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Salvini gela le attese del Veneto sull’autonomia «Arriverà solo con il centrodestra al governo»

Abbracci con Zaia sul palco di Cittadella, ma tornano i distinguo. «Entrano 40 mila clandestini ma serve il Green pass per andare in pizzeria»

Silvia Bergamin
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Silvia Bergamin

Strette di mano calorose e abbracci sotto la pioggia, nella roccaforte cittadellese. Matteo Salvini e Luca Zaia cercano di allontanare i rumors che li rappresentano divisi, ma quando salgono sul palco qualche sfumatura fra le priorità della Lega emerge. Perché il Doge – dopo l’apnea Covid-19 – ha rimesso le lancette al 22 ottobre 2017, data del referendum sull’autonomia, «che è la madre di tutte le nostre battaglie», scandisce. Una linea nordista che il Capitano di “Prima l’Italia” sfuma nel suo comizio bagnato, davanti ad oltre 300 persone: «Con l’autonomia abbiamo convinto tutto il resto della nazione, costruiamo l’Italia dei Comuni».

Il primo a parlare è il presidente della Regione, il pensiero va al padrone di casa, il sindaco Luca Pierobon: «So bene che significa correre con i favori del pronostico, ma i voti si contano a urne chiuse, quindi andiamo tutti a votare, pancia a terra». Protagonista nazionale nella gestione della pandemia, Zaia fa il punto: «Nelle ultime 24 ore 368 contagiati. Non abbassiamo la guardia, ma ne stiamo venendo fuori, il peggio spero sia passato. Dopo 20 mesi possiamo riprendere in mano la battaglia per l’autonomia». Non si tratta di una delle tante proposte programmatiche, ma del “faro”: la Lega o è federalista - e connessa sentimentalmente al Nord - o non è. «Abbiamo perso nella pandemia 11.700 persone, le ricordiamo con rispetto, allo stesso tempo abbiamo la volontà di guardare avanti, stiamo interloquendo con il Governo, insieme ad Attilio Fontana, vogliamo le 23 materie», chiosa Zaia, che ringrazia caloroso «Matteo», e gli passa la parola.

Salvini augura a Pierobon di toccare l’80%, ironizza su Letta – «sta facendo un comizio a Cosenza davanti a 60 persone» – e poi di nuovo violini per Zaia, perché «il Veneto è una Regione fiore all’occhiello». Nel mirino dem e 5 Stelle: «Siamo al Governo per essere una garanzia, non lascio l’Italia ai partiti di tasse e sbarchi». Davanti alla Cittadella delle partite Iva, Salvini tocca le corde “No-tax”: «Il 50% delle bollette di luce e gas sono tasse varie. Domani mattina il governo può tagliare le bollette evitando di rinnovare il reddito di cittadinanza, si risparmierebbero 8 miliardi di euro. Togliamolo a chi non ha voglia di fare niente, noi lo votammo perché doveva essere una misura momentanea, poi i navigator dovevano recuperare tre offerte di lavoro. Questa azione non ha funzionato». Difende quota 100: «Il 31 dicembre chi ha cominciato a lavorare da giovane e ha 62 anni potrebbe ritrovarsi a dover restare al lavoro fino a 67 anni. Noi non lo permetteremo, sono 5 anni di vita rubati».

E l’autonomia mancata nel corso del primo governo Conte? «Abbiamo lasciato il Governo con i 5 Stelle proprio per questo, nessuno fra i burocrati a Roma voleva mollare pezzi di potere. Con Letta e Conte la battaglia dell’autonomia è dura, ma siamo in una democrazia, torneremo a votare e allora con un’alleanza di centrodestra omogenea e compatta ce la faremo, sarà la priorità insieme alla flat tax». L’annuncio, mentre un militante gira con un cartello contro la riforma della Guardasigilli Marta Cartabia: «Domani (oggi, ndr) andrò in carcere a Venezia a incontrare Walter Onichini: lui è in galera, il rapinatore è libero. Forse qualche giudice dovrebbe studiare la legge che abbiamo varato sulla legittima difesa». Finale con bordata al Viminale: «Un abbraccio al ministro Lamorgese, sbarcano 40 mila clandestini ma serve il Green pass per entrare in pizzeria a Cittadella».

Si chiude con l’inno calcistico Azzurro “Notti magiche”, preferito al Va pensiero. Le persone si mettono in coda – armate di ombrello – per il rito del selfie con il Capitano. Aspettano, portano pazienza. «Il meteo e l’orario non hanno aiutato la partecipazione», commenta qualcuno. —

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