In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

Pd, l’addio a piazza De Gasperi Trasloco nel “fortino rosso”

Il cambio di proprietà, le tasse non pagate: il comitato regionale dem lascia i locali Erano stati la “casa” della Dc, migrazione in via Beato Pellegrino, storica sede Pci

Filippo Tosatto
1 minuto di lettura



L’ombra dello scudocrociato e della falce e martello, il trasloco forzato dei dem da piazza De Gasperi, la storico quartier generale di Dc-Popolari-Margherita, a via Beato Pellegrino, il tradizionale fortino rosso di Pci-Pds-Ds-Pd.

una storia di simbolI

È la simbologia novecentesca che scandisce la migrazione, in linea d’aria qualche centinaio di metri appena, dettata da un cambio negli assetti di proprietà dei locali che fino a ieri hanno ospitato (in comodato d’uso) il comitato regionale dei democratici; oggi, a fronte di una richiesta d’ affitto nell’ordine dei 6mila euro e di un debito biennale (leggi mancato versamento di Ici e tasse comunali) il partito ha scelto di fare i bagagli, rifugiandosi nella palazzina a due passi dai corsi universitari di lingue di Palazzo Maldura. «Mi piange il cuore, è un pezzo di storia dei cattolici progressisti che se ne va» , si sfoga il veterano Claudio Sinigaglia «questo abbandono è il frutto di errori e di scelte discutibili».

da giaretta a zanonato

«Spiace a tutti noi ma abbiamo ereditato una situazione complicata» , fa eco il segretario veneto Alessandro Bisato «se sbagli ci sono stati, appartengono al passato, tuttavia ne siamo usciti sanando la situazione debitoria e ricavando anche una piccola somma che investiremo nella nuova sede, dove siamo proprietari di un intero piano. A riguardo, voglio ringraziare Giuseppe Paviola, il nostro tesoriere, che si è speso per raggiungere questa soluzione».

le passioni politiche

Ma i cavilli contrattuali non rendono giustizia all’amarcord di una lunga stagione scandita dalla passione civile e interpretata da personaggi di spessore; tra tutti, Paolo Giaretta e Flavio Zanonato, provenienti dal culture e militanze contrapposte ma capaci di convergere su un disegno riformatore; destinati, entrambi, a diventare sindaci per concorrere in seguito alla nascita dell’Ulivo prodiano. Sembrano vicende remote, condannate all’oblìo da una dittatura digitale che riduce la dialettica a tweet, eppure hanno coinciso con una profonda trasformazione della società e della politica.

gli occupanti di rosy

La stessa nascita del quartier generale “bianco” di piazza De Gasperi - prima casa comune delle correnti democristiane rivali - fu accompagnata da un revival sessantottino allorché (correva il marzo 1995) gli amici di Rosy Bindi, la pasionaria inviata a rigenerare il partito veneto squassato da Tangentopoli, incatenarono l’ingresso e occuparono gli uffici pernottando nei sacchi a pelo accanto ai termosifoni, decisi a sbarrare la strada ai pretoriani di Rocco Buttiglione sguinzagliati a ristabilire l’ordine doroteo. Altri tempi, altre pulsioni: oggi il braccio di ferro non andrebbe oltre lo scambio di mail. —



I commenti dei lettori