17 aprile 2019 - 09:39

La denuncia di Elvis: «Io, cacciato dalla discoteca perché nero»

Lo studente: voglio andare fino in fondo a questa storia di razzismo. Il gestore: il suo gruppo ha creato problemi

di Eleonora Lanzetti

Laureando. Elvis Masimango, 26 anni, da 15 in Italia (foto Milani)
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«I neri questa sera non possono entrare in discoteca. La direzione ha deciso così». Una selezione all’ingresso che non ha nulla a che vedere con il dress code adatto alla serata, ma con il colore della pelle. È successo a Pavia, nella notte tra sabato e domenica (notizia riportata dal quotidiano locale La Provincia Pavese), all’esterno del Silver, locale sul Lungoticino molto frequentato dai giovani della città. Elvis Masimango, 26enne di origine congolese, era uscito con un gruppo di amici per andare a ballare, ma arrivato davanti ai due buttafuori si è visto negare l’ingresso. La motivazione a sfondo razzista sta facendo indignare la comunità pavese.«Sono veramente schifato, senza parole. Nel 2019 dobbiamo ancora subire questo tipo di discriminazioni: i neri non possono frequentare gli stessi posti dei bianchi? L’apartheid non esiste più. Andrò fino in fondo alla vicenda». Un ragazzo tranquillo Elvis, senza manie di protagonismo o desiderio di passare per vittima. Da 15 anni in Italia e in attesa della cittadinanza, ha frequentato l’istituto Bordoni di Pavia e ora si sta per laureare in Scienze Politiche. Integrato, ben voluto dai compagni di corso, è tutto fuorché una testa calda, uno scapestrato che il sabato sera esce di casa già con l’intento di fare a botte. «Ho sempre frequentato tutti i locali della zona e una cosa simile non si è mai verificata prima d’ora. Se un ragazzo di colore, che sia nero, arabo, latino, crea problemi in discoteca ed è rissoso, non significa che tutta la sua comunità debba essere così».

Con lui sabato sera c’erano altri amici, Luis, Andrea e Luigi, che hanno confermato la versione dei fatti messa a verbale ieri mattina dai carabinieri nella caserma di Ciel d’Oro, dove Elvis ha sporto denuncia. Al rifiuto dei buttafuori, il ragazzo e i suoi amici avevano chiamato la polizia segnalando l’accaduto. «Io sarei potuto entrare in quanto italiano, ma ho preferito non continuare la serata perché dopo il trattamento riservato ai miei amici mi era passata la voglia — racconta Luigi —. Non l’ho fatto in segno di solidarietà». Gli uomini della sicurezza si erano giustificati dicendo di aver ricevuto ordini dall’alto. «Non siamo stati i soli a non poter entrare — racconta Elvis —. Almeno una decina di ragazzi stranieri sono rimasti fuori. La motivazione era sempre la stessa: a casa mia si chiama discriminazione razziale, non ha un altro nome. Per questo ho deciso di presentare denuncia».

Sull’accaduto si sta cercando di fare chiarezza per capire se i buttafuori abbiano mal interpretato le direttive del titolare, o se effettivamente il divieto a sfondo razziale ci sia stato. Marco Busconi, gestore del Silver Disco Club, non ci sta e si difende: «Il locale è frequentato ogni sera da ragazzi stranieri, c’erano anche sabato. Non ho dato ordini in tal senso agli addetti alla sicurezza». La fastidiosa grana delle risse che spesso si accendono all’interno di quel locale però c’è: chi alza il gomito e dà in escandescenza, chi fomenta le liti, chi entra addirittura nascondendo coltelli. Non centrerebbe quindi il colore della pelle ma il temperamento di alcuni soggetti a sbarrare le porte d’ingresso alla discoteca. Chi si è reso responsabile di episodi violenti e di disturbo, viene riconosciuto e non entra più, queste sarebbero le disposizioni. «Non ci sto all’accusa di razzismo — prosegue Busconi —, la nazionalità non mi interessa. Sicuramente qualcuno nel gruppo aveva creato problemi in precedenza e i buttafuori lo hanno identificato».

Elvis e i suoi amici, invece, negano di aver mai avuto problemi con la security, né di aver mai creato scompiglio in quel locale. «Sono disposto ad incontrare il gestore e i suoi dipendenti per confrontarci. Il messaggio che è passato in questa vicenda non è affatto bello».

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