In Lombardia, dopo i vari congressi provinciali, la Lega ha abbandonato la linea del suo segretario, mentre a livello nazionale il calo del partito sembra inarrestabile. Lui intanto arranca nel suo ministero, attaccandosi alla trovata del ponte sullo Stretto

Nella sua Lega è tornato Umberto Bossi a scavargli un fossato intorno. Già questo dice quando Matteo Salvini sia fragile dentro e fuori al suo partito. Nei giorni scorsi in Lombardia il consigliere regionale Gianmarco Senna ha annunciato l’addio al partito di Salvini per entrare nel Terzo polo, e quindi sosterrà Letizia Moratti alle prossime elezioni regionali. I leghisti (o ex, ora fuoriusciti dal partito) che sperano di entrare nella lista della già vicepresidente della Regione Lombardia – come fa notare Cristina Giudici su Linkiesta – hanno un doppio obiettivo: mettersi di traverso all’eventuale vittoria di Attilio Fontana per dare uno schiaffo a Matteo Salvini e – per quanto riguarda i consiglieri regionali – sperare di essere rieletti.

In Lombardia la Lega non è più di Salvini. Dopo Bergamo, nei congressi provinciali il Comitato Nord di Bossi si prende Brescia, Lodi, Cremona. A Varese assente Giorgetti, che non ha votato. A Rovigo, in Veneto, al primo congresso provinciale, ha vinto Guglielmo Ferrarese. È vicino all’assessore Cristiano Corazzar, in linea con Zaia. Stessa cosa a Cremona dove segretario è Simone Bossi altro leghista da Comitato Nord. Pavia va a Jacopo Vignati, grazie al sostegno del vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio. A Como è stata invece riconfermata Laura Santin che è la moglie di Fabrizio Cecchetti, segretario della Lega Lombarda, uno che in Lombardia ha lavorato contro Attilio Fontana.

Il calo del partito di Salvini sembra inarrestabile anche a livello nazionale, assestandosi al 7,6 per cento, più di un punto sotto il pessimo risultato delle politiche e scavalcato anche dal Terzo polo, al 7,9. Vola la sua avversaria Giorgia Meloni. Anzi, a dirla tutta, Matteo Salvini e Giorgia Meloni ormai giocano in due campionati diversi: lui arranca in un ministero di cui non ha competenze e a cui non riesce a dare slancio (attaccato a quella bolsa trovata del ponte sullo Stretto) mentre lei tira i fili del Paese.

Ieri sera Matteo Salvini, logorato e svuotato da una sconfitta che può riuscire solo a rallentare, ha impugnato il suo telefono convinto di avere trovato una grande idea per scaldare gli animi dei suoi elettori. Ha preso un video dei tifosi del Marocco che festeggiavano a Milano e l’ha pubblicato su Facebook commentando con «il Marocco elimina la Spagna, così “festeggiano” a Milano… Mi auguro che i responsabili vengano identificati e ripaghino tutti i danni». È passata qualche manciata di minuti e la Questura di Milano ha diramato un comunicato in cui scrive che «non ci sono stati disordini o criticità».

Poi Matteo è andato a dormire.

Buon mercoledì.

Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.