23 aprile 2019 - 20:27

Egitto, la Statale di Milano scopre una necropoli utilizzata per oltre dieci secoli

Una missione di scavo italo-egiziana coordinata dall’Università degli Studi di Milano ha scoperto ad Assuan un’antica tomba usata dal VI sec. a.C. al IV sec. d.C. Rinvenute 35 mummie, sarcofagi e anfore

di Stefania Chiale

Egitto, la Statale di Milano scopre una necropoli utilizzata per oltre dieci secoli
shadow

Era l’anello mancante: dalla sabbia di Assuan, nel Sud dell’Egitto, è emersa una tomba utilizzata dal periodo tardo-faraonico al periodo romano. Trentacinque mummie, sarcofagi, anfore, vasi, statue, materiali pronti per essere dipinti e diventare maschere funerarie: questo il contenuto di una vera e propria necropoli utilizzata dal VI secolo a.C. al VI secolo d.C., portata alla luce da una missione di scavi italo-egiziana coordinata dall’Università degli Studi di Milano e dal Ministero delle Antichità del Cairo. «Gli egiziani avevano individuato un’area di possibili tombe sulle colline occidentali di Assuan. Il ministro ci ha chiamati nel dicembre 2016 proponendoci il progetto», spiega Patrizia Piacentini, direttrice degli scavi e docente di Egittologia e Archeologia egiziana dell’Università degli Studi di Milano. «Un grande riconoscimento per il nostro ateneo: abbiamo una delle più grandi biblioteche di Egittologia al mondo e archivi tra i più importanti a livello internazionale». Dopo i primi sopralluoghi nel luglio 2018, la missione ha portato alla luce tra gennaio e febbraio di quest’anno una scoperta dal «significato importantissimo per gli studi funerari dell’Antico Egitto: conoscevamo le tombe del 3000 e del 2000 a.C., il periodo tardo-faraonico, greco e romano costituiva l’anello mancante».

Gli scavi hanno mappato circa 300 tombe databili tra il VI secolo a.C e il IV secolo d.C., situate sulla riva occidentale della città. La necropoli venuta alla luce presenta una stanza funeraria principale e una laterale: all’interno, 35 mummie ben conservate, tra le quali alcune di bambini piccoli, vasi contenenti bitume per la mummificazione e altri per il cibo, fondamentale per il viaggio che il defunto si accingeva a compiere. Da Assuan, considerata fin dall’antichità una città di frontiera, partivano le spedizioni verso l’Africa sub sahariana. Il ritrovamento di un testo completo in geroglifico ha tramandato il nome del proprietario della tomba, Tjt, ex capo carovaniere, e l’invocazione agli dei della prima cataratta del Nilo e al dio del Nilo.

Nel novembre 2019 partirà la prossima missione per continuare la ricerca: «Porteremo altre professionalità dall’Università degli Studi di Milano — anticipa Piacentini —: anatomopatologi, chimici, botanici. Ora sappiamo di chi abbiamo bisogno». La scoperta, dal valore storico-artistico altissimo, ha un grande significato per il rapporto tra Roma e Il Cairo, negli ultimi anni sottoposto a tensioni e scontri diplomatici: «Collaborazioni come questa dimostrano che la cultura può aiutare ad andare avanti e a superare barriere. Continueremo a farlo: serve a noi, a loro, alla conoscenza della nostra storia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT