16 aprile 2019 - 10:08

Cividalli: «Io, l’ultimo sopravvissuto italiano della Brigata ebraica»

La testimonianza di Cividalli in Consiglio comunale: «Vi spiego cos’era il fascismo»

di Maurizio Giannattasio

Cividalli: «Io, l’ultimo sopravvissuto italiano della Brigata ebraica»
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«Penso che quei quattro gatti che hanno l’abitudine di fischiare la Brigata Ebraica il 25 aprile lo fanno senza conoscere a fondo questa profonda e luminosa pagina di libertà». Sono le parole con cui il sindaco Beppe Sala saluta Piero Cividalli, 93 anni, ultimo sopravvissuto italiano della Brigata Ebraica, che lunedì ha portato in Consiglio comunale la sua testimonianza asciutta e affilata come un coltello. Nato nel 1926 a Firenze, amico della famiglia di Carlo e Nello Rosselli, costretto a lasciare l’Italia per la Palestina (dopo un esilio in Svizzera) a causa delle leggi razziali, Cividalli si arruola nel 1944 come volontario nella Jewish Brigade Group, un corpo formato da volontari dell’esercito britannico noto anche come Brigata Ebraica, «con l’intento di liberare l’Italia dal giogo nazifascista», come ha raccontato lui stesso in aula. Prima di lui sua sorella Paola si era arruolata nell’esercito inglese. «Sbarcato a Taranto, ho visto con i mie occhi come il fascismo aveva ridotto il Paese nella miseria più totale, non solo materialmente ma anche moralmente. Vorrei che gli italiani conoscessero la loro storia e a cosa li ha portati il fascismo».

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