Salemi e le "Cene" di San Giuseppe
L'antica tradizione degli altari e dei pani devozionali di San Giuseppe nel racconto di Enza Gandolfo Bellomo
[Tratto dal libro "Una tradizione che si rinnova" di Enza Gandolfo Bellomo] - Il 19 marzo, in coincidenza con l'arrivo della bella stagione, si manifesta a Salemi la venerazione verso San Giuseppe, il Patriarca, Santo Tutelare degli orfani e dei poveri, con altari devozionali tutti ornati di pane modellato, chiamati "Cene di San Giuseppe", denominazione che vuole ricordare l'ultima cena di Gesù con gli apostoli, il sacro banchetto che istituì l'Eucarestia.
Le origini si perdono nel tempo, ma il rito, che si riallaccia a usi pagani, conserva il valore della tradizione da una generazione all'altra e continua a testimoniare il fascino incantato della spontaneità dei cuori e della nobiltà dei sentimenti.
La "Cena" nasce originariamente come voto di ringraziamento o come propiziazione di una grazia da parte di una persona devota, che si è impegnata con San Giuseppe a fare un convito di beneficenza per tre bambini poveri che rappresentano la Sacra Famiglia.
Si scioglie quindi una promessa, si adempie un voto fatto per fede e si segue la tradizione che ha, da sempre, un cerimoniale, fatto di gesti rituali, preghiere, canti, legato ad una simbologia assai complessa.
La "Cena di San Giuseppe", folklore e rito insieme, è una dimostrazione esteriore di quella religiosità autentica, spontanea, singolare e piena di valore antropologico, solidarietà e fratellanza che è nella natura sociale di ogni uomo.
Il "tempio sacro" in casa
Per San Giuseppe, con un rito sempre uguale, fede e tradizione riportano in casa altari devozionali che richiamano figurativamente una chiesa, al cui interno si erge l'altare dedicato al Santo.
Sono gli uomini, che lavorando per giorni, preparano in una stanza, al pianterreno della casa, un tempietto a pianta quadrangolare, curando tutta una scenografica particolare. Si costruisce una struttura in legno (oggi anche in ferro) con colonnine portanti, fatte di canne intrecciate, che convergono in alto formando un tetto a cupola.
L'architrave e il fregio frontale completano l'impalcatura, che viene interamente ricoperta da ramoscelli di alloro e di "murtidda" odorosa (mirto), elementi ornamentali che hanno un significato propiziatorio. Ultimata la struttura, vi si appendono a decorazione piccoli pani artisticamente lavorati, secondo un ordine ben definito, e arance e limoni appena colti.
Al centro, addossato ad una parete interamente rivestita con un drappo bianco, si prepara un piccolo altare con cinque ripiani degradanti, tutti ricoperti di candidi lini ricamati, e si appende in alto un quadro raffigurante la Sacra Famiglia.
Ai lati si dispongono delle mensole con bianche tovaglie ricamate su cui si poggeranno oggetti simbolici di significato costante e di facile lettura: caraffe di vino, vasi di fiori, garofani e "balacu" (violacciocche), frutta, fette di grossa anguria di gesso, lumini, candelabri, vasi con pesciolini rossi, arance e limoni alternati al pane.
Ai piedi dell'altare si stende un tappeto dove vengono posati un agnello di pane, di gesso o di cartapesta, in riferimento al sacrificio di Cristo, un'anfora con acqua e un bianco asciugamano, disposto a forma di "M", per ricordare la purificazione, dei piatti con germogli di frumento, che inneggiano alla terra, tutti simboli presenti nei sepolcri pasquali.
Il "Pane dei Santi", di più alto valore sacrale, viene appoggiato sull'altare, mentre migliaia di "piccoli pani da mensa", legati ad asticelle di canna con filo di cotone, sono appesi, tra il verde scuro della cappella, secondo un ordine vincolato anche a regole di simmetria.
Nel centro del "tempio" viene sistemato il piccolo tavolo per il pranzo dei "santi", imbandito con pane, arance, una bottiglia di vino e fiori.
Tutte le "Cene", di disegno e dimensioni diverse, ricordano modelli colti rinascimentali ed acquistano una valenza artistica straordinaria, seppure effimera.
Un ramo di alloro intrecciato all'angolo della via o alla porta spalancata della casa, come una segnaletica culturale, richiama i visitatori devoti, che si susseguono in fitto pellegrinaggio fino a tarda sera per ammirare l'incantevole altare e propiziarsi così la fortuna e la benedizione divina.
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