17 marzo 2019 - 14:43

Scala, Fontana: «Sui fondi sauditi Pereira meriterebbe di essere licenziato»

Il governatore della Lombardia attacca il sovrintendente del teatro sui tre milioni arabi per il Teatro in vista del Cda di lunedì. «In qualunque Cda sarebbe questa la conseguenza»

di Redazione Milano online

Scala, Fontana: «Sui fondi sauditi Pereira meriterebbe di essere licenziato»
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Il comportamento del sovrintendente della Scala Alexander Pereira, che avrebbe accettato fondi sauditi (tre milioni più centomila euro per l’Accademia) prima che il Cda si riunisse «provocherebbe il suo licenziamento, in qualunque Cda, a qualsiasi latitudine» secondo il presidente della Lombardia Attilio Fontana. Insomma, in vista della riunione di lunedì del consiglio di amministrazione, il manager austriaco rischia ben più che il non vedersi rinnovato l’incarico per i prossimi cinque anni.

Dopo le indiscrezioni sui fondi depositati su un conto in accordo con la Regione, Fontana ha voluto precisare la sua estraneità alla vicenda. «Il signor Alexander Pereira - ha detto il governatore in un comunicato - non mi ha consegnato alcuna documentazione che facesse riferimento al versamento di tre milioni da lui ricevuto dai Sauditi. Ne ha fatto cenno per la prima e unica volta, e quasi involontariamente («...forse adesso dovrò rimandare indietro i soldi!»), durante la conversazione avvenuta nel mio ufficio il pomeriggio dell’8 marzo scorso. Nonostante la sorpresa e l’irritazione, ho ritenuto di non rendere pubblica in quel momento tale informazione, per rispetto della principale istituzione musicale del Paese e per tenere fede alla consegna del silenzio fino alla seduta del cda scaligero».

A questo punto, però, Fontana ha deciso di intervenire. «L’attuale sovrintendente della Scala confonde le tardive e superficiali informazioni che mi ha dato con un presunto consenso, né richiesto, né tanto meno dato - ha aggiunto -. Una cosa di tutta questa vicenda è chiara: l’attitudine di Pereira a creare confusione per coprire la preoccupante disinvoltura con cui ha gestito la politica culturale della Scala e la sua immagine nel mondo. Ancora più grave - ha concluso il presidente - è il fatto di aver comunque accettato dei fondi a prescindere dalle decisioni del Cda e addirittura prima che questo si riunisse. In qualunque Cda, a qualsiasi latitudine, questo comportamento provocherebbe il suo licenziamento».

Sulla vicenda dei fondi sauditi alla Scala è poi intervenuto Alberto Bonisoli: «Sul caso è in atto una verifica di alcuni aspetti», ha detto il ministro dei Beni Culturali a margine del suo incontro al BookPride, la fiera degli editori indipendenti in corso a Milano. «Domani (lunedì, ndr.) se ne parlerà in cda: aspettiamo di sapere cosa ci racconterà il consiglio di amministrazione», ha aggiunto. Per quanto riguarda la posizione del sovrintendente Alexander Pereira, il ministro non si è sbilanciato ripetendo: «Aspettiamo la risoluzione del cda, dopodiché prenderemo le nostre decisioni. Il ministero è un ente vigilante e come tale noi dobbiamo muoverci con grande cautela, perché tutto quello che diciamo e le posizioni che prendiamo diventano immediatamente operative», ha aggiunto. Poi Bonisoli ha ribadito che ritiene «inappropriato l’ingresso di uno Stato estero» nel board della Scala. «Dipende se si tratta di un governo oppure di un’azienda. In Italia - ha aggiunto - abbiamo diverse fondazioni che sono come la Scala, quindi la sponsorizzazione di un soggetto straniero può essere o meno esempio, una ispirazione o un sentiero da non percorrere». «Un conto è l’entrata nel consiglio di amministrazione di indirizzo della Fondazione della Scala di un soggetto saudita; altro sono i rapporti che abbiamo in corso, a diversi livelli e con diversi paesi, non solo l’Arabia Saudita, di diplomazia culturale», ha concluso.

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