3 aprile 2019 - 07:23

La Regione chiede indietro 33 milioni. E la Maugeri licenzia

A rischio 300 lavoratori: decisione assurda

di Simona Ravizza

La Regione chiede indietro 33 milioni. E la Maugeri licenzia
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Trecento dipendenti a rischio di licenziamento su 2.100 alla Maugeri, l’istituto di riabilitazione da 27 mila ricoveri l’anno con sede principale a Pavia ma altri otto centri in tutta la Lombardia (tra cui Tradate, Milano e Lissone), al centro nel 2012 dell’inchiesta di corruzione che ha portato alla condanna in Cassazione a 5 anni e 10 mesi dell’ex governatore Roberto Formigoni. La crisi attuale però non è legata allo scandalo: dal processo la Maugeri è uscita nel 2013 con un patteggiamento con la Procura di Milano per 11,5 milioni di euro (in contanti e in immobili), percepiti irregolarmente dietro pagamento di tangenti. Il problema adesso è legato alla restituzione di 33 milioni di euro a Regione Lombardia. La vicenda è quella anticipata dal Corriere lo scorso febbraio: la convinzione degli uffici regionali dell’assessorato alla Sanità, al lavoro sulla questione con l’inizio della legislatura di Attilio Fontana, è che la clinica di Pavia tra il 2012 e il 2017 abbia ricevuto soldi pubblici in più alla voce «maggiorazioni tariffarie», ossia finanziamenti aggiuntivi che premiano l’eccellenza e vanno, per dire, a chi ha almeno il 70 per cento del personale assunto, un determinato numero ore/anno per studente e bilanci in ordine.

Ebbene, il Pirellone ha dato questi fondi alla Maugeri, e ad altri Irccs, come acconti (su base storica) senza mai svolgere le verifiche a saldo per capire quanti soldi in realtà erano dovuti. E ora è arrivata la resa dei conti. Di ieri un incontro tra i sindacati e vertici della Maugeri, il cui cda è guidato dal ristrutturatore aziendale Gualtiero Brugger, protagonista del salvataggio dell’istituto da un crac da 300 e rotti milioni di euro seguito a ruota all’inchiesta giudiziaria. «Quella di Regione Lombardia è una decisione del tutto imprevedibile e, a tutt’oggi, non comprensibile nei criteri, non noti, che hanno determinato il taglio dei finanziamenti - si legge in un comunicato -. Alla luce di questi fatti, gli impegni di mantenimento del perimetro aziendale, assunti sin dal 2015, devono essere necessariamente rimessi in discussione, con l’individuazione fino a circa 300 esuberi negli istituti della Lombardia. Una misura che si rende necessaria anche a fronte di una riduzione progressiva delle somme riconosciute a parità di volume di prestazioni». Oltre ai 33 milioni da restituire a Regione Lombardia, i vertici della Maugeri lamentano un taglio di finanziamenti correnti di 25,6 milioni l’anno rispetto al 2012.

L’istituto Maugeri aveva chiuso, nel 2016, una fase di dura crisi con un concordato in continuità, anche grazie al contributo dei lavoratori, che si erano decurtati una parte del loro salario, per complessivi otto milioni di euro. «Il concordato al Tribunale fallimentare con cui la Maugeri è uscita dalla crisi era stato ampiamente discusso con Regione Lombardia, con approfondite analisi condivise con la Direzione Generale Welfare, e il Pirellone aveva deliberato l’approvazione del piano di salvataggio e poi partecipato all’assemblea dei creditori, votando a favore del piano stesso che si basava sui dati contabili ora contestati - rimarcano i vertici dell’istituto Maugeri -. Sulla base delle stesse cifre un investitore internazionale come Trilantic Capital Partners, si è convinto a investire 65 milioni di euro». Ora la partita si riapre.

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