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Facebook, moderatrice lascia il lavoro per stress post-traumatico: immagini troppo violente

Mark Zuckerberg guarda in basso: il problema della gestione delle immagini e della violenza sta mettendo in difficoltà il social network da lui gestito (Photo by Christophe Morin/IP3/Getty Images)
Mark Zuckerberg guarda in basso: il problema della gestione delle immagini e della violenza sta mettendo in difficoltà il social network da lui gestito (Photo by Christophe Morin/IP3/Getty Images)

Una moderatrice dei contenuti in ingresso su Facebook ha lasciato il lavoro dopo aver sofferto di stress post-traumatico. Tutto a causa delle immagini violente che circolano sul social di Mark Zuckerberg, a volte troppo violente per essere sopportabili da chi le dovrebbe controllare.

Selena Scola ha lavorato a Facebook dal giugno del 2017 al mese d marzo del 2018. Il suo compito era di moderare i contenuti caricati su Facebook, insieme ad altri 7500 colleghi. Un numero esiguo, in relazione agli iscritti al social di Zuckerberg (oltre 2 miliardi di persone), nonostante l’aiuto di bot automatici che escludono alcune immagini già ‘codificate’.

La donna ha sviluppato il disturbo da stress post-traumatico, solitamente presente nei militari e in chi vive un trauma di grande intensità (un grave incidente stradale, ad esempio). Con il suo avvocato ha poi raccolto altre storie simili e sta portando avanti una class action contro Facebook e contro Pro Unlimited, l’azienda che l’aveva assunta direttamente. L’accusa è che Facebook abbia messo i lavoratori in pericolose condizioni di lavoro, senza adeguata formazione e senza supporto psicologico.

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Selena non è riuscita a resistere alla pesantezza del suo lavoro, dopo aver visto migliaia di video e di foto caricate su Facebook. Davanti ai suoi occhi sono passati omicidi, mutilazioni, abusi sessuali, pedopornografia, terrorismo, suicidi in diretta e tantissimi altri atti di violenza. Gli avvocati che seguono la class action dichiarano che ‘Facebook sa di questa situazione ma la ignora, creando una fitta rete di collaboratori che rimarranno per sempre traumatizzati‘.

In particolare si contesta il mancato rispetto delle linee guida scritte dalla Technology Coalition, un pool di operatori dei social e dei maggiori motori di ricerca. Nel testo viene espressamente richiesta la presenza di psicologi e il bisogno di adeguati training ai neo-assunti, cose che in realtà non sembrano avvenire.

Inoltre è stabilito che le immagini da visionare dovrebbero arrivare davanti ai moderatori pixellate o quantomeno già modificate nell’aspetto, in modo da rendere meno doloroso l’impatto visivo. Secondo quanto riportato da Scola, Facebook non starebbe seguendo tale procedura.

Facebook ha assicurato di fare tutto il possibile per migliorare le condizioni di lavoro dei moderatori, ma Scola non è l’unica ad aver sollevato il problema. Nel 2016 l’ex dipendente Sarah Katz riportò una quota obbligatoria di un post al minuto da controllare, con stipendio non adeguato al carico psicologico. Un ex dipendente della sede berlinese di Facebook ha lasciato questo lavoro dopo tre mesi, accorgendosi di non provare più alcun sentimento di sdegno o di gioia nella vita di tutti i giorni.

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