20 febbraio 2019 - 09:42

Melegnano, nuova scritta razzista sul muro di casa del ragazzo adottato

Il disegno di una svastica e la frase «Ammazza al negar». Bakary, 21 anni, arrivato in Italia quattro anni fa con lo status di profugo, è stato adottato da Paolo Pozzi e Angela Bedoni, che avevano perso la figlia in un incidente

di Francesco Gastaldi

Lorenzo Pozzi, il fratello di Bakary, davanti alle scritte Lorenzo Pozzi, il fratello di Bakary, davanti alle scritte
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L’ondata di indignazione a livello nazionale non è bastata a fermare il vandalo razzista, anzi: forse si è sentito galvanizzato dal clamore mediatico. «Ammazza al negar». Stavolta c’è anche la «firma», una svastica tracciata al rovescio, vergata appena sotto la scritta in dialetto. Sempre sullo stesso muro dove aveva colpito la prima volta, una settimana fa. Il bersaglio dell’anonimo razzista di Melegnano è ancora Bakary Dandio, il 21enne senegalese adottato dai coniugi Paolo Pozzi e Angela Bedoni e finito da giorni al centro di un caso di intolleranza nella cittadina sudmilanese.

Una settimana fa le prime scritte nell’androne di casa Pozzi («Italiani = M…» e «Italiani, pagate per questi negri di m…»), dirette ai due genitori, già provati da una terribile disgrazia nella notte di Natale 2004 (la figlia Lucia travolta e uccisa da un suv mentre usciva da messa), ritenuti evidentemente «colpevoli» per aver adottato un ragazzo di colore.

Lunedì mattina sono apparse le nuove scritte, stavolta direttamente contro il mezzofondista senegalese arrivato in Italia 5 anni fa con lo status di profugo e dall’anno scorso figlio adottivo a tutti gli effetti dei coniugi melegnanesi. La frase «Ammazza al negar» è apparsa nello stesso punto in cui erano state vergate le due precedenti, poi cancellate nel weekend con una mano di vernice. Con tutta probabilità apposta domenica notte.

«Quello che sta accadendo in tanti casi oggi in Italia è amplificato anche da politici come Salvini», lo sfogo di Angela Bedoni, la mamma di Bakary, commentando le nuove scritte razziste comparse nel suo cortile a Melegnano. «Questo episodio è il primo del genere nella vita di mio figlio, ma forse perché clima di oggi non è il clima che si respirava tre anni fa. Il problema è che l’immigrazione non è un problema».

«Bakary era un po’ scosso lunedì mattina – spiega Paolo Pozzi – ma adesso è tranquillo e ha ripreso la vita di sempre. Abbiamo avvertito ancora una volta i carabinieri. L’impressione è che la persona si sia sentita galvanizzata dall’esposizione mediatica e sia tornato a colpire per avere ancora più visibilità. Questa volta non più con semplici insulti razzisti, ma con una minaccia diretta. Neonazisti? Non credo. Di sicuro non parliamo di persone di elevata scolarizzazione. Hanno sbagliato pure il dialetto».

Lunedì sera Angela Bedoni e Paolo Pozzi si sono presentati in consiglio comunale, invitati dal sindaco Pd Rodolfo Bertoli che voleva testimoniare loro la solidarietà della politica melegnanese. Hanno letto un messaggio contro il razzismo e ricevuto l’applauso («quasi unanime», sottolinea Pozzi) dei gruppi consiliari. Anche la «calligrafia» della mano razzista sembra assolutamente la stessa delle frasi precedenti. Sull’episodio di intolleranza sta indagando la stazione dei carabinieri di Melegnano. «Ho immediatamente avvertito del nuovo episodio il prefetto di Milano Renato Saccone – afferma il sindaco Bertoli -. Ribadisco la necessità a questo punto di organizzare in città una grande manifestazione contro il razzismo, come moltissimi cittadini e associazioni mi stanno chiedendo».

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