28 gennaio 2019 - 07:07

«La povertà non cessa per decreto». Nasce la scuola dell’impegno civile

Casa della Memoria e della Carità gemellate per le sette lezioni. Don Colmegna: «Come dice il nostro arcivescovo: siamo autorizzati a pensare»

di Maurizio Giannattasio

«La povertà non cessa per decreto». Nasce la scuola dell’impegno civile
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don Virginio Colmegna
don Virginio Colmegna

Cattolici e laici. Casa della Carità e Casa della Cultura. Insieme. Per far fronte a quel deficit di umanità che sembra la chiave interpretativa del nostro tempo. Nessuna disquisizione accademica, nessun compiacimento assistenziale, ma domande, dubbi, inquietudine, ricerca di senso. «Come dice il nostro arcivescovo: siamo autorizzati a pensare». Con queste parole, don Virginio Colmegna racconta la nuova iniziativa che mette insieme Casa della Carità e Casa della Cultura, dal titolo «Con uno sguardo umano-Fermare la disumanizzazione, fare insieme il futuro», un ciclo di sette incontri di riflessione e formazione voluto per intraprendere un cammino comune fatto di ricerca culturale e impegno civile. La presentazione dell’iniziativa, si terrà oggi, alle 17.30, al Civico Planetario di corso Venezia. Interverranno Ferruccio Capelli, direttore Casa della Cultura, don Virginio Colmegna, presidente Fondazione Casa della carità, Livia Pomodoro, presidente Milan Center for Food Law and Policy, il filosofo Salvatore Veca e Silvano Ambrosetti, già presidente di Coop Lombardia. «Il progetto — continua don Colmegna — è nel cuore della Casa della Carità, da quando, su mandato del cardinal Martini, abbiamo creato i laboratori di umanità condivisa dove il dialogo tra credenti e non credenti è sempre stata la chiave strategica. Ci siamo incontrati con la Casa della Cultura che è sempre stato un luogo di pensiero, ma non di accademia astratta. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso di fare un percorso insieme che non sia solo un racconto assistenziale, ma domanda, richiesta di senso e anche spiritualità, un laboratorio di ricerca che metta insieme simbolicamente due realtà. Oggi più che mai abbiamo bisogno di riscoprire radici comuni di umanità, carità e fratellanza per ricostruire un futuro carico di fiducia, pace e speranza».

Il primo tema sarà la diseguaglianza. «Una riflessione sui sentimenti, sulle paure, sulla solitudine. Vogliamo lanciare un segnale: non facciamoci travolgere dalle lamentele, sviluppiamo insieme un pensiero e la capacità di incontrarci. La povertà e la solitudine non si tolgono con un decreto. Noi vogliamo generare futuro». C’è anche una sollecitazione per la politica: «Recuperi le ragioni dell’unità abbassando il clima del rancore, dell’odio per il nemico, dell’identità chiusa».Don Colmegna parla di «diritti spappolati e cancellati», quelli che si leggono sui volti delle tante persone ospitate dalla Casa della Carità. «Solo guardandoli ci rendiamo conto che i poveri non sono anonimi, ma sono volti e storie. Non vogliamo fare accademia, partiamo dalla quotidianità, dalla sofferenza psichica, dalla disabilità. Sono questi i luoghi per ripensare le ragioni di fondo del nostro essere. Chiameremo pensatori diversi per ridare il gusto di pensare, la gioia di approfondire. E per non dover essere travolti dall’ovvietà».

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