18 marzo 2019 - 07:27

Scala, i fondi sono del ministro saudita. Fontana: «Pereira andrebbe licenziato»

Il presidente della Regione Lombardia attacca il sovrintendente: «Il signor Pereira non mi ha consegnato alcuna documentazione sul versamento saudita di tre milioni». Oggi riunione del Cda

Scala, i fondi sono del ministro saudita. Fontana: «Pereira andrebbe licenziato»
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Il comportamento del sovrintendente della Scala Alexander Pereira, che ha fatto fermare presso un notaio una tranche di fondi sauditi (tre milioni, più centomila euro per la tournée dell’Accademia) prima della riunione del Cda «provocherebbe il suo licenziamento, in qualunque Consiglio, a qualsiasi latitudine» secondo il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. «Il signor Pereira - ha detto il governatore - non mi ha consegnato alcuna documentazione che facesse riferimento al versamento di tre milioni ricevuto dai Sauditi. Ne ha fatto cenno per la prima e unica volta, e quasi involontariamente (“...forse adesso dovrò rimandare indietro i soldi!”), durante la conversazione avvenuta nel mio ufficio il pomeriggio dell’8 marzo scorso. Nonostante la sorpresa e l’irritazione, ho ritenuto di non rendere pubblica in quel momento tale informazione, per rispetto al Teatro».

Fondi sauditi alla Scala, le tappe
Il versamento dei 3 milioni

Sebbene ieri pomeriggio i toni dello scontro già meno forti, e i due si sono sentiti al telefono, i fondi «sotto accusa» non sono genericamente «sauditi» ma depositati direttamente dal principe Badr bin Abd Allah, che è anche il ministro della cultura (dicastero nato da pochi mesi). Ciò compare nella bozza della relazione che oggi Pereira leggerà ai consiglieri fatta giungere ieri ai giornali, e non certo dal sovrintendente. Da questa relazione emerge anche lo sforzo diplomatico sostenuto dalla nostra ambasciata a Riad per far sì che la Scala diventi il pivot della musica classica in Arabia, Paese definito il 19 luglio del 2018 dal ministro Matteo Salvini (si legge nella relazione) «elemento di stabilