Il blog di Joe7

  1. LOVELY SARA - ANALISI (9)

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    Lovely Sara
    By joe 7 il 27 June 2016
     
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    LOVELY SARA, UN ANGELO ALL’INFERNO: IL MISTERO DEL MALE E DELLA DIGNITA’ DELL’UOMO - NONA E ULTIMA PARTE
    Primo articolo: qui; precedente articolo: qui.

    immagine_31


    L'AUTRICE

    F_H_Burnett


    Frances Eliza Hodgson Burnett nacque nel 1849 a Manchester, in Inghilterra, in piena età vittoriana: un periodo in cui la piaga del lavoro minorile era molto diffusa. E' probabile che l'autrice prese spunto da queste esperienze per il romanzo di Sara. Inoltre, a Manchester la rivoluzione industriale fu assai marcata: industrie tessili, miniere, trasporti. Nel 1865 la Burnett emigrò con la sua famiglia in America e andò a stabilirsi nel Tennessee. La famiglia viveva in cattive condizioni finanziarie, senza contare che si era appena conclusa la terribile guerra di secessione americana tra Nord e Sud, con la conseguente povertà diffusa (il Tennessee era uno stato del Sud, quindi faceva parte della fazione che perse la guerra). Nel 1870, dopo la morte della madre, la scrittrice, allora diciottenne, per aiutare la famiglia incominciò a scrivere su riviste americane, raggiungendo una certa fama letteraria con Giovanna Lowrie (1877), cui fecero seguito Un amabile barbaro (1881) e Il piccolo Lord (1886), ritenuto il suo capolavoro. Successivamente, scrisse Il giardino segreto (1909). Ma, curiosamente, il romanzo di Sara fu la sua ultima opera.
    Infatti, il racconto lungo Sara Crewe, che è all'origine della storia, apparve per la prima volta a New York nel 1888 come opera teatrale. Venne successivamente rielaborato in forma più sviluppata col titolo La piccola principessa. Infine, apparve sotto forma di romanzo con quest'ultimo titolo nel 1924. La Burnett morì a Long Island, New York, nello stesso anno in cui fu pubblicato il romanzo.

    LIBRO



    CONFRONTO TRA L'ANIME E LA VERSIONE ORIGINALE DEL ROMANZO

    Il finale

    Nel libro, Sara non ritorna mai più nel collegio di Minci, e la direttrice resta nel suo collegio, stizzita e furiosa, e nello stesso tempo impaurita per il comportamento inaspettato e isterico della sorella, che l'ha accusata apertamente per la prima volta. Un certo timore che accompagnerà sempre Minci da adesso in avanti.
    Il romanzo si conclude con Sara che incontra ancora la ragazzina molto povera ed affamata alla quale, al tempo in cui stava al servizio di Minci, nonostante morisse di fame per il trattamento disumano che subiva, le aveva dato del pane, togliendolo letteralmente di bocca dal poco pane che aveva (la scena compare anche nell'anime nell'ep23). Alla fine del romanzo, Sara, come ho detto, rivede la ragazzina, che si chiama Anna e adesso lavora presso la fornaia, che era rimasta commossa dal gesto di Sara e aveva deciso di adottare la ragazzina. Sara non dimenticherà più l'estrema indigenza in cui si era trovata e farà sì che i bambini di strada di Londra non abbiano più a patire la fame.

    Sara Sara_1


    La malattia di Sara
    Nel libro, Sara non si ammala e Lavinia non la manda fuori nella pioggia. Però, nel libro Lavinia fa comunque la spia sull'intervento di Ermengarda (cosa della quale però le sue "amiche" la rimproverano un pò).

    Lavinia

    Nel libro non appaiono le varie malvagità di Lavinia: la bambola strappata a Sara, il fatto di Lavinia che si prende l'appartamento di Sara e che pretende Sara come serva, ricevendo alla fine uno schiaffo dal padre. Non c'è la scena della lavagnetta con cui Lavinia aveva tentato di picchiare Sara. Nel libro, insomma, Lavina è un pò meno "malvagia".

    L'avvocato Barrow

    Se nell'anime l'avvocato porta via tutti i mobili e quello che appartiene a Sara, nel libro non accade. Anzi, l'avvocato prova un certo disprezzo per Minchin; il materiale di Sara passa a Minchin, non all'avvocato Barrow.

    I topi

    Anche nel libro, come nell'anime, Sara parla coi topi.

