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Dal ministro Grillo un sì “condizionato” all’autonomia

L’esponente a 5 Stelle: richiesta legittima purché non leda la coesione e l’unità del Paese Ciambetti: chi parla di egoismo vuole impedire il cambiamento

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venezia. Avviata alla stretta cruciale, la trattativa sull’autonomia assume i contorni di un confronto a distanza tra Nord e Sud. Con il “trittico federalista” – Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna – che, pure in toni e modalità distinte, rivendica maggiori competenze e risorse; con le regioni meridionali che evocano «la fuga dei ricchi» e temono contraccolpi nella suddivisione della spesa pubblica. L’altra faccia della querelle è il braccio di ferro nell’alleanza gialloverde, perché alla spinta al negoziato sollecitata dalla Lega (e in primis dal governatore Luca Zaia) fa eco la resistenza diffidente, in parte almeno, del M5S che nel Mezzogiorno conta il maggior bacino di consensi.

Così, mentre il ministro per le Autonomie Erika Stefani cerca faticosamente un punto d’accordo interministeriale, la collega a 5 Stelle alla Salute, Giulia Grillo, alterna aperture e altolà: «I territori più forti economicamente fanno le loro richieste in modo legittimo. Non sono contraria, una maggiore autonomia è anche nel nostro contratto di governo», dichiara al “Mattino” di Napoli” «detto ciò, come sempre, il diavolo sta nei dettagli. Autonomia non deve significare egoismo del più ricco, ma questo è chiaro a tutti, innanzitutto a chi lo propone. Con la Lega siamo d’accordo perché ci sia di pari passo un patto di concreta solidarietà tra i territori. Io mi occupo del sistema sanitario, non posso permettere che le aree più in difficoltà si arrangino da sole, o che siano considerate pesi morti»; da più parti, inclusa Confindustria Campania per voce del suo presidente, si paventa il rischio che l’unità del Paese e la sua coesione territoriale vadano in frantumi perché materie come la sanità... «Un Paese diviso non fa bene a nessuno. Banalmente, un Sud più povero non aiuterebbe le aree sviluppate del Paese. Non si torna indietro», è replica della grillina.

«Autonomia e decentramento non sono bombe innescate contro regioni che hanno altre aspettative o bisogni», ribatte a distanza Roberto Ciambetti, presidente del consiglio del Veneto «a Roma, ad esempio, la città è sommersa in maniera indecente da rifiuti e non si dica che soldi e risorse in questi anni sono state fatte mancare alla capitale: l’aspettativa, in questo caso, spero sia la pulizia della città. Per tutti, veneti, campani, calabresi o lucani e via dicendo, invece, l’obiettivo dovrebbe essere il buon governo»; «Come veneti», rincara il leghista «non vogliamo un’autonomia zoppa e incerta nel suo procedere e non pensiamo che il nostro progetto, sviluppato nel solco del dettato costituzionale, sia di danno per alcuni: chi sostiene questa tesi lo fa solo per impedire ogni possibilità di cambiamento in un’Italia, che di cambiamento ha un bisogno disperato».

Tant’è. Ciambetti evoca l’antica tradizione marciana per sollecitare un rapido epilogo del negoziato Stato-Regioni: «La speranza è che al prossimo Capodanno si possa brindare nel segno di una ritrovata autonomia. E il prossimo Capodanno “more veneto”, non dimentichiamolo, è il 1 marzo». —

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