17 aprile 2019 - 19:27

Massaggi «spinti», Kyra Kole chiede i domiciliari: «Le mie ragazze erano in regola, rilasciavano scontrini»

Nel centro «olistico» a Carate Brianza, stando alle indagini, si svolgevano incontri a luci rosse. In pochi mesi, i carabinieri hanno visto alternarsi sette donne tra nordafricane, polacche e ucraine

di Redazione Milano online

Massaggi «spinti», Kyra Kole chiede i domiciliari: «Le mie ragazze erano in regola, rilasciavano scontrini»
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Kyra Kole, la soubrette e dj in carcere dalla scorsa settimana dopo essere stata arrestata dai carabinieri con l’accusa di sfruttamento della prostituzione nel suo centro massaggi di Carate Brianza (Monza), ha presentato istanza al Tribunale del Riesame di Milano per ottenere i domiciliari. Lo ha confermato il suo avvocato Maurizio Vinciguerra, il quale ha parlato di «situazione paradossale per una persona incensurata» e di «eccessiva durezza» da parte del gip di Monza.

Le apparizioni tv

Kyra, vero nome Edyna Greta Gyorgy, 33 anni, origini ungheresi, nel suo passato annovera alcune partecipazioni televisive, come quella nella trasmissione Mediaset «Ciao Darwin», e un piccolo ruolo in un film italiano del 2012 («Benur-Un gladiatore in affitto») nel ruolo di Poppea e di recente ha posato per l’edizione spagnola di Playboy. Al momento è concentrata sull’immagine di dj: ha postato le sue foto sul palco dal vivo con il duo «Gemelli Diversi», mentre sul suo sito personale propone alcune sue produzioni al mixer (ritmi rigorosamente discotecari)

Il «massaggio completo» a 120 euro

Ma, secondo le indagini coordinate dal pm Carlo Cinque, non erano tanto lo show business, o le sue doti al mixer, a permetterle di accumulare anche 70 mila euro in contanti in un mese (questa la cifra sequestrata dagli inquirenti, che la considerano solo una parte dei proventi del reato), quanto piuttosto l’attività di quel centro «olistico», che, stando sempre alle indagini, era in realtà una sala per incontri a luci rosse dove, in pochi mesi, i carabinieri hanno visto alternarsi sette donne tra nordafricane, polacche e ucraine, reclutate con inserzioni online. La Gyorgy faceva aprire alle ragazze una partita Iva, come fossero state libere professioniste che le pagavano un canone di affitto mensile per le stanze. C’era anche un tariffario molto chiaro, nel quale era previsto il pagamento «120 euro all’ora per un massaggio “completo”, ossia nel quale si poteva “interagire” con la ragazza». Il via vai di uomini, di tutte le età e le estrazioni sociali, era costante.

«Non sono stati trovati preservativi»

L’avvocato Vinciguerra ha affermato che «in quel centro le ragazze erano in regola, si emettevano scontrini» ma, soprattutto «qualche massaggio forse andava troppo oltre, ma mai si sono consumati veri e propri atti sessuali, tanto che non sono stati trovati preservativi all’interno». Vinciguerra ha aggiunto: «Era lei a controllare le ragazze perché non andassero oltre un certo limite». È attesa la decisione del Tribunale che, conclude l’avvocato «dovrebbe adeguare la misura al profilo della persona».

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