Palazzo del Bargello (Gubbio)

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Palazzo del Bargello
Il palazzo del Bargello
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneUmbria
LocalitàGubbio
Indirizzovia dei Consoli
(largo del Bargello)
Coordinate43°21′16.03″N 12°34′35.46″E / 43.354453°N 12.576518°E43.354453; 12.576518
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1302
Stilegotico
Usomuseale

Il palazzo del Bargello, che prende il nome dal Bargello (cioè il capo della polizia locale) di cui secondo la tradizione era la residenza, si trova a Gubbio, di cui è un tipico esempio dell'architettura gotica in una cittadina prettamente medievale.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Prospetto laterale
Sala interna del museo dei balestrieri

Il palazzo, a tre piani, perfettamente conservato, risale ai primi anni del 1300 e sorge nella medievale e suggestiva via dei Consoli in largo del Bargello. Nell'edificio hanno sede la Società Balestrieri di Gubbio e il museo della balestra.

La costruzione presenta tutte le peculiarità della tipica casa eugubina con due ingressi, il principale che dava accesso alle botteghe ed alle cantine, il minore agli appartamenti : i piani sono delimitati da raffinate cornici marcapiano, rivestiti interamente in conci che ne fanno uno dei più significativi e visitati monumenti della città umbra. Il prospetto è impreziosito da una finestra con supporto in pietra centinata, cioè con la parte terminale curvata.[2]

Il fabbricato, oltre che per l'elegante architettura, è noto per altri due motivi. Il primo consiste nella presenza, accanto al grande portale d'entrata, della cosiddetta porta del morto, con la soglia un po' più alta rispetto al piano stradale. Struttura caratteristica delle abitazioni medievali (se ne trova qualcuna anche nelle Marche e nel Lazio) era sempre più stretta delle altre e, secondo la tradizione, appariva ininterrottamente murata e aperta soltanto per far passare la bara del defunto, morto nella casa.[3] L'ulteriore variante la indica, invece, come una comune porta d'ingresso alle stanze abitate, dotata di una scaletta mobile di legno che, di notte, veniva tolta per motivi di sicurezza.[4]

Nell'epoca delle signorie, peraltro, si placarono gli attriti tra le famiglie di Gubbio e, per avere maggiori agi, si preferì murare l'angusta porticina e adoperare il vicino più funzionale ingresso del magazzino, riaprendo la prima solo per l'eventuale passaggio della cassa da morto.[5]

Il secondo motivo della rinomanza del palazzo eugubino si basa sul fatto che, davanti ad esso, si trova l'omonima fontana cinquecentesca (rifatta nel 1862), denominata fontana dei matti. Secondo un'antica tradizione tuttora in uso, infatti, lo straniero che compie tre giri di corsa intorno ad essa, mentre altre persone lo bagnano con l'acqua, acquisisce la cittadinanza di Gubbio ed il titolo onorifico di Matto d'Agobbio ossia la patente di "Matto onorario di Gubbio": ma matto, in tal caso, non significa squilibrato o demente bensì, facendo riferimento alla proverbiale imprevedibilità e ironia tipica degli eugubini, mattacchione e bizzarro.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Micalizzi, p. 51
  2. ^ Umbria, De Agostini, p. 177
  3. ^ Umbria, De Agostini, p. 179
  4. ^ Umbria, T.C.I., p. 241
  5. ^ a b Umbria, De Agostini, p. 178

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Umbria, De Agostini, Novara 1992.
  • AA. VV., Umbria, T.C.I., Milano 1999.
  • P. Micalizzi, Gubbio. Storia dell'architettura e della città, Gubbio 2009.

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