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Il comitato Opzione Zero «Controllate il Passante»

MIRANO. «I sindaci della Riviera e del Miranese si attivino subito per un’indagine ambientale su terreni e acque. Cosmo ha partecipato alla realizzazione del Passante e delle opere complementari. Se...

Alessandro Abbadir
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MIRANO. «I sindaci della Riviera e del Miranese si attivino subito per un’indagine ambientale su terreni e acque. Cosmo ha partecipato alla realizzazione del Passante e delle opere complementari. Se il sottofondo stradale è stato fatto con rifiuti pericolosi il danno è incalcolabile». A lanciare questo monito sono Mattia Donadel e Rebecca Rovoletto per il comitato Opzione Zero Riviera del Brenta, gruppo ambientalista che da anni si batte per la tutela del territorio. Opzione Zero interviene sul caso della ditta Cosmo di Noale perché ritiene che i rischi inquinamento del terreno e delle acque siano molto alti e pongono interrogativi inquietanti.

I comitati chiedono le dimissioni del presidente della Regione, Luca Zaia. «La Cosmo», spiega Opzione Zero, «è stata una delle ditte maggiormente coinvolte nella costruzione del Passante e delle opere complementari. Se dovessero essere confermati i sospetti della Magistratura sull’uso di rifiuti pericolosi come sottofondo per fare strade, allora è molto probabile che i rilevati del Passante e delle bretelle costruite per esempio tra Dolo e Roncoduro o tra il casello di Oriago e la regionale 11, siano pesantemente inquinati».

Stesso discorso per le altre opere complementari che attraversano il territorio più a nord e a est, nei Comuni di Venezia, Mirano, Scorzè, Martellago. Per non parlare delle cosiddette opere di mitigazione del Passante verde. «Il via vai di camion della Cosmo lungo via Porara ce li ricordiamo bene», ribadiscono dal comitato, «di cosa sono fatti quei terrapieni realizzati nel parco a ridosso dell’autostrada tra Marano e Mirano, oggi frequentato da centinaia di persone ogni giorno? Il caso della Valdastico sud insegna».

Chiara la richiesta. «Chiediamo ai sindaci di Riviera e Miranese», spiegano i responsabili del comitato, «di attivarsi immediatamente nei confronti di Regione, Usl e Arpav affinché vengano fatte analisi accurate dei suoli e delle acque nelle zone sospette, indipendentemente da quello che sarà il corso delle indagini. Il rischio per la salute dei cittadini e per l’ambiente è troppo alto, e l’esposizione agli inquinanti potrebbe essersi protratta già troppo a lungo».

Duro l’attacco finale alla Regione e alla Lega. «È da decenni che comitati e associazioni ambientaliste denunciano», conclude Donadel, «il malaffare che sta dietro alle grandi opere, l’intreccio con le mafie, lo smaltimento illecito dei rifiuti, lo sfruttamento dissennato del territorio. Oggi il Veneto si risveglia come e peggio della Terra dei fuochi: siamo tra le regioni d’Italia più inquinate, più cementificate, più esposta ai cambiamenti climatici e al rischio idrogeologico. Gli scandali si susseguono un giorno sì e l’altro anche: dal Mose, alla Pedemontana, ai Pfas, i casi sono innumerevoli. Per Salvini la colpa anche questa volta sarà degli “ambientalisti da salotto”, ma le responsabilità politiche di questa situazione, ancora prima di quelle penali o amministrative, stanno in capo indiscutibilmente alla Lega di Zaia, presidente al secondo mandato del Veneto». —

Alessandro Abbadir

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