«Eitan deve ritornare a Pavia» La giudice israeliana ha deciso
A Tel Aviv applicata la convenzione internazionale dell’Aja. «I legami italiani sono più forti»
Maria Fiore / PAVIA
La decisione da Israele è arrivata nel primo pomeriggio di ieri, mentre il piccolo Eitan, di sei anni, si trovava con la zia Aya Biran. Il bambino, unico sopravvissuto della strage del Mottarone, dove hanno perso la vita i genitori, il fratellino e i bisnonni, deve tornare a Pavia, dove i suoi genitori avevano deciso di farlo crescere.
Con 72 pagine di sentenza in ebraico e già tradotte solo in parte la giudice Iris Ilutovich Segal ha deciso che la vicenda di Eitan, prelevato l’11 settembre dall’abitazione della zia Aya Biran, sua tutrice legale, a Travacò, e portato in Israele con un volo privato, è un caso di sottrazione internazionale di minori e quindi si applica la Convenzione dell’Aja, che stabilisce il rientro nel paese in cui la sottrazione è avvenuta.
«grande gioia»
Il verdetto è stato accolto «con grande gioia» dalla zia di Travacò Aya Biran, che dall’avvio delle udienze al tribunale di Tel Aviv si trova in Israele insieme al marito, Or Nirko, e alle due figlie piccole, che dal giorno della tragedia hanno condiviso con il cuginetto giochi e tormenti. «Eitan è cittadino italiano, Pavia è la sua casa, dove ha i suoi amici e dove i genitori lo hanno iscritto a scuola», sono state le prime parole della zia non appena è uscita la decisione.
respinta la tesi dei nonni
La giudice, nelle motivazioni, ha sottolineato proprio la «necessità di garantire la continuità nella vita del minore», arrivato a Pavia quando aveva tre mesi.
Il bambino ha «legami più forti e si sente più a suo agio con la famiglia italiana di quanto non sia con la sua famiglia israeliana», secondo il tribunale. Respinta, dunque, la tesi dei nonni materni israeliani Shmuel Peleg ed Esther Cohen, secondo cui Eitan avrebbe due luoghi di abitazione. Così come è stata respinta la tesi, sostenuta sempre dai nonni materni, che Israele sia il luogo dove Eitan dovrebbe crescere perché i suoi genitori volevano tornare a vivere nello Stato ebraico e che quella di Pavia era in realtà solo una parentesi che stava per concludersi.
Piuttosto, «con l’arrivo in Israele il nonno ha allontanato il minore dal suo luogo normale di vita», si legge nella sentenza. Un allontanamento che è stato eseguito in violazione dei diritti di custodia della zia Aya Biran. «Pur accogliendo con soddisfazione la sentenza della giudice Ilutovich crediamo che in questo caso non ci siano né vincitori né vinti – è il commento dei legali dei Biran in Israele, Shmuel Moran e Avi Himi –. C’è solo Eitan e tutto quello che chiediamo è che torni presto a casa sua, ai suoi amici a scuola, alla sua famiglia, in particolare per la terapia e gli schemi educativi di cui ha bisogno».
La zia è stata in contatto per tutto il pomeriggio anche con gli avvocati italiani, i legali Cristina Pagni, Grazia Cesaro e Armando Simbari, e con la pro-tutrice, l’avvocata pavese Barbara Bertoni, che ha espresso «grande soddisfazione, perché Eitan è un bimbo nostro e abbiamo lavorato tutti per riportarlo a casa».
quali tempi
La decisione della giudice, tuttavia, lascia ancora aperti alcuni interrogativi e potrebbe non essere l’ultimo atto del procedimento israeliano. Il primo e più importante dubbio riguarda i tempi del rientro. Nonostante la decisione favorevole, infatti, per almeno sette giorni il bambino non può lasciare Israele, perché i nonni Peleg ieri hanno subito chiesto la sospensiva della sentenza (e la decisione dovrebbe arrivare entro una settimana), in attesa di presentare il ricorso vero e proprio, che è stato già annunciato. L’altro dubbio è legato alle visite: il tribunale, prima della decisione di ieri, aveva stabilito un calendario che prevedeva che Eitan restasse in Israele tre giorni con i Biran e tre giorni con i nonni Peleg. Ieri sera la zia Aya era ancora al lavoro con i legali per capire se si applica ancora quella disposizione oppure se prevalgono i principi stabiliti dalla sentenza, sulla conferma della custodia della zia e sulla sottrazione illecita di minore. —
I commenti dei lettori