17 aprile 2019 - 11:19

Paolo alle Olimpiadi di cinese. Guqin e poesie in mandarino

Per ripassare i caratteri ed esercitarsi nella conversazione chiatta con gli amici di Pechino. Così Paolo De Giovanni, studente della Cattolica, valtellinese di Ardenno, 26 anni, si prepara alle finali che si terranno in Cina

di Federica Cavadini

Paolo alle Olimpiadi di cinese. Guqin e poesie in mandarino
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Chatta con gli amici di Pechino per ripassare i caratteri ed esercitarsi nella conversazione. Suona il guqin, strumento a corda della tradizione e studia poesia Tang. Anche così Paolo De Giovanni, studente della Cattolica, valtellinese di Ardenno, 26 anni, si prepara all’«olimpiade del cinese». Il concorso nazionale lo ha vinto venerdì a Verona, dopo una prova scritta perfetta si è esibito con il guqin e ha declamato versi in mandarino. E adesso studia per le finali che si svolgeranno in Cina quest’estate, sarà in gara con universitari di ottanta Paesi.

È il migliore studente di cinese in Italia. «Un po’ per caso», dice lui. Alla Cattolica di Milano è entrato dopo il liceo classico non per studiare Lingue ma Lettere, con indirizzo storico. E quando al secondo anno ha frequentato Storia della Cina si è iscritto a un corso per principianti dell’Istituto Confucio (a Milano ha una sede in Cattolica e una all’università Statale): «Ho iniziato con le lezioni di lingua per facilitare le mie ricerche sulla storia della Cina, poi la scelta di andare avanti. Il corso è stimolante, gli insegnanti del Confucio sono giovani universitari di Pechino e la lingua non è difficile come può sembrare», racconta Paolo De Giovanni.

Quaranta ore in un semestre e lezioni due volte alla settimana, per iniziare: «Devi esercitarti ogni giorno, studiare parole e testi, anche le chat sono un esercizio utile. Completati tre corsi a Milano ho deciso di andare in Cina, alla Beijing Language and Culture University ho seguito programmi intensivi per altri due semestri».

E adesso la gara, «Chinese Bridge». Venerdì scorso la selezione nazionale, sfida fra quindici universitari: «Dopo l’esame scritto devi parlare per tre minuti su un tema scelto dalla commissione comunicato durante la prova. Poi hai tre minuti per presentare un tuo spettacolo, di musica, canto, arte. Io ho suonato e ho recitato una poesia di Li Bai, famoso poeta di epoca Tang», racconta De Giovanni, che intanto ieri si è laureato, sempre alla Cattolica, in Filologia Moderna. «Con tesi in Storia contemporanea: Giorgio La Pira e Vittorino Colombo, due protagonisti del dialogo Italia-Cina», dice soddisfatto. «Proseguirò nei miei studi con un dottorato di ricerca. Prima, a luglio, andrò in Cina per la finale. Sapremo più avanti quale programma dobbiamo presentare, ho iniziato a preparare nuovi brani musicali».

«Chinese Bridge è considerata l’olimpiade della lingua cinese, è stata lanciata nel 2002, partecipano gli istituti Confucio da mille sedi universitarie nel mondo», spiega Elisa Giunipero, docente della Cattolica e direttrice dell’istituto in ateneo. E sottolinea che in Italia e a Milano i corsi di cinese hanno sempre più iscritti. «Quest’anno abbiamo assegnato quasi un migliaio di certificazioni — spiega la docente —. Gli studenti di Lingue seguono i nostri corsi per interpretariato e traduzioni ma oggi studiano il cinese anche tanti universitari di altre facoltà, come De Giovanni per la ricerca storica. E abbiamo programmi anche per aziende e imprese».

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