    Personaggi aggiunti

    Nel libro il cuoco non c'è, ma la cuoca sì (non ha un nome). Nel libro non ci sono nè Peter nè Bonaparte, il pappagallo di Sara, e nè Jump, il cavallo di Peter. Anche il maestro di francese Dufarge non c'è nel libro, come pure il medico ubracone.

    La bambola di Sara

    Nel libro, Sara ha sempre con sè la bambola, anche se non si incontra il negoziante che regala la bambola a Sara.

    Minci/Minchin

    Nel libro, miss Minci è chiamata Minchin. Nel libro, non c'è la scena in cui Minci strappa la corona a Sara nel mezzo della sua festa: Minci invece manda la sorella Amelia ad interrompere la festa, e la scena non è descritta nel libro, ma in seconda persona da Amelia, che è sorpresa per la dignità del comportamento di Sara nel suo dolore. Inoltre, non c'è la scena in cui Minci dice sadicamente a Sara che le lettere che lei aveva inviato al padre erano tornate indietro perchè lui era morto. Inoltre, Sara non viene mandata nella stalla nè viene cacciata dal collegio. Inoltre, sempre nel libro, Minci scopre che Ermengarda aiuta Sara, ma non scopre gli interventi di Ram Dass, mentre nell'anime sì. Nel libro, Minci permette a Sara di insegnare il francese alle bambine più piccole sin dall'inizio, mentre nell'anime non ne vuole sapere, e lo fa solo su richiesta della moglie del Sindaco, e comunque per poco tempo, sorvegliandola attentamente e prendendola a sberle appena non le va come la bambina insegna. Nell'anime, insomma, Minci è ancora più malvagia che nel romanzo, fino a raggiungere livelli luciferini.

    I BRANI DELLA STORIA ORIGINALE

    (Da "Francis Hodgson Burnett - La piccola principessa - Edizione integrale Mursia, collana "Corticelli", 1989)

