[audio mp3="https://left.it/wp-content/uploads/2018/02/Num-20180219-Carcano-Corsetti-OK.mp3"][/audio] Carla Corsetti (segretario nazionale di Democrazia atea): Abbiamo sempre sostenuto che i Patti lateranensi non dovessero essere inseriti nella Costituzione. La differenza tra democrazia e teocrazia passa per i Patti. L’Italia è una teocrazia di fatto. Gli italiani non si percepiscono autonomi sotto il profilo democratico a causa di questo accordo internazionale che dovrebbe essere stracciato. La deriva e l’ingerenza teocratica nella vita quotidiana e nella politica non è avvertita e di questo sono responsabili i media e certi politici, con i loro costanti riferimenti alla teocrazia confinante. Che si tratti di un altro Stato non viene percepito, che si tratti di uno Stato teocratico e di una monarchia assolutista non viene percepito. Basti pensare agli esponenti di sinistra che non si fanno scrupolo di prendere come riferimento Bergoglio: un peronista, ultra conservatore di destra e detentore del potere assoluto che gli è stato attribuito da una setta cattolica di soli uomini. E per costoro nemmeno conta che questo gesuita stia veicolando la teoria del popolo. Raffaele Carcano (ex segretario nazionale della Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e responsabile editoriale di Nessun dogma ed.): Se in Francia la laicità entra nella costituzione, in Italia, nel 1948, ci entrano gli accordi stipulati con il fascismo. Calamandrei chiede nel suo intervento che, se proprio si vuole «proclamare una Repubblica confessionale», lo si deve dire apertamente: non si devono fare «cose di tanta importanza alla chetichella». Ma a favore dell’articolo 7 votano anche i comunisti. Anziché ringraziarli, due mesi dopo i democristiani li buttano fuori dal governo. Per la Chiesa cattolica è un secondo colpo grosso: mantiene tutti i vantaggi derivanti dal concordato ed elimina ogni preoccupazione politica e ogni dissenso tra le sue fila. La costituzione democratica ingloba un trattato che definisce il cattolicesimo «la sola religione dello Stato». L’intervista prosegue su Left on air, il podcast di approfondimento del numero 7 di Left - ESPROPRIO VATICANO

Carla Corsetti (segretario nazionale di Democrazia atea): Abbiamo sempre sostenuto che i Patti lateranensi non dovessero essere inseriti nella Costituzione. La differenza tra democrazia e teocrazia passa per i Patti. L’Italia è una teocrazia di fatto. Gli italiani non si percepiscono autonomi sotto il profilo democratico a causa di questo accordo internazionale che dovrebbe essere stracciato. La deriva e l’ingerenza teocratica nella vita quotidiana e nella politica non è avvertita e di questo sono responsabili i media e certi politici, con i loro costanti riferimenti alla teocrazia confinante. Che si tratti di un altro Stato non viene percepito, che si tratti di uno Stato teocratico e di una monarchia assolutista non viene percepito. Basti pensare agli esponenti di sinistra che non si fanno scrupolo di prendere come riferimento Bergoglio: un peronista, ultra conservatore di destra e detentore del potere assoluto che gli è stato attribuito da una setta cattolica di soli uomini. E per costoro nemmeno conta che questo gesuita stia veicolando la teoria del popolo.

Raffaele Carcano (ex segretario nazionale della Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e responsabile editoriale di Nessun dogma ed.): Se in Francia la laicità entra nella costituzione, in Italia, nel 1948, ci entrano gli accordi stipulati con il fascismo. Calamandrei chiede nel suo intervento che, se proprio si vuole «proclamare una Repubblica confessionale», lo si deve dire apertamente: non si devono fare «cose di tanta importanza alla chetichella». Ma a favore dell’articolo 7 votano anche i comunisti. Anziché ringraziarli, due mesi dopo i democristiani li buttano fuori dal governo. Per la Chiesa cattolica è un secondo colpo grosso: mantiene tutti i vantaggi derivanti dal concordato ed elimina ogni preoccupazione politica e ogni dissenso tra le sue fila. La costituzione democratica ingloba un trattato che definisce il cattolicesimo «la sola religione dello Stato».

L’intervista prosegue su Left on air, il podcast di approfondimento del numero 7 di Left – ESPROPRIO VATICANO