27 aprile 2019 - 17:47

Cremona, insulti sulla sede Anpi nel giorno delle cerimonie neofasciste

Affisso un cartello con la scritta «Sede delle zecche» e una croce celtica. Al cimitero civico la manifestazione non autorizzata in ricordo di Mussolini, Farinacci e Priebke. Il presidente Corada: «Le istituzioni devono agire»

di Francesca Morandi

Il cartello insultante davanti alla sede dell’Anpi di Cremona Il cartello insultante davanti alla sede dell’Anpi di Cremona
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Un cartello con la scritta «Sede delle zecche» e una croce celtica. Lo ha trovato alle 7.30 di sabato la Digos di Cremona sull’ingresso della sede dell’Anpi, in via Foppone, a poche ore dalla commemorazione al civico cimitero del «Duce» Benito Mussolini, del gerarca Roberto Farinacci, dei camerati della Rsi, e di Priebke, «omaggiati» da una quarantina di militanti dell’ultradestra. Una commemorazione non autorizzata dal sindaco Gianluca Galimberti. Il presidente dell’Anpi Giancarlo Corada ha espresso «profonda amarezza» e «una certa rabbia» per le scritte insultanti: «È il terzo biglietto che troviamo. Questo è un insulto, nei due precedenti c’era scritto ‘partigiani assassini’ riferito ai nostri padri, perché quasi tutti noi siamo figli, nipoti e pronipoti di partigiani».

«Cremona, e mi spiace tantissimo, sta diventando come Milano», prosegue il presidente Anpi, facendo riferimento allo striscione «Onore a Mussolini» srotolato dagli Ultras della Lazio in piazzale Loreto alla vigilia del 25 Aprile. «Cremona sta diventando un altro punto di riferimento a livello nazionale. Sono apparse svastiche in due giardini della città, sui giochi dei bambini, sul Duomo. In Galleria XXV Aprile è stato scritto ‘Viva il duce’». Per questo Corada chiede, con forza, di «fare argine a comportamenti che sono illegali».

Sabato mattina alle 11, in un civico cimitero blindato da polizia e carabinieri, i nostalgici del Ventennio (due arrivati dalla Francia), compresi alcuni rappresentanti di Forza Nuova, hanno sfidato il veto del sindaco: le bandiere della Rsi, i canti e gli inni, da Battaglioni M a Giovinezza, la messa in latino. Prima tappa davanti alla cappella (chiusa), con Gian Alberto d’Angelo, portavoce del Comitato onoranze caduti della Rsi, che ha espresso «incondizionata solidarietà ai camerati laziali» protagonisti dell’episodio di piazzale Loreto e ha attaccato «quei pseudo camerati fascisti solo a tavola o davanti ad una tastiera che per nascondere la loro codardia, bollano come pagliacciate l’esposizione dello striscione a Milano». E «bollano con lo stesso appellativo la commemorazione che stiamo per iniziare».

Ad aspettare i manifestanti alla tomba dei caduti c’era don Floriano Abrahamowicz, prete lefebvriano nato a Vienna da tempo trasferitosi a Treviso e che in passato ha fatto molto parlare di sé, come quando, nel 2013, celebrò una messa di suffragio per Erich Priebke. È la sua seconda volta a Cremona. «Venire a commemorare i caduti della Rsi nella più solenne settimana di tutto l’anno liturgico, nella solennità della Pasqua, è una grande consolazione», ha dichiarato, sostenendo di voler celebrare «per i vivi, per i morti e specialmente per i caduti della Rsi». Sono state poi deposte due corone d’alloro con la scritta «i fascisti cremonesi», quindi i saluti romani, l’elenco dei «camerati caduti», l’omaggio a Mussolini, a Priebke, la sosta davanti alla tomba del Ras di Cremona, Farinacci, e i canti del regime fascista.

«La cosa che sorprende è che il sindaco non aveva autorizzato la commemorazione al cimitero. So che c’erano la polizia e i carabinieri. Ma l’iniziativa è stata fatta ugualmente, con arroganza», commenta il presidente dell’Anpi Giancarlo Corada. «Le istituzioni devono agire. Il Comune deve protestare, la questura deve farsi sentire, la magistratura deve dare risposte. Noi denunceremo come abbiamo sempre fatto. Ma com’è possibile? Questa è la domanda», conclude Corada.

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