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Padova, il giallo degli abusi in seminario prescrizione per don Temporin

Il sacerdote verso il proscioglimento in Corte d’Appello: la sentenza il 13 dicembre. I fatti contestati risalgono a 14 anni fa, si va verso la chiusura del procedimento

Cristina Genesin
2 minuti di lettura

PADOVA.

Proscioglimento per intervenuta prescrizione. Tradotto significa che è passato troppo tempo affinché possa essere esercitata l’azione penale. E la “macchina della giustizia” ne prende atto mettendo fine, di fatto, al procedimento penale. La sentenza non è ancora stata emessa dalla Corte d’appello di Venezia: lo sarà il 13 dicembre. Tuttavia l’esito è scontato, anche se non ancora pronunciato ufficialmente per quanto riguarda la vicenda giudiziaria di cui è protagonista don Gino Temporin, 72enne ex direttore del seminario vescovile a Tencarola di Selvazzano, finito sul banco degli imputati per una brutta storia di violenza sessuale secondo la versione dello studente che lo ha denunciato a distanza di anni. Uno studente che, all’epoca dei fatti, era un 13enne allievo di scuola media.

le parti in aula

Una vicenda grigia, dove la parola dell’uno contraddice quella dell’altro. E, ancora, dove a complicare tutto s’insinua il malessere psichico (anzi psichiatrico) vissuto dal giovane accusatore. In aula tanto il sostituto procuratore generale, Giovanni Francesco Cicero, quanto la difesa (il penalista Paolo Marson) hanno chiesto la stessa sentenza: proscioglimento dell’imputato per intervenuta prescrizione. Eppure nel merito la ricostruzione della vicenda è agli antipodi. Secondo il primo il giovane è una vittima credibile e gli episodi di violenza sessuale ci sono stati. Il difensore, invece, ritiene che il ragazzo sia tutt’altro che attendibile: la sua versione dei fatti apparirebbe contraddittoria e non ci sarebbe uno straccio di prova. Di più. Nel processo in primo grado il consulente psichiatra Claudio De Bertolini aveva sostenuto che il racconto era frutto di costruzioni del ricordo in seguito a stratificazioni delle esperienze emotive. I periti nominati dal tribunale (il medico legale Claudio Rago, la psicologa Magda Tura e il neuropsichiatra Marziano Cerisoli) avevano concluso per un'alta improbabilità circa la certezza storica dell'accaduto, pur riconoscendo capacità di testimoniare nel giovane, affetto da un disturbo psicotico, di personalità e di identità di genere. Il reato contestato si prescrive in 12 anni e mezzo e, in questo caso, i fatti risalgono al settembre 2004, oltre 14 anni fa.

La storia

Il 18 dicembre 2013 il tribunale di Padova assolve don Gino perchè il fatto non sussiste, anche se la pubblica accusa aveva chiesto 7 anni di carcere. Il 21 luglio 2016 la Corte d’appello conferma l’assoluzione con la stessa formula. Ma nell’aprile 2017 la Corte di Cassazione annulla la sentenza dei giudici lagunari di secondo grado, rinviando il procedimento a una nuova sezione della Corte d'Appello. La procura generale e l'avvocato Emanuele Fragasso (che si è costituito parte civile per il ragazzo veneziano ora maggiorenne) avevano sostenuto che nella sentenza d’appello la motivazione risultava carente. Ecco perché è in corso un nuovo processo durante il quale è sempre stato presente don Gino che vive ospite nella parrocchia di un sacerdote. —
 

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