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Gentile e la vera anima di Benito Mussolini: «Non conduceva ma seguiva il partito milizia»

Domenica, ore 11, al Teatro Verdi di Padova quarto appuntamento con il ciclo promosso da Laterza con il nostro giornale e dedicato a “I volti del potere”

Nicolò Menniti-Ippolito
2 minuti di lettura

PADOVA.



È probabilmente il più noto storico italiano contemporaneo. I suoi studi molto documentati sul fascismo sono punti fermi per gli studiosi e tuttavia Emilio Gentile è anche abile narratore degli eventi storici e dei personaggi che li hanno caratterizzati. Toccherà a lui parlare domenica, a Padova, di Benito Mussolini (teatro Verdi ore 11).

Nell’ultimo anno la figura di Mussolini è tornata in primo piano. C’è un motivo?

«Penso sia dovuto alla falsa analogia tra il fascismo e alcuni movimenti populisti o nazionalisti guidati da leader che vengono ritenuti capaci di esercitare un potere sulla massa. Mussolini è una figura storica irriproducibile al di fuori del suo contesto. Il fascismo e Mussolini non sono direttamente figli della Grande Guerra, ma è impossibile pensarli, se non dopo un evento di quella portata».

Eppure il termine fascismo è usato in senso generico per molti regimi di estrema destra.

«Non credo che l’uso generico del termine fascismo sia utile. Deriva in qualche modo dal fatto che “fascismo” è di per sé un termine vago. Le ideologie politiche generalmente recano nel loro nome i tratti caratteristici di un pensiero. Liberalismo significa libertà, comunismo significa abolizione della proprietà privata, anarchismo significa mancanza di un potere, fascismo invece significa solo “mettere insieme”, il che vuol dire poco o nulla».

Può esserci allora un fascismo senza Mussolini?

«Quello di cui parlerò a Padova è che non poteva esserci Mussolini senza il fascismo, e forse neppure il fascismo senza Mussolini. Ma va precisato che storicamente, il Mussolini duce è una creatura del fascismo, nel senso che è il fascismo a condurre Mussolini al potere e non viceversa. E questo è documentabile. Mussolini era un duce che seguiva, non un duce che precedeva. Del resto fino al 1926 Mussolini non è per i fascisti un capo indiscutibile, ci sono ribellioni continue e lui deve adeguarsi a seguire il partito rivoluzionario che gli impone sia la marcia su Roma, sia l’istituzione del regime totalitario».

Nel senso che Mussolini avrebbe avuto un approccio più liberale?

«No, nel senso che Mussolini che ambiva ad arrivare comunque al potere, anche senza il partito fascista. C’è un dato importante. Nel 1921 quando Mussolini entra in parlamento con 35 deputati lancia un patto di pacificazione con i socialisti e vorrebbe imporre la smobilitazione dello squadrismo, ma a questo punto gli squadristi si ribellano e gli impongono di accettare un partito armato, che diventerà poi il Partito Nazionale Fascista. Mussolini invece pensava di trasformare la massa fascista da movimento armato a partito parlamentare e aveva già la denominazione: partito del lavoro, una sorta di partito laburista, per i ceti medi soprattutto, fautore di una “nuova democrazia”, non di un regime a partito unico».

Negli ultimi anni si è discusso anche sul razzismo di Mussolini.

«Bisogna distinguere. Mussolini come atteggiamento personale era razzista, era nazionalista, ma lo era anche Churchill. Ben diverso è quando il razzismo diventa dottrina dello Stato e si cominciano a fare leggi discriminatorie. Questo succede dopo la guerra di Etiopia ed indipendentemente da quello che faceva Hitler in Germania«.

E se dovessimo, come ha fatto in un suo libro, confrontare Mussolini con Lenin?

«Lenin è un leader che precede il partito da lui fondato, e lo costringe a seguirlo. Mussolini invece fino al 1925 segue il partito milizia, che egli aveva dovuto accettare dopo la ribellione degli squadristi. Poi Lenin è un teorico che mette in atto quanto ha pensato, mentre Mussolini diffida delle teorie. Infine Lenin nasce e muore marxista. Mussolini è socialista rivoluzionario, poi interventista rivoluzionario, interventista nazionalista, fascista repubblicano, fascista monarchico».

Romanzi, film su Mussolini possono aggiungere qualcosa al personaggio?

«Non credo, basta la storia. Personaggi come Hilter, o come Stalin, restano ancora enigmatici. Ma su Mussolini sappiamo quasi tutto, si tratta solo di capirlo per ciò che è stato nelle sue metamorfosi. Semmai l’errore di molti biografi è quello di raccontare la sua vicenda partendo dalla fine, come se fosse fascista già nella culla, e non raccontarla, invece, dall’inizio». —


 

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