29 maggio 2019 - 15:07

Tangenti, il «pizzino»: 10 mila euro a Tatarella per la sua campagna elettorale

L’appunto manoscritto, che compare fotografato negli atti dell’indagine, è stato sequestrato nel portafogli di Gioacchino Caianiello. Revocati gli arresti domiciliari per l’imprenditore Renato Napoli

di Redazione Milano online

Tangenti, il «pizzino»: 10 mila euro a Tatarella per la sua campagna elettorale
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Nell’inchiesta della Dda di Milano con al centro un sistema di corruzione, appalti pilotati e finanziamenti illeciti ai partiti spunta un «pizzino» in cui si parla dei 10 mila euro versati dalla Ecol Service di Daniele D’Alfonso a Pietro Tatarella - ex consigliere comunale milanese ed ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia - per la sua candidatura alle Europee per Forza Italia (non è stato eletto, ha avuto soltanto 991 voti, classificandosi tredicesimo in ordine di preferenze nel collegio Lombardia Nord Occidentale). L’appunto manoscritto, che compare fotografato negli atti dell’indagine, è stato sequestrato nel portafogli di Gioacchino Caianiello, l’influente politico azzurro in Lombardia ritenuto dalla Procura il «burattinaio» del sistema. Sul foglio c’è scritto «Tata-Ecol euro 10.000 (Europee)».

L’appunto è stato sequestrato lo scorso 7 maggio a Caianiello, giorno in cui l’ex coordinatore di Varese di Forza Italia, l’ex consigliere regionale e candidato alle Europee Tatarella detto «Nino» e altre 10 persone sono finite in carcere, 16 ai domiciliari e altre 15 si sono viste notificare misure cautelari come l’obbligo di firma, tra cui il dg di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale che ora, oltre all’istigazione alla corruzione del governatore Attilio Fontana, si è ritrovato indagato per corruzione in relazione a un finanziamento illecito a Lara Comi, eurodeputata uscente di Fi. L’«operazione Tatarella», come viene definita negli atti, pare essere un nuovo capitolo dei finanziamenti illeciti in quanto viene discussa all’Haus Garden Café di Gallarate lo scorso 24 aprile, poco più di un paio di settimane prima degli arresti.

Nell’intercettazione Caianiello (detto «Nino») e Mauro Tolbar, il titolare di una società di consulenza ritenuto dalla Procura di Milano uno dei collettori di tangenti, parlano di «un probabile finanziamento illecito della campagna elettorale» di Tatarella. Tolbar, nel corso della conversazione, «informa Nino che, fino alla fine del mese di giugno, ha ancora «spazio» per elargirgli ulteriori 7.000,00 euro» «Io... Nino... - dice Tolbar - se... io.. .ancora ad oggi fino a fine... fino a giugno ho ancora spazio per sette, che ti serve ancora...7.000...oltre a questi».

Come si legge nell’atto, Caianiello parla con Mauro Tolbar, titolare di una ditta di consulenze e ritenuto dagli inquirenti uno dei «collettori di tangenti», e, tra l’altro, «si accordano - si legge nel documento - in relazione a un probabile finanziamento illecito della campagna elettorale» di Tatarella. «In particolare Tolbar mostra a Nino dei fogli relativi a una richiesta che quest’ultimo gli aveva avanzato e propone di mantenere le stesse condizioni della precedente operazione». Nella ricostruzione degli inquirenti - basata sulle intercettazioni riportate nell’atto - in riferimento ai fogli «uguali» che Tolbar sta mostrando, si precisa che sarebbero «relativi ad un incarico evidentemente fittizio, uno di quali dovrà essere formato da un terzo soggetto e riconsegnato a Tolbar, unitamente al codice utile all’emissione della fattura elettronica».

Giuseppe Filoni, amministratore di un ente pubblico varesino, interrogato lo scorso 10 maggio, ha messo a verbale che Caianiello gli avrebbe chiesto a «di fare due versamenti», uno a Leonardo «Martucci, perché è il contabile a Gallarate del partito di Forza Italia e un altro ad Agorà», la società presieduta dallo stesso Caianiello. Filoni, indagato per abuso di ufficio in qualità di amministratore unico del consorzio Arno Rile Tenore, ha tra l’altro descritto al pm, il sistema su cui la Procura di Milano sta indagando: «Caianiello - ha spiegato - indica dei suoi uomini a capo delle società pubbliche o negli incarichi di assessorato. Poi tutte le nomine che avevano per il tramite degli uomini che lui indicava politicamente prevedevano la regola del pagamento a Caianiello o in alcuni casi il versamento ad Agorà di una percentuale dell’importo dell’incarico (di solito il 10%) mentre le persone che lui contribuiva a far nominare ricevevano in cambio lo stipendio». In un altro punto dell’interrogatorio Filoni ha affermato di non saper «dire se in relazione a tutti gli incarichi Caianiello percepiva il 10%», la cosiddetta «decima», «oppure semplicemente il versamento di una percentuale a Agorà o al partito di Forza Italia».

Intanto è arrivata dal Riesame la prima decisione favorevole ad uno degli arrestati nella maxi indagine: revocati gli arresti domiciliari per l’imprenditore Renato Napoli, legale rappresentante di Edilnapoli e accusato di una presunta turbativa d’asta su una gara indetta dall’Amsa, l’azienda che si occupa di rifiuti a Milano, per il cosiddetto «servizio neve». Per lui il Tribunale ha disposto la meno pesante misura interdittiva del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione. Nel frattempo, invece, sono state respinte diverse istanze di revoca delle misure presentate nei giorni scorsi al Riesame, tra cui ad esempio quella di Pietro Tatarella e quella dell’ormai ex assessore all’Urbanistica di Gallarate (Varese) Alessandro Petrone, ritenuto «braccio destro di Caianiello, sul versante amministrativo ed istituzionale del Comune di Gallarate». Respinte finora anche le questioni di incompetenza territoriale della Dda ad indagare presentate da alcune difese. Respinte, finora, anche altre istanze al Riesame di altri indagati.

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