4 marzo 2019 - 10:54

Regione, la company «Aria» sostituirà le società degli scandali. Fusione da 10 miliardi di euro

Addio ad Arca, Lombardia Informatica e Infrastrutture. Fontana e Caparini sperano di mettere fine agli scandali e di azzerare gli sprechi. Critico il Pd

di Simona Ravizza

Regione, la company «Aria» sostituirà le società degli scandali. Fusione da 10 miliardi di euro
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Le tre società degli scandali fuse in un’unica azienda regionale che muoverà quasi 10 miliardi di euro l’anno in gare pubbliche e avrà 600 dipendenti. Cade sotto i colpi della legge 61, che arriverà in direttissima nell’aula del Pirellone il 26 marzo, il sistema di società partecipate al 100% da Regione Lombardia che sono state per decenni il simbolo del governo Formigoni per la costruzione di ospedali in tempi record ma tra scandali giudiziari, per gli acquisti centralizzati e per la pluricontestata tessera sanitaria nelle tasche di ciascuno di noi dal 2003. Il governatore Attilio Fontana, con il suo uomo forte Davide Caparini (assessore all’Economia), cancella le tre spa Centrale Acquisti (Arca), Lombardia Informatica (Lispa) e Infrastrutture Lombarde (Ilspa) per fare nascere una nuova mega Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti (Aria).

Attilio Fontana (LaPresse)
Attilio Fontana (LaPresse)

La sfida è complessa. Ogni società ha avuto il suo scandalo. Arca, che muove oltre 5,6 miliardi in gare per gli acquisti di farmaci, dispositivi sanitari e rifornimenti per la pubblica amministrazione, è appena finita nell’occhio del ciclone per averci messo 6 anni a concludere l’appalto per l’approvvigionamento a prezzi competitivi dei kit per i diabetici con uno spreco di 200 milioni. Non è l’unico caso: gli affidamenti vengono spesso contestati e bloccati dai ricorsi che dilatano i tempi di assegnazione e fanno buttare al vento soldi pubblici con costose proroghe dei vecchi contratti nell’attesa che le procedure si concludano. Lombardia Informatica, nata per creare internamente software soprattutto sanitari, è stata messa sotto stretta osservazione dalla Corte dei Conti per lo squilibrio tra il numero di dipendenti (450 per stipendi di oltre 20 milioni) e la reale capacità di produzione dal momento che viene appaltata all’esterno la quasi totalità dei compiti ricevuti, come denunciato più volte dal Corriere. Mentre nel 2014 Infrastrutture Lombarde ha visto arrestare il suo direttore generale Antonio Rognoni, poi condannato a tre anni per una sequela di turbative d’asta negli appalti ospedalieri e di Expo.

Con la nuova company Aria Fontana e Caparini sperano di mettere fine agli scandali e di azzerare gli sprechi. Il passaggio a una sola sede con la diminuzione dei costi di logistica e i tagli alle spese per la governance (con un solo consiglio di amministrazione e un solo direttore generale) comportano risparmi previsti complessivamente per 1,2 milioni. I conti per il cda: «Tra i fattori che potrebbero in prospettiva determinare un risparmio di spesa si segnalano la razionalizzazione delle strutture di staff, come uffici legali e finanziari e relative segreterie, nonché l’unificazione degli organi di amministrazione e controllo, il cui attuale costo ammonta a 676.538 euro (così ripartiti: Lispa, 260 mila euro; Arca: 208.138; Ilspa: 208.400, secondo quanto risulta dal budget preventivo 2019 presentato dalle società) – si legge nei documenti che accompagnano il progetto di legge 61 –. Con la prima fase di incorporazione (luglio 2019) si stima un risparmio di euro 208.138 euro annui, cui si aggiungerà un risparmio di ulteriori 208.400 a seguito della seconda fase di fusione per incorporazione(luglio 2020). Risparmi ovviamente ridotti proporzionalmente nell’anno in cui si realizza la fusione per incorporazione». Sulla carta la promessa è di risparmiare anche 2,5 milioni di euro l’anno, a parità di attività, per una riduzione di turnover e minori assunzioni del personale (con il venire meno della necessità di assumere in Arca). Totale: 3,7 milioni di euro di spese in meno. Un milione e 800 mila euro in tre anni saranno recuperati, inoltre, nelle intenzioni dei vertici del Pirellone con la razionalizzazione degli acquisti in economia di scala. L’ambizione di Fontana e Caparini messa nero su bianco nelle schede tecniche che accompagnano il progetto è di creare «un soggetto unico in Italia per competenza e completezza nella capacità di innovazione, nella valutazione della spesa e nella rigenerazione dei processi di acquisto».

L’operazione non è al riparo, però, dalle critiche: «La fusione che porterà a un unica grande società, operazione su cui non avevamo alcun pregiudizio, è purtroppo priva di una visione strategica e di un piano di rilancio – dichiara Pietro Bussolati, consigliere regionale Pd -. È solo il deludente accorpamento di tre situazioni con grossi problemi che rischiano di amplificarsi. Dai documenti che analizzano l’attuale situazione emergono controlli interni inadeguati e non indipendenti, troppo personale rispetto ai volumi economici gestiti e l’assenza di un’organizzazione idonea a prevenire reati. A questo si aggiunge che i risparmi attesi non sono valutabili. È una frettolosa toppa dopo anni di mala gestione: questa giunta sta perdendo l’ennesima occasione per segnare un cambio di passo rispetto all’opaca stagione formigoniana».

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