    LIBRO_2


    La disfatta di miss Minci
    (Quando Sara viene ospitata da Carrisford, l'amico del padre di lei, Minchin va a casa di Carrisford per avere indietro Sara)
    (...) Ram Dass annunciò la visita di Miss Minchin.
    Sara si alzò con moto involontario e si fece pallida, ma il signor Carrisford osservò che ella si manteneva tranquilla e che non mostrava segni di terrore.
    Miss Minchin entrò con aria dignitosa. Era abbigliata con distinzione e si mostrò rigidamente cortese.
    - Mi dispiace disturbarvi, signor Carrisford, ma ho delle spiegazioni da darvi - disse. - Sono miss Minchin, proprietaria del vicino collegio per giovinette.
    Il gentiluomo indiano la guardò per un attimo, scrutandola in silenzio. Andava in collera facilmente e non voleva lasciarsene sopraffare.
    - E così, voi siete miss Minchin?- disse.
    - Precisamente.
    - In tal caso, siete venuta al momento giusto - replicò egli. - Il mio avvocato, signor Carmichael, era in procinto di venire da voi.
    Il signor Carmichael fece un lieve inchino e miss Minchin, stupita, guardò prima l'uno e poi l'altro.
    - Il vostro avvocato, avete detto? - rispose. - Non capisco. Sono venuta per compiere un dovere. Ho appreso, proprio ora, che una mia allieva, che tengo per carità, è venuta a disturbarvi. Sono venuta a dirvi che lo ha fatto a mia insaputa. - Si volse verso Sara: - Andate subito a casa! - ordinò, indignata. - Sarete punita severamente. Tornate subito a casa!
    Il gentiluomo indiano attirò a sè Sara e le accarezzò la mano.
    - Non tornerà a casa vostra.
    A miss Minchin parve quasi di svenire.
    - Non tornerà? - ripetè.
    - No - disse il signor Carrisford. - Non tornerà a casa, se chiamate così la vostra abitazione. La sua casa, da ora in poi, sarà questa.
    Miss Minchin ricadde a sedere, con stupita indignazione.
    - Questa! Che cosa significa tutto ciò?
    - Carmichael, per favore, spiegatele la faccenda - disse il gentiluomo indiano. - E cercate di essere breve, se possibile. - Fece sedere nuovamente Sara e le tenne le mani tra le sue, come faceva suo padre.
    Il signor Carmichael fornì allora le spiegazioni del caso, con il tono pacato e sereno dell'uomo che conosce a fondo la materia di cui parla e il suo significato giuridico. Miss Minchin lo capiva, da donna di affari qual era, anche se non poteva mostrarsene soddisfatta.
    - Il signor Carrisford, signora, era amico intimo del defunto capitano Crewe - disse - Ne era socio in alcuni larghi investimenti. Il denaro che il capitano Crewe ritenne di aver perduto è stato invece recuperato ed è, ora, nelle mani del signor Carrisford.
    - Il denaro! - esclamò miss Minchin, facendosi pallida. - Il denaro di Sara!
    - Ora, infatti, sarà il denaro di Sara. Alcune fortunate circostanze lo hanno accresciuto enormemente.Le miniere di diamanti rendono più che mai.
    - Le miniere di diamanti! - ansimò miss Minchin. Se questo è vero, nulla di più brutto le era mai accaduto, da quando era nata.
    - Proprio le miniere di diamanti! - ripetè il signor Carmichael, e non potè fare a meno di aggiungere, con un sorriso malizioso, che poco si addiceva ad un uomo di legge: - Miss Minchin, non vi sono molte principesse che siano più ricche di Sara Crewe, dell'alunna che voi ospitate per carità. Il signor Carrisford la cercava da circa due anni; ora l'ha trovata e la terrà con sè.
    Ciò detto, egli chiese a miss Minchin di sedersi e cominciò a spiegarle più chiaramente la situazione, per farle meglio capire che l'avvenire di Sara era assicurato, che tutto quello che riteneva perduto le sarebbe stato restituito, moltiplicato per dieci, e che ora Sara aveva nel signor Carrisford un tutore e un amico.
    Miss Minchin non era intelligente; nella sua agitazione, fu abbastanza sciocca da fare un disperato tentativo per riguadagnare quello che per cupidigia aveva perduto.
    - Egli sa che Sara è stata affidata a me - protestò. - Sa che ho avuto cura di lei e che senza di me sarebbe morta di fame, sulla strada.
    A questo punto, il gentiluomo indiano perse le staffe.
    - In quanto a morire di fame sulla strada - disse - di certo vi sarebbe morta più comodamente che non nella vostra soffitta!
    - Il capitano Crewe l'ha affidata a me! - insistette miss Minchin. - Deve tornare da me, finchè non sarà maggiorenne. Può tornare ad essere una pensionante. Deve completare la sua istruzione. La legge mi darà ragione.
    - Miss Minchin, la legge non farà nulla del genere - intervenne il signor Carmichael. - Se Sara vorrà tornare da voi, oso dire che il signor Carrisford non si rifiuterà di consentirlo. Ma ciò dipenderà da Sara.
    - Allora, faccio appello a Sara - disse miss Minchin. - Forse io non vi ho viziata - proseguì con un certo imbarazzo rivolgendosi alla ragazzina - ma voi sapete che vostro padre era contento dell'educazione che ricevevate presso di me e che io...ehm...vi ho sempre voluto bene.
    Gli occhi grigioverdi di Sara si fissarono su di lei, con quello sguardo tranquillo e limpido che miss Minchin non riusciva a tollerare.
    - Mi avete voluto bene? - disse. - Non lo sapevo.
    Miss Minchin arrossì e si alzò in piedi.
    - Dovreste saperlo - disse. - Ma i bambini, purtroppo, non sanno mai quello che è più utile per loro. Amelia e io abbiamo detto sempre che eravate la bambina più intelligente della scuola. Non volete doverosamente rispettare la volontà di vostro padre e tornare a casa con me?
