Si è aperto il processo per le campane moleste Il parroco: sono sereno
Disposto il rinvio dell’udienza: si torna in aula il 10 aprile Il comitato: «Noi abbiamo fiducia nella giustizia»
Anna Casasola
È iniziato con un rinvio al 10 aprile il processo per le campane di don Emmanuel Runditse su richiesta del difensore, l’avvocato Massimo Cescutti. L’istruttoria dibattimentale si aprirà con la probabile costituzione delle parti civili. Il parroco è accusato di aver disturbato «le occupazioni o il riposo» di alcuni paesani con il suono delle campane della chiesa che amministra. La Procura di Udine ha disposto la citazione diretta a giudizio del parroco originario del Burundi alle prese dal 2017 con le proteste di una parte della comunità e nei confronti del quale la stessa Polizia locale aveva finito per staccare una multa per violazioni in materia di inquinamento acustico. «Don Emmanuel è sereno» riferiscono dal Comitato parrocchiale affari economici (Cpae), lo stesso comitato che domenica 10 marzo ha organizzato una fiaccolata di solidarietà per il proprio parroco. Un’iniziativa che era stata oggetto di un tentativo di boicottaggio da parte di una cittadina majanese che aveva provveduto, nei giorni precedenti all’iniziativa, a sostituire i manifesti originali con dei falsi molti simili agli originali che riportavano un orario sbagliato della fiaccolata. Un tentativo che oltre ad aver avuto un effetto opposto rispetto a quello sperato, vista la grande partecipazione, ha portato alla denuncia della responsabile, individuata dai carabinieri della città. Quanto al processo, in città ma non solo, si sta con il fiato sospeso. «Siamo fiduciosi nella giustizia – fanno sapere dal Cpae –. Nel caso di una condanna però si aprirebbe un pericoloso precedente utilizzabile da chi non tollera il suono delle campane». Anche alcuni dei sindaci presenti alla fiaccolata dello scorso 10 marzo, avevano espresso preoccupazione per le conseguenze di un’eventuale sentenza di condanna da parte del tribunale a don Emmanuel. «Se dovesse essere condannato ci sarebbe un precedente cui potrebbero soccombere tutte le parrocchie d’Italia – spiegano dal Capae -. Quanto al caso di Majano, da tempo è stato fatto tutto il possibile per ridurre l’intensità e la durata del suono delle campane: la Parrocchia si è mossa sin da subito per diminuire il suono, più di così dovremmo solo spegnerle». —
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