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Padova, avvicina il figlio all’Isis: tunisino espulso

Abitava a Torre e aveva vari precedenti per rapina. Era anche un imam del Due Palazzi: cacciato per pericolosità sociale

Enrico Ferro
1 minuto di lettura

PADOVA. C’è una foto del figlio di cinque anni, con gli abiti tradizionali islamici, mentre alza il dito indice verso il cielo e recita la formula di conversione all’Islam che compare nella bandiera dell’Isis. Basterebbe questo per far scattare l’allerta degli apparati di intelligence ma sul conto di un tunisino di 31 anni espulso ieri c’è anche molto altro. C’è, per esempio, il suo odio nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria del carcere Due Palazzi, dove era detenuto: «Prima o poi morirete tutti, entreremo nelle vostre case e vi uccideremo e mangeremo i vostri cadaveri... Allāhu akbar». La Digos di Padova, diretta dal vicequestore aggiunto Giovanni De Stavola, ha istruito la pratica riguardante questo nordafricano radicalizzato molto prima di entrare in carcere ma che, anche dietro le sbarre, è riuscito comunque a coltivare la sua fede ricavandosi un ruolo di imam.

Entrato in Italia il 27 settembre 2008 da Lampedusa, è giunto a Padova dove si è stabilito nel quartiere Torre. Era stato arrestato per due rapine, anche molto violente, commesse ai danni di persone anziane a Vicenza e Loreggia.

Durante la detenzione nel carcere Due Palazzi ha minacciato di morte gli agenti della polizia penitenziaria. Gli ulteriori accertamenti fatti dalla Digos nel web hanno permesso di evidenziare come l’uomo avesse messo il suo “mi piace” Facebook a un video intitolato “macellazione lecita di un cristiano”, particolarmente cruento nel quale veniva data esecuzione mediante decapitazione di un cristiano ad opera di un affiliato al Daesh. Sempre su Facebook sono state trovate altre foto dove il figlio è associato a formule di adesione al fondamentalismo islamico, nonché foto che riproducono la bandiera dello stato islamico.

L’allontanamento per “pericolosità sociale” non è stato semplice, proprio in virtù del fatto che si tratta di un uomo con un figlio italiano. Per questo il dibattimento si è svolto in tribunale a Venezia mercoledì mattina. Il tunisino è stato rimpatriato con volo da Bologna in direzione Tunisi alle 12 di ieri. La Digos sta compiendo altri accertamenti sul suo conto per scoprire chi l’ha introdotto a questo percorso di radicalizzazione.

Si tratta della seconda espulsione fatta a Padova nelle ultime due settimane. Negli ultimi giorni dell’anno, infatti, è stato espulso Caca Shaban, albanese di 33 anni. La segnalazione circa il suo percorso di avvicinamento alle posizioni più radicali dell’Islam era giunta grazie all’attività degli analisti dell’Aisi (agenzia informazioni e sicurezza interna): i servizi segreti. La Digos di Padova ha preso in carico l’informazione e sviluppato l’indagine. Shaban era seguace dell’imam Sadullah Bajrami.

E.FER.
 

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