    Sara fece un passo verso di lei e poi si fermò. Pensava al giorno in cui le era stato detto che non aveva più nessuno e che correva il rischio d essere cacciata sulla strada; pensava alle ore di freddo e di fame trascorse da sola, con Emily e Melchisedec, nella soffitta. Guardò miss Minchin fissamente negli occhi.
    - Voi sapete perchè non tornerò a casa con voi - disse. - Lo sapete perfettamente.
    Il viso duro e irritato di miss Minchin si coprì di rossore.
    - Non rivedrete più le vostre compagne. Farò in modo che Ermengarde e Lottie rimangano lontane da voi.
    Il signor Carmichael la interruppe con cortese fermezza.
    - Scusatemi - disse. - Vedrà tutte le persone che desidera vedere. Non è probabile che i genitori delle compagne di miss Crewe rifiuteranno i suoi inviti a farle visita, in casa del suo tutore. Il signor Carrisford provvederà a ciò.
    Miss Minchin, bisogna pur dirlo, si arrese. Tutto ciò era peggio dello zio stravagante e irritabile, che si offende facilmente al minimo sgarbo fatto alla nipote. Una donna sordida sa perfettamente che la maggior parte della gente non rifiuta alle proprie bambine il permesso di rimanere amiche con una piccola ereditiera di miniere di diamanti. E se il signor Carrisford avesse raccontato loro quali sofferenze Sara Crewe aveva sopportato, molte cose spiacevoli sarebbero potute accadere.
    - Non vi siete assunto un impegno da poco - diss'ella al gentiluomo indiano, prima di lasciare la stanza. - Ve ne accorgerete prestissimo. La ragazza non è nè sincera nè riconoscente. Immagino - proseguì, rivolgendosi a Sara - che ora vi consideriate più che mai una principessa!
    Sara abbassò gli occhi e arrossì un poco: temette che le sue fantasie infantili potessero essere fraintese da coloro che non la conoscevano, anche se molto ben disposti verso di lei.
    - Ho cercato - rispose a bassa voce - di comportarmi sempre come una principessa, anche quando avevo freddo e fame.
    - Ora non sarà più necessario che "cerchiate" di comportarvi così - disse miss Minchin, malignamente, mentre Ram Dass, con molti inchini,l'accompagnava alla porta.
    Non appena a casa, miss Minchin fece venire subito in salotto la sorella Amelia. Le si sedette accanto, per il resto del pomeriggio, e bisogna dire che la povera miss Amelia passò vari brutti quarti d'ora, tanto che più volte dovette spargere lacrime e asciugarsi gli occhi. Una sua infelice osservazione per poco non indusse la sorella a darle uno schiaffo, ma ottenne un insolito risultato.
    - So bene che non sono intelligente come te - ella disse - e che ho sempre paura di dire qualcosa per il timore di farti arrabbiare. Se non fossi così timida, forse sarebbe meglio per tutte e due e anche per la scuola. Ho pensato spesso che sarebbe stato meglio se tu fossi stata meno severa con Sara Crewe, vestendola decentemente e alloggiandola con meno disagi. So che lavorava troppo, per una ragazzina della sua età, e che non le si dava abbastanza da mangiare.
    - Come osi dire queste cose? - esclamò miss Minchin.
    - Non so io stessa dove trovi il coraggio di dirtele - rispose miss Amelia, con una specie di intrepidezza. - Ma, ora che ho cominciato, posso ben finire, qualunque cosa possa poi capitarmi. Sara era una bambina buona e intelligente e ti avrebbe ripagato abbondantemente, se tu l'avessi trattata con benevolenza. Ma tu non sei mai stata gentile con lei. Il fatto è che Sara è troppo intelligente per te e per questo motivo ti è sempre stata antipatica. Sara leggeva nell'animo nostro...
    - Amelia! - esclamò l'arrabbiata sorella maggiore, guardandola come se volesse schiaffeggiarla o strapparle i capelli, come aveva fatto con Becky.
    Ma la delusione aveva reso miss Amelia abbastanza isterica; senza preoccuparsi delle conseguenze immediate, proseguì:
    - Leggeva nell'animo nostro, ti ripeto! Sara vedeva che avevi un cuore di pietra, che eri avida e taccagna, che io ero debole e sciocca, che tutte e due eravamo tanto volgari e meschine da inginocchiarci dinanzi al suo denaro e da trattarla malissimo quando non ne aveva più, mentre lei si comportava come una piccola principessa, anche quando era una mendicante. Sì, si comportava come una principessa! - A questo punto l'esaltazione della povera donna ebbe la meglio ed ella cominciò a ridere e a piangere insieme e a dondolarsi avanti e indietro. Miss Minchin la guardò sbigottita.
    - E ora l'hai perduta! - continuò Amelia, fuori di sè. - Lei e il suo denaro andranno a finire in un'altra scuola; e se ella fosse come tante altre ragazze, tutti saprebbero com'è stata trattata qui, e i genitori toglierebbero dalla nostra scuola le loro figlie, e noi saremmo rovinate! E tutto questo ci servirebbe da lezione, ma più a te che a me; perchè tu non hai cuore, Maria Minchin...perchè sei egoista e avida!
    La crisi isterica di Amelia era giunta quasi al parossismo, tra grida e singhiozzi. Per calmarla, la sorella fu costretta a farle annusare i sali, invece di sfogare su di lei la propria indignazione per quell'audacia.
    D'allora in poi, possiamo anche dirlo, miss Minchin, che era la maggiore, cominciò ad avere un pò paura di sua sorella; pur sembrando sciocca, non era evidentemente tanto sciocca quanto sembrava e poteva, all'occorrenza, gridare la verità anche a chi non aveva affatto voglia di ascoltarla.

    (...)

    La mattina seguente, guardando fuori dalla finestra, miss Minchin vide ciò che forse le sarebbe piaciuto di meno di vedere: la carrozza del gentiluomo indiano con i suoi robusti cavalli, ferma dinanzi alla porta della casa accanto e il suo proprietario, che scendeva i gradini di casa insieme con una ragazzina avvolta in una morbida e costosa pelliccia, per salirvi. La ragazzina era ben conosciuta da miss Minchin e le ricordava altri giorni. Era seguita da un'altra ragazzina, altrettanto nota, la vista della quale la irritò. Era Becky, che nella parte di felice cameriera accompagnava sempre la giovanissima padrona alla carrozza, portando coperte ed effetti personali. Il visino di Becky si era fatto più colorito e più tondo.

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    Edited by joe 7 - 26/3/2022, 19:40
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    CITAZIONE (LUCE 5 @ 18/10/2016, 16:28) 
    (IMG:https://upload.forumfree.net/i/bf1022399/AR...296_600x600.jpg)

    Questo è il libro che avevo io regalatomi dalla maestra in terza elementare: non so dove sia finito, però ricordavo bene la copertina e in rete c'è. Ho letto molto bene la trama dell'anime e il brano allegato del libro che hai messo, nel mio ci sono tante differenze.
    Intanto Miss Minchin non aveva una sorella, ma un fratello, Mr John, molto buono e sottomesso a lei. Il padre di Sara non era morto, lei lo trova in un ospedale privo di memoria e gli ricorda una loro canzoncina e lui si riprende, quindi tornano in India assieme all'indiano suo benefattore. Nella parte in cui Sara dà il suo pane alla bambina per la strada, la vicenda così si svolge: Sara trova 10 lire per terra, entra nel forno e chiede alla padrona se erano sue. La fornaia la invita con quei soldi a comprarsi 10 panini e quando sar esce, ne dà ben 9 alla bambina che li divora all'istante. L'ultimo lo mangia lei, ricordo la frase: ogni morso un pranzo, pensò: va a finire che faccio indigestione. Anche nel libro la fornaia adotta la bambina, però alla fine del racconto, Sara torna nel negozio col padre tornato in piena salute a fare loro visita. Sono tanti anni che non lo leggo e a furia di traslocare non so più dove sia, ma qualcosa ricordavo.

    Credo che tu abbia letto una versione "alternativa" di Sara. Infatti, il libro ha avuto diversi rimaneggiamenti da parte dell'autrice Burnett, che aveva fatto una prima versione intitolata "Sara Crewe", un romanzo a puntate su un giornale, che poi la Burnett modificò ancora per farne un musical, per poi raggiungere la stesura definitiva, che è quella che l'anime, a grandi linee, ha seguito.
    Inoltre, la trama che hai raccontato somiglia molto al film di Shirley Temple "La piccola principessa", tratta sì dal libro della Burnett, ma, evidentemente, non dalla versione definitiva del libro.
     
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    CITAZIONE (LUCE 5 @ 18/10/2016, 17:39) 
    Inoltre, la trama che hai raccontato somiglia molto al film di Shirley Temple "La piccola principessa", tratta sì dal libro della Burnett, ma, evidentemente, non dalla versione definitiva del libro.

    E' sicuramente così, perchè quando anni dopo aver letto il libro, ho visto il film alla televisione che hai citato, poi mi sono accorta che nel volume c'erano le immagini di quegli attori del 1939 ritoccate col disegno.

    P.S. Adesso sto scaricando da youtube tutto l'anime. :D

    Sono 46 episodi, e parecchi di questi sono anche molto tristi. Guardali con calma, non uno dopo l'altro, se no possono farti star male per i maltrattamenti che infliggono a Sara per tutta la serie: sono dei capolavori di sadismo.
     
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    CITAZIONE (LUCE 5 @ 18/10/2016, 18:48) 
    Ho letto molto bene la tua analisi e ho capito: mi sono messa una corazza, qualche mese fa non ce l'avrei fatta a guardarli, adesso sì.


    ce la faccio perchè ho lasciato un posto infernale........ non immagini quanto lo fosse.......



    OK, ma fà attenzione lo stesso. Io ci sono stato male e anche altri che l'hanno seguito hanno avuto le stesse sensazioni.
     
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