Ecco cosa cambia con la legge-manifesto del leghismo

Sceriffi a casa vostra: più che una legge è un editto leghista quella approvata definitivamente ieri al Senato e amplia la legittimità dell’uso delle armi per la difesa personale e della proprietà, escludendo la punibilità per chi abbia reagito «in uno stato di grave turbamento». Il giorno dopo, Ennio Amodio, ordinario di Procedura penale nell’Università degli Studi di Milano, ne fornisce una definizione precisa: «È la vendetta domiciliare, non più lo stretto sentiero della vecchia legittima difesa, si autorizza a sparare non solo quando c’è un’attualità del rischio, la subitaneità del pericolo vero e reale».

Patrimonio e vita umana non sono la stessa cosa, ma la Lega e Salvini in particolare hanno compiuto il primo passo per onorare la cambiale con la lobby delle armi leggere, uno dei vanti del made in Italy, inserendo un ennesimo punto alla catena di successi in vista del regolamento di conti tra i due soci di governo. Il prossimo step sarà la legge – c’è una proposta già firmata da 70 deputati – che punta a facilitare l’acquisto di armi per la difesa personale.

Da quelle parti si gongola e si minimizza sull’allarme di magistrati, camere penali, costituzionalisti o semplici cittadini non invasati: «Sulle armi non è cambiato alcunché. Col testo sulla legittima difesa le armi non c’entrano niente. Semplicemente abbiamo tolto il vantaggio della prima mossa al delinquente che entra in casa nostra – dice ad esempio Gianni Tonelli, ex segretario del sindacato di polizia Sap, oggi deputato della Lega e segretario della Commissione parlamentare Antimafia – l’utilizzo delle armi nei casi di legittima difesa è statisticamente residuale. Mi posso difendere con quello che ho in casa e anche semplicemente con un cazzotto». Appunto, residuale visto che, finora, si verifica solo uno o due casi all’anno del tipo di quelli paventati dalla propaganda leghista a dispetto della risonanza mediatica che viene loro dedicata. Chi si occupa di queste storie ripete che non esiste alcuna emergenza, rapine e furti sono in calo da anni: -45% tra 2007 e 2017 a fronte di un altissimo tasso di denunce (90%). Ma al 70% dell’opinione pubblica, intossicata dalla presunta emergenza sicurezza, questa legge piace, e piace di più agli elettori dei partiti ora al governo, l’80% dei votanti cinque stelle. Un italiano su quattro si dice frequentemente preoccupato dal rischio di intrusione e più del 50% pensa che sparare sia giusto, sempre.

Più che una tutela per i rari casi di chi si è difeso sparando, la conseguenza più frequente sarà una corsa al rilascio del porto d’armi e all’acquisto e detenzione da parte dei cittadini di pistole e fucili. Già negli ultimi anni (2014-2017) la corsa è in atto in forma strisciante grazie all’aumento del 41,6% delle licenze per uso sportivo, più facili da ottenere rispetto a quelle per difesa personale. «La legittimazione psicologica fornita dalla nuova legge – osserva Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio disarmo – determinerà una proliferazione delle armi da fuoco che moltiplicherà l’eventualità di incidenti, di usi involontari e di usi impropri. In definitiva un aumento del rischio».

L’esempio degli Stati Uniti è estremo ma chiaro. Un’interpretazione strumentalizzata dalle lobby delle armi del II emendamento della Costituzione americana (che originariamente consentiva la detenzione di un’arma al cittadino in quanto membro della milizia di stato) ha condotto all’impressionante situazione di circa 290 milioni di armi “leggere” (poco meno di una per abitante), con un tasso di morti pro capite per arma da fuoco (oltre 38.000 nel 2017) che è il più alto del mondo. In Italia, nel 2017 ci sono stati 16 omicidi durante rapine ma 40 ammazzatine in famiglia, con armi legalmente detenute, tra coniugi, più spesso femminicidi, padri o figli, vicini di casa. Anche suicidarsi sarà più facile.

Per ottenere il porto d’armi è sufficiente essere incensurato, non bere o fare uso di sostanze stupefacenti, e fare un corso di mezza giornata al tiro a segno nazionale. Con la licenza si possono detenere legalmente tre pistole, 12 fucili e un numero illimitato di armi da caccia. In 400mila già possiedono una licenza per uso sportivo ma a tutto pensano meno che fare il tiro al piattello. Anche in Europa esistono aree nelle quali la disponibilità legale e illegale di armi da fuoco alimenta situazioni allarmanti. Come nell’Europa orientale, dove la proliferazione di armi alimenta frequenti casi di ferimenti e omicidi, che tendono ad avere per vittime i settori più esposti della popolazione, come i giovani maschi e, nel 40-50% dei casi, le donne.

Le nuove norme, in dettaglio
Ecco cosa dice la legge approvata giovedì 28 marzo dal Senato in via definitiva con 201 sì, 38 no e 6 astensioni: la difesa diventa sempre legittima, perché la proporzione tra difesa e offesa viene riconosciuta «sempre» c’è sempre quando una persona reagisce con un’arma all’aggressione o alle minacce subite in casa o nel luogo di lavoro, e non è punito chi reagendo in quel modo, era «in stato di grave turbamento». Fortemente voluta dalla Lega, è passata con il consenso anche del Movimento 5 stelle, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Il primo ok risale al 24 ottobre 2018, il 6 marzo il testo è stato votato alla Camera ma è tornato a Palazzo Madama per una modifica su una questione di copertura finanziaria introdotta a Montecitorio. Il provvedimento riforma la legittima difesa domiciliare (disciplinata ora dall’articolo 52 del codice penale) e l’eccesso colposo (articolo 55) e aumenta le pene per i reati di violazione di domicilio, furto e rapina. Nei casi di presunta legittima difesa, resta in piedi la necessità che la magistratura accerti i fatti facendo indagini. In particolare, con l’aggiunta dell’avverbio «sempre», l’articolo 1 della legge introduce un aspetto tra i più controversi: d’ora in poi, di fatto non si mette in discussione la reazione di chi difende se stesso, altri o i propri beni usando un’arma detenuta legittimamente (o un altro mezzo simile), riconoscendo che la sua reazione era «giustificata» e non eccessiva. Di conseguenza non può essere punito. Non è punibile nemmeno se era profondamente turbato dal pericolo che si è trovato di fronte. In questo senso l’articolo 2 modifica l’attuale eccesso colposo (diventa un delitto colposo quello di chi, per difendersi, va oltre i limiti stabiliti dalla legge), superandolo.

Novità anche sul piano del diritto civile: la normativa appena approvata sancisce che non c’è responsabilità di chi ha agito in condizioni di legittima difesa. Ciò significa che, se assolto penalmente, non è obbligato a risarcire – civilmente – eventuali danni provocati all’aggressore o al rapinatore, se ad esempio fosse rimasto ferito o ucciso nell’azione. Una modifica riguarda le spese legali di chi ha agito per legittima difesa: l’articolo 8 prevede che potrà contare sul gratuito patrocinio se il suo procedimento è stato archiviato, prosciolto o si è riconosciuto il non luogo a procedere. Infine, agli articoli 4, 5 e 6 il provvedimento modifica e innalza alcune pene: per la violazione di domicilio si andrà da un minimo di un anno (attualmente sei mesi) ad un massimo di quattro (prima, un anno); per furto in abitazione e furto con strappo si rischierà da 4 anni (attualmente 3 anni) a 7 anni (contro i 6 di oggi); in caso di rapina varia la reclusione minima che sale a 5 anni (oggi 4). Resta invariata quella massima di 10 anni.

Le reazioni della politica
«Il sacrosanto diritto alla legittima difesa è legge. È un giorno bellissimo per gli italiani». Era raggiante e ha ringraziato «gli amici dei 5 Stelle» Matteo Salvini all’ok definitivo al secondo provvedimento-manifesto per il suo partito. In Aula, l’entusiasmo è tutto per fotografi e cameramen: a fine voto, il ministro dell’Interno raggiunge i banchi dei senatori leghisti, e con loro si mette in posa verso la tribuna. Tutti col pollice in alto mentre scorrono i clic a raffica.

«La legittima difesa consente ai cittadini, ma anche agli operatori delle forze dell’ordine, interventi più efficaci e sicuri nel momento in cui si imbatte nei confronti di chi si è introdotto illecitamente nella altrui proprietà», dice Stefano Paoloni, successore di Tonelli alla guida del Sindacato autonomo di polizia (Sap) la sigla che tributò la standing ovation ai quattro colleghi condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi. «Non sarà più necessario – aggiunge – dover valutare la volontà del malintenzionato per reagire in modo proporzionale alla violenza o alla resistenza prodotta. Di fatto è stato esclusivamente rafforzato il diritto di chi subisce una intrusione o è esposto ad un pericolo attuale. Nessuno sarà legittimato a detenere un’arma in più rispetto a prima. Si tratta – conclude – di giustizia sostanziale».

«Ormai è lo stadio!», urla la senatrice del Pd Monica Cirinnà. Come altri 33 Democratici, ha votato contro il disegno di legge che è stato approvato in terza lettura. «Tutti saranno meno garantiti», spiega il presidente dell’Anm Francesco Minisci, che rimarca di nuovo i «numerosi dubbi di incostituzionalità che la nuova legge comporta». A stroncare la legge anche i penalisti: «È inutile e pericolosa e interviene su un’emergenza virtuale, inesistente, visto che i casi di legittima difesa in casa sono due all’anno e si tratta di assoluzioni», ricorda il presidente dell’Unione delle camere penali Giandomenico Caiazza.

Stavolta il provvedimento sarebbe passato anche senza i voti dei forzisti e del partito di Giorgia Meloni, sebbene al pelo. Nella maggioranza sono stati 51 i sì della Lega e 91 dei 5 stelle. La somma fa 142, esattamente il quorum necessario per la votazione rispetto al numero legale. Insomma l’alleanza M5s-Lega ha retto ma nel Movimento non sono mancati i dissensi, come una settimana fa nel voto sul caso Diciotti. Allora, le dissidenti furono tre: Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura. A loro ora si sono aggiunti Barbara Floridia, Matteo Mantero e Michela Montevecchi. Non a caso a fine votazione, i leghisti si alzano e applaudono. Li imita una parte degli alleati. Tra i ministri invece assenti quelli 5 Stelle: sui banchi del governo c’è il trio leghista Salvini, Giulia Bongiorno della Pubblica amministrazione e Gian Marco Centinaio responsabile delle Politiche agricole. Maggioranza quindi salva ma in continuo calo a Palazzo Madama, dove i numeri sono più stretti della Camera. Complessivamente i due gruppi toccano quota 165 senatori (107 M5s e 58 Lega) e 161 è la maggioranza «utile». Sulla legittima difesa, quindi, sono mancati all’appello 19 senatori.

Il giorno dopo la prima “legittima difesa” è quella di Di Maio che prova a mettere un paletto. «L’approvazione della legge sulla legittima difesa è un proseguimento dell’applicazione del contratto di governo. Io non sono contro la legittima difesa, ma sono contro chi dice “ora compratevi una pistola e difendetevi da soli”. Voglio che lo Stato, le forze dell’ordine difendano i cittadini. Su questo non cambio parere. Ma siamo stati leali al contratto e portato a casa questa legge, che mi trova d’accordo», dice in diretta streaming da Washington, dove ha incontrato il consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton. «Mettiamo un attimo i puntini sulle i: io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio» scrive poi su Facebook.

Contraria ovviamente la sinistra radicale. «Pensare di equiparare il bene della vita alla difesa della “roba”, cioè della proprietà privata, è oggettivamente contrario allo spirito umanistico sul cui principio la Costituzione repubblicana ha improntato tutto l’ordinamento giuridico – dichiarano Maurizio Acerbo, segretario e Gianluca Schiavon, responsabile giustizia di Rifondazione – la difesa non è sempre legittima. Si tratta dell’ennesima americanata di Salvini al quale manca solo il ciuffo biondo di Trump! E si tratta dell’ennesima ridicolizzazione del M5s che del contratto di governo è contraente. Questi politici vadano a spiegare alle vittime degli incidenti sul lavoro il fatto che gli assolti per eccesso colposo di legittima difesa sono esentati dalle spese giudiziali, mentre i primi sono costretti a pagarle». «Un altro regalo alla lobby delle armi, un fatto gravissimo per la sicurezza – dice anche Giuseppe Civati, di Possibile – la proposta di legge fatta dalla Lega conferma il vero obiettivo della legittima difesa: spingere le persone ad armarsi».