17 aprile 2019 - 08:59

La prima di un arcivescovo al Campo dei partigiani morti nella Resistenza

Monsignor Mario Delpini al cimitero Maggiore. Sala: antifascismo nella formazione a scuola

di Giampiero Rossi e Andrea Senesi

L’arcivescovo Mario Delpini, il sindaco Beppe Sala, il prefetto Renato Saccone e il sottosegretario regionale Alan Rizzi L’arcivescovo Mario Delpini, il sindaco Beppe Sala, il prefetto Renato Saccone e il sottosegretario regionale Alan Rizzi
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«Io rappresento qui la chiesa di Milano, che si chiama cattolica proprio perché è universale, cioè non è di parte ma dalla parte del bene per sconfiggere il male». È la prima volta di un arcivescovo ambrosiano alla commemorazione dei caduti della Resistenza al Campo della Gloria al cimitero Maggiore. E monsignor Mario Delpini, senza rinunciare al tono mite, accompagna questo gesto con affermazioni nette. La celebrazione della Resistenza è diventata una questione di appartenenze? «Non so se questo sia essere di parte, ma significa avere speranza nell’umanità e nella storia — replica l’arcivescovo —. Manifestazioni come questa mostrano un debito di riconoscenza verso il passato ma hanno il loro vero significato nel continuare a professare che c’è una speranza nell’umanità».

Durante la cerimonia Delpini ha ricordato l’esempio di un martire della Liberazione: «Vorrei prendere spunto dalla figura di Carlo Bianchi, partigiano cattolico che ha fatto la Resistenza fino quando è stato tradito, imprigionato e fucilato, per dire che c’è un modo un po’ speciale dei cattolici di buona volontà di reagire a ciò che c’è di sbagliato e storto. Ed è mettersi ad aggiustarlo, mettersi a seminare bene per contrastare il male». Quindi ha concluso: «Sono qui per ricordare questo modo di resistere e coloro che ci hanno dato questa Italia».

Alla commemorazione era presente anche il sindaco Giuseppe Sala, che ha ammonito sui «segnali di pericolose derive illiberali» e ha aggiunto: «La risposta che dobbiamo dare tutti insieme è quella di un Paese che crea cultura e offre lavoro, gli elementi che sono i veri nemici di ogni forma di fascismo: dare risposte concrete alle paure, speso legittime dei cittadini mostrando che si può progredire tutti insieme». Sala ha accennato allo striscione che pochi giorni fa contestava la presenza dell’Anpi in una scuola: «Non solo l’Anpi deve entrare nelle scuole, ma devono entrarci sempre i temi dell’antifascismo, della Resistenza, non tanto come ore di storia, ma come elemento centrale della formazione di tutti i ragazzi».

Il rabbino Alfonso Arbib ha voluto ricordare il pericolo della «rinascita dell’antisemitismo in tutta Europa» e il presidente milanese dell’Anpi, Roberto Cenati ha ricordato il ruolo della Brigata ebraica nella Resistenza, stigmatizzando le polemiche che ritualmente si ripropongono alla festa della Liberazione.

Si delinea intanto l’organizzazione del corteo nazionale del 25 aprile. Dal palco parleranno, dopo Cenati, il sindaco Sala, la segretaria nazionale della Cisl Anna Maria Furlan e la numero uno nazionale di Anpi Carla Nespolo. Non ci sarà invece il presidente della Camera Roberto Fico e nemmeno, come si era vociferato in un primo momento, il vicepremier e «capo politico» del M5S Luigi Di Maio. L’unico rappresentante di governo atteso in corteo è il sottosegretario cinque stelle alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni. Il tema scelto per il 74esimo anniversario della manifestazione nazionale per la Liberazione chiama indirettamente in causa l’appuntamento elettorale: «Per un’Italia e un’Europa pienamente antifasciste». Il presidente milanese dell’Anpi Roberto Cenati lancia l’appello preventivo contro le ormai prevedibili contestazioni allo spezzone israeliano: «Chi fischia quella parte di corteo contesta tutto il corteo della Liberazione».

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