In tutto il Paese gli spazi autogestiti stanno fronteggiando un attacco senza quartiere. Con sgomberi e delibere ad hoc, le giunte comunali prendono di mira le forme di cittadinanza attiva più radicali. Sono gli effetti del salvinismo e del legalitarismo M5s

Complimentandosi con le forze dell’ordine per la mattanza nell’Asilo occupato (quello spazio interesserebbe la Lavazza), Chiara Appendino ha provato a dire che sarebbe un caso isolato, che non esisterebbe un “piano sgomberi”. «Non è molto convincente – spiega Andrea del centro sociale Gabrio – visto che è in corso da mesi lo sgombero dei rifugiati politici dalle palazzine Moi, il villaggio olimpico spuntato nel 2006 di proprietà di un fondo a cui partecipano, tra gli altri, Pirelli e Fondiaria S.Paolo. Ci aspettiamo che succeda altro, che questa giunta continui a sgomberare spazi e palazzi anche perché Torino è strozzata dalla trappola del debito e deve far cassa, probabilmente svendendo i gioielli di famiglia. Il decreto Sicurezza serve a questo». In Regione Lombardia, per esempio, l’ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato (postfascista e nemico giurato dei centri sociali) ha fatto passare una norma che esclude per cinque anni dall’assegnazione di alloggi popolari chi sia coinvolto anche in occupazioni simboliche, ad esempio l’occupazione temporanea di un ufficio durante una manifestazione.

Non è un mistero che dietro la violenza verbale e fisica del salvinismo e della legalità in salsa Cinquestelle ci sia l’ansia di “restituire” alla speculazione quei pezzi di città sottratti negli anni dalle esperienze dell’associazionismo, delle autogestioni, dalle occupazioni di case in nome del diritto alla città. Un attacco bipartisan che non comincia ora, si ricordino i casi Labàs e Crash di Bologna, ma che ha preso nuovo slancio con l’avvento del governo giallonero: «La circolare Salvini sugli sgomberi e il decreto Sicurezza appesantiscono un clima già molto cupo con un’amministrazione ancora incapace di valorizzare le pratiche dell’autogestione», dice Martina di Milano in Movimento, sito di informazione indipendente dove un corposo dossier racconta l’aria che tira in quella città.

MiM ha contato cinquanta sgomberi in sette anni. Mentre sui giornali di destra, incontentabili, compaiono perle come questa: «I centri sociali funzionano così sia da Volante rossa per “punire” i palazzinari ostili al comandero Pisapia, oppure da volano per le nuove imprenditorialità illegali e abusive», come si legge su un sito molto citato da chi si occupa di bufale. Infatti anche stavolta siamo di fronte ad una fake news: l’era Pisapia ha visto più sgomberi di quanti ne ordinò Letizia Moratti. Stessa musica della stagione Sala. Sotto attacco anche esperienze come Macao o il Leoncavallo, attivo fin dal 1975. La famiglia Cabassi, immobiliaristi di lungo corso, rivuole indietro lo stabile e non c’è una soluzione all’orizzonte.

«C’è un disprezzo “fascista” per le…

L’articolo è tratto dal numero di Left in edicola


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