87%, e Portogallo con -0,4%. Mi fermo sino a qui in quanto sotto la soglia dei dieci milioni di persone troviamo più isole che vere e proprie nazioni come ad esempio Bermuda (-0,5%). Significativo invece che tutte e tre le repubbliche baltiche (Estonia, Lituania e Lettonia) unitamente ai paesi slavi dell’area balcanica sono tutti in deficit demografico. Al di fuori pertanto di queste due dozzine di nazioni, tutte le altre sono cresciute durante il 2017. Per analizzare questi dati ci viene in aiuto anche il net migration rate, il quale ci consente di comprendere anche come si è evoluta la demografia di un determinato paese in relazione ai flussi di emigrazione ed immigrazione. Ad esempio la Germania vanta una crescita demografica dello 0.24% solo ed esclusivamente perchè può fare affidamento ad un surplus demografico di oltre 355.000 persone (immigrati-emigrati). Esattamente all’opposto si trova il Bangladesh che cresce al ritmo dell’1% nonostante il deficit demografico di quasi mezzo milione di persone: significa che al netto degli ingressi se ne sono andati da loro paese più di 500.000 bengalesi. La Siria è il paese al mondo che ha il maggior net migration rate con quasi 840.000 siriani che hanno dovuto scappare dalla loro terra per le vicende note da anni. Il Libano proprio per questo si trasforma nel quinto paese al mondo per l’apporto demografico ricevuto dai flussi di emigrazione siriani, il resto si è riversato in Giordania ed Afghanistan.

In classifica mondiale troviamo gli USA con quasi un milione di persone (900.000) di surplus demografico, seguiti da Germania, Turchia e Arabia Saudita. La tanto decantata Australia con i suoi 24 milioni di abitanti ha un surplus demografico di appena 180.000 persone (immigrati – emigrati) e la Spagna non è in deficit negativo sebbene abbia un net migration rate di oltre 115.000 iberici, per lo più ispanici che sono rientrati in America Latina. Guardando a casa nostra scopriamo con amarezza che l’Italia soffre di un deficit demografico, nonostante i flussi di ingresso supportati dal Servizio Taxi del Mediterraneo ed il deflusso di nostri connazionali che si sono trasferiti altrove (fenomeno in continua espansione). Dato che probabilmente sarà a consuntivo molto peggiore di quanto tuttora in previsione per il 2018: per spiegarla in termini pratici significa che sono più gli italiani che se ne sono andati di propria sponte rispetto agli africani che sono stati recapitati sulle coste italiane dai natanti delle varie organizzazioni umanitarie che operano sul Canale di Sicilia & Dintorni. Infine vediamo dove si fanno meno figli in assoluto: in cinque zone dell’Asia ben precise, Taiwan (Taiwan OTC: 6549.TWO - notizie) , Hong Kong, Macao, Singapore e Korea del Sud con 1.1/1.2 figli per donna. Appena dopo questo primo blocco ben definito troviamo dieci paesi, nove dei quali sono europei, tutti accomunati da una bassissima natalità tra 1.3/1.4 figli per donna. Una volta tolto il Giappone troviamo quasi tutta l’Europa Mediterranea e Caucasica. L’area del pianeta in cui il tasso di natalità è tra i più elevati al mondo rimane ancora l’Africa Subsahariana con una media di 5.5/6.5 figli per donna. Ora capite perchè si parla di rischio di tribalizzazione per alcune nazioni europee.

Autore: Eugenio Benetazzo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online