I bimbi non vanno a messa e il parroco scrive una lettera ai genitori: "La fede usata solo per fare festa"
Udine, la rampogna di Don Luciano ai fedeli della parrocchia di Santa Maria Assunta: «I piccoli si vedono poco anche a catechismo»
Udine, l'accusa di don Luciano: "La comunione non è una recita di fine anno"
I bambini spediti a catechismo come pacchi postali, la parrocchia come un orfanotrofio, “sfruttata” da molti genitori; la prima comunione che rischia di diventare una “farsa” e non una festa.
Sono parole forti, inaspettate per la loro schiettezza, quelle che don Luciano Segatto, responsabile del settore della catechesi nella parrocchia di Santa Maria Assunta, ha infilato nella lettera inviata pochi giorni fa ai genitori di un gruppo di circa venti bambini che aspettano il giorno della prima comunione. Un messaggio così diretto da preoccupare mamme e papà: ora temono l’eventualità che ai loro figli non sia concesso questo importante appuntamento cristiano.
[[(gele.Finegil.Image2014v1) Ai genitori Nel 2008 in Italia sono stati aboliti per legge gli orfanotrofi. Ciò nonostante la parrocchia è ancora per certi genitori un orfanotrofio..jpg]]
La lettera mette nero su bianco alcune verità. «Nel 2008 in Italia sono stati aboliti per legge gli orfanotrofi – vi si legge –. Ciò nonostante la parrocchia è ancora, per certi genitori, un orfanotrofio. I piccoli vengono spediti a catechismo come si manda un pacco postale a destinazione, magari senza preoccuparsi che arrivi. Si spediscono a catechismo, in qualche caso a stantuffo (una volta si e una no) per portarli alla prima comunione».
Don Luciano va dritto al punto: «E alla Messa? Mai, o quasi mai. C’è un gruppo di genitori responsabili presenti ogni domenica con i figli. Ma troppi altri genitori “sfruttano” la parrocchia. A che scopo? » si domanda. «Per fare una festa “tribale” il giorno della prima e ultima comunione?». «Possibile che in una società evoluta come la nostra non ci siano “altre” occasioni per fare festa con parenti e amici per aggregare la “famiglia?” Perchè usare la fede per motivi festaioli?» chiede ancora.
E conclude: «Se così è, come tempo, il giorno della prima comunione più che una festa sarà una farsa. Penso che occorrerà ripensare il momento nel quale i bambini e le bambine possano incontrare in pienezza l’amico Gesù, differenziando tempi e soprattutto modalità. L’ipocrisia è brutta cosa. Nella vita bisogna scegliere, le scelte comportano responsabilità. Essere cristiani è una scelta non un obbligo sociale».
Le paure dei genitori sono fondate, dunque? Don Luciano, contattato telefonicamente, è restio a parlare («“Di queste cose si discute all’interno della comunità, con un confronto»), ma vuole fugare ogni dubbio. «Lungi da me giudicare, con quella lettera. Qui, in questa comunità, nessuno giudica nessuno. Ognuno sceglie liberamente e si prende le responsabilità delle proprie scelte – afferma –. Ma io ho il compito di stimolare tutti a fare un passo in più. Era un invito a partecipare all’Eucarestia: con quel messaggio volevo sottolineare la necessità di una preparazione per la prima comunione. Per arrivare a quel momento bisogna avere due ali: il catechismo e la messa. Con un’ala sola non si vola».
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