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Troppe richieste di aiuto da migranti, il parroco trasloca

Stranieri e bisognosi bussano a ogni ora, contando sul noto altruismo del prete. In canonica non c’è più pace: l’annuncio durante le messe: "Resto parroco di Rustega ma vado ad abitare in canonica a Camposampiero"

Francesco Zuanon
1 minuto di lettura
Don Marco Scattolon 

CAMPOSAMPIERO. Don Marco si trasferisce in canonica a Camposampiero. «Ma resto parroco di Rustega a tempo pieno». Da sabato, don Marco Scattolon non dorme e non mangia più nella sua canonica ma a San Pietro, ospite del parroco don Claudio Bosa. «Da un po' di tempo», spiega il sacerdote piombinese nella consueta cartolina domenicale, «mi trovo con stanchezze e malesseri vari. A settantaquattro anni bisogna riconoscere i limiti dell'età. Per questo motivo, ho deciso di spostarmi per i pasti e la quiete notturna e pomeridiana a Camposampiero. Vestiti e libri restano a Rustega per la mia preparazione e per incontrare la gente».

La canonica di Rustega 


Non cambia nulla nell'organizzazione delle celebrazioni e dell'attività pastorale e, per agevolare il passaggio, don Marco ha messo a disposizione di tutti il suo numero di cellulare e quello di tre collaboratori che potranno contattarlo. Oltre ai vantaggi del vivere con altri sacerdoti, dal cibo alla lavanderia, dalla sicurezza notturna agli impegni comuni, il parroco di Rustega non nasconde però che, alla base della decisione di trasferirsi, c'è stato anche «il viavai di stranieri che chiedono con insistenza aiuti e mi impediscono serenità e pace nei momenti di una possibile quiete. Non tutti sono educati e sanno accontentarsi di quanto si può dare».

Domenica mattina, tra i fedeli sul sagrato della chiesa, in molti non erano troppo sorpresi dalla decisione del loro parroco. «Ce l'aspettavamo. Per un prete di settantaquattro anni, vivere da solo in una canonica grande non è facile e non è nemmeno molto sicuro, visti i tempi», era uno dei commenti più comuni. In più, la situazione dell'andirivieni di questuanti, anche la sera, che bussavano alla porta di don Marco, per molti parrocchiani andava limitata, se non proprio stroncata in qualche modo.

«Ci sarà un po' di disagio per la distanza, ma l'auto aiuta. Veniamoci incontro, senza allarmismi. Sono e resto il vostro parroco», è l'invito di don Marco, che conclude: «La canonica sarà ben custodita, anche con l'allarme notturno». —


 

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