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«Non sono lo spin doctor di Papa Bergoglio: Francesco trasmette la tenerezza di Dio»

Andrea Tornielli, veneziano di nascita, ha 54 anni ed è il nuovo direttore editoriale dei media della Santa Sede, coordina 210 giornalisti

Sergio Frigo
2 minuti di lettura
(ansa)

CHIOGGIA.

È un veneto il nuovo direttore editoriale dei media vaticani, al centro di una profonda riforma che ha avuto come conseguenza in questi giorni anche le dimissioni del portavoce del Papa Greg Burke e della sua vice Paloma Garcia Ovejero. Si chiama Andrea Tornielli, ha 54 anni, è nato a Chioggia e ha un curriculum prestigioso, gestito con molto understatement. Lo scorso 2 gennaio all'Auditorium di Gallio ha presentato il suo ultimo libro “Il giorno del Giudizio”.

Quanti papi ha conosciuto e cosa l’ha colpita di loro?

«Solo gli ultimi tre. Di Giovanni Paolo II ho seguito molti viaggi, anche sul suo aereo, e quindi ho avuto modo di avvicinarlo e scambiare qualche battuta; di lui mi colpiva la capacità di immergersi nella preghiera. Era un condottiero di coraggioso, ma leggeva la realtà e la storia in chiave mistica. Di Benedetto XVI ho scritto la biografia nel 2002, ma l’avevo già intervistato nel 1992 quando a Bassano ha ricevuto il Premio Cultura Cattolica; è un uomo di grande umiltà, e nutre per il suo successore grande affetto e rispetto, assolutamente ricambiati. Anche Papa Francesco l’avevo conosciuto da cardinale, nel 2005 a Buenos Aires, e poi ho mantenuto i contatti. Bergoglio è il papa della misericordia e della prossimità, avvicinando le persone riesce a trasmettere la tenerezza di Dio».

Però è molto criticato, ci sono parecchi credenti o sedicenti tali che affermano che il loro Papa è Benedetto XVI...

«La Chiesa è bella perché è varia, e ognuno può legittimamente scegliersi i suoi santi preferiti o esprimere nostalgia magari per la ieraticità di Pio XII, la simpatia di Giovanni XXIII oppure per la sofferenza e umanità di Paolo VI, ma chi dice “Il mio Papa è Benedetto” dice un’enormità. Il Papa è uno e non lo scegli tu».

La popolarità di Francesco però, dopo l’exploit degli inizi, è calata anche tra i fedeli, a causa – si dice – di un “eccesso” di sensibilità sociale (rispetto alle questioni spirituali) e di accoglienza nei confronti degli immigrati...

«Sempre i papi sono stati oggetto di attacchi durissimi, anche dall’interno della Chiesa, anche da parte dei loro stessi sostenitori. La novità di oggi sono i social media, che enfatizzano i conflitti: chiunque può aprirsi un blog e diffondere commenti, spesso anonimi, e ingiurie violente contro il Papa. Si tratta di una patologia del sistema, ma nelle parrocchie non si percepisce questo livello di contrarietà. Quanto all’attenzione del Papa al sociale, osservo che il 90% di quello che dice ha a che fare con la spiritualità, ma sono solo i suoi interventi sui temi dell’attualità a essere rilanciati dai media».

Il suo nuovo compito sarà contrastare questo andazzo?

«Io ritengo da sempre che ci sia bisogno di buona informazione, di un giornalismo professionale in grado di raccontare la realtà dando conto del contesto, approfondendo i contorni degli eventi e i loro precedenti. Il mio compito però sarà coordinare una realtà mediatica molto articolata che è stata accorpata con la riforma della comunicazione: non sarò lo spin doctor del Papa, né il suo portavoce...».

… Che si è appena dimesso, assieme alla sua vice. Come mai?

«La Sala Stampa appartiene al nostro stesso dicastero, ma ha un’altra direzione; inoltre io devo ancora insediarmi e sono fuori da queste dinamiche. Certo la loro è stata una decisione improvvisa e inaspettata, sintomo che quella riforma è complicata e richiede ancora assestamenti non facili. Da parte mia, purtroppo, perdo uno dei vice capiredattori - Alessandro Gisotti - che è stato chiamato a ricoprire ad interim quell'incarico».

Cosa coordinerà la sua direzione?

«Dalle edizioni librarie all’Osservatore romano (che ha un nuovo direttore - Andrea Monda – al posto di Giovanni Maria Vian, ndr), da Radio Vaticana al portale Vatican News, parliamo di una realtà composita unica al mondo, fatta di circa 210 giornalisti, altrettanti tecnici e 39 redazioni linguistiche. Il mio compito è prettamente giornalistico, cioè coordinare la produzione e la messa in rete dei contenuti relativi all'attività del Papa e alla vita della Chiesa, nella Santa Sede e nei vari paesi del mondo, con particolare attenzione ai social media. Non dobbiamo a tutti i costi far crescere il numero dei clic, anche se colpisce il fatto che l’account twitter del Papa, seguito da svariati milioni di persone in tutto il mondo, veda la sua sezione in latino avviata a quota novecentomila follower». —




 

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