Economia

L’oro, bene rifugio d’eccellenza: le banche centrali tornano ad incentivare le riserve auree

Resta forte l’interesse delle banche centrali mondiali nei confronti dell’oro.

Russia e Cina, già a partire dallo scorso anno, hanno incentivato con decisione l’acquisto di oro, considerando l’aumento della riserva aurea una prospettiva concreta sul cammino della ‘de-dollarizzarione’ dei beni di proprietà.

 

L’aumento degli acquisti aurei ha visto una notevole crescita delle riserve mondiali del pregiato metallo, sviluppo che ha permesso ai depositi bancari di salire di 145,5 tonnellate già a partire dal primo trimestre del 2018, con un incremento del 68% rispetto all’anno precedente.

A confermarlo le analisi degli esperti di settore, che attribuiscono alla Russia il ruolo di principale acquirente della preziosa materia prima, a supporto di una riduzione degli investimenti in titoli di stato americani.

 

Quanto sono cresciute le riserve di oro nelle principali banche centrali?

La banca centrale russa lo scorso anno ha depositato nei propri forzieri 92 tonnellate di oro, mentre la Turchia è arrivata a quota 19 tonnellate, garantendo una presenza totale complessiva di 258, 6.

La Germania in fatto di proprietà auree è seconda solo agli Stati Uniti. La politica messa a punto dalla banca centrale tedesca ha garantito un rientro massiccio dei lingotti per un valore di oltre 90 miliardi di euro.

Oro che torna in patria dopo aver stazionato per anni nei sotterranei blindati della Bank of England, della banca centrale francese così come della Federal Reserve statunitense.

 

Da voci ufficiali arriva anche la conferma della consistenza dei depositi cinesi, che possono contare su una presenza aurea di circa 1.800 tonnellate, anche se in realtà gli analisti ipotizzano una

più robusta dote, addirittura superiore alle 20mila tonnellate.

 

In Europa fra le novità spiccano le riserve auree dell’Ungheria, che sarebbero addirittura decuplicate, salendo dalle 3 alle 31,5 tonnellate in tempi davvero brevi.

 

Se il 2018 ha fatto crescere la febbre dell’oro, risvegliando nelle banche centrali europee e asiatiche la volontà precisa di accumulare riserve preziose, il 2019 non sembra essere da meno, come sottolinea il World Gold Council, l’associazione che riunisce le principali aziende minerarie aurifere.

Il livello della corsa all’oro di questi ultimi due anni rappresenta un’autentica novità, la stessa che fissa un nuovo record storico dopo quello raggiunto nel 1971.

 

In base alle stime rese note dal World Gold Council le banche centrali nel 2018 avrebbero incentivato nettamente le riserve d’oro portandole a complessive 651,1 tonnellate.

Dati alla mano la domanda complessiva del metallo pregiato ha raggiunto le 4.345,1 tonnellate, segnando un aumento percentuale del 4%, rispetto al livello del 2017.

 

Il valore dell’oro e le previsioni per il 2019

Dopo un inizio d’anno un po’ altalenante il valore dell’oro è tornato a crescere.

In fatto di previsioni il prezzo oro al grammo deve fare i conti con le politiche e le tensioni mondiali.

Il prezzo dell’oro usato da alcuni anni a questa parte risente delle perturbazioni economiche e delle novità di grande rilevanza, come sono state l’elezione del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, le tensioni causate dalla guerra commerciale in atto fra Usa e Cina, gli intenti della Corea del Nord, le guerre in atto ad ogni latitudine e longitudine, le politiche economiche degli stati e le scelte monetarie delle banche centrali.

 

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