5 febbraio 2019 - 08:01

Milano, ritirato il manifesto contro l’aborto davanti alla Mangiagalli

La concessionaria della pubblicità ha ritirato lo spot contestato dalla ginecologa Alessandra Kustermann, che lo aveva fatto coprire con alcune lenzuola e la scritta «Viva la libertà». I promotori: «Faremo denuncia»

di Redazione Milano online

Il cartello «oscurato» dalle lenzuola (LaPresse) Il cartello «oscurato» dalle lenzuola (LaPresse)
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Lenzuola e la scritta «Viva la libertà» hanno coperto lunedì l’affissione delle associazioni pro-life denunciata da alcuni cittadini (e dalla ginecologa Alessandra Kustermann) perché considerata violenta verso le donne che interrompono la gravidanza. Il manifesto («Non fermare il suo cuore. Avrà il tuo sguardo, il tuo sorriso, e sarà coraggioso perché tu lo sei») era esposto da settembre. «Non possiamo permettere - ha detto al Corriere Kustermann, da anni in prima linea per i diritti delle donne in tema di aborto - che le donne arrivino in sala operatoria portando con loro anche la crudeltà di messaggi e immagini così». La ginecologa ha organizzato un gruppo di persone che si sono occupate di coprire il cartellone col lenzuolo. «In 30 anni di diagnosi prenatale - spiega la ginecologa, responsabile anche del pronto soccorso violenza sessuale e domestica - non ho mai pensato che una donna voglia abortire per la propria felicità, ma perché pensa all’infelicità di chi viene al mondo e non è in grado di accogliere». Intanto, la concessionaria della pubblicità che gestisce quegli spazi ha deciso di ritirare lo spot.

Denuncia

L’associazione «Ora et labora» ha annunciato che presenterà una denuncia in Questura contro la ginecologa Alessandra Kustermann. «Ha leso il diritto alla libera espressione e al libero pensiero», riferisce il presidente Giorgio Celsi. «Abbiamo pagato un’agenzia per affiggere il cartello, che poi ha mostrato il progetto al Comune. Abbiamo versato 1800 euro per quattro mesi». «La dottoressa dice che ogni settimana passano di lì 45 donne che vanno a abortire - afferma Celsi - abbiamo una forte denatalità e ci permettiamo di togliere questo cartello. Sappiamo che ogni mamma che abortisce rappresenta gli interessi degli ospedali, che ormai sono diventati delle aziende. Si tratta di bimbi uccisi. C’è una legge che garantisce il diritto all’aborto? E che significa? C’erano anche le leggi razziali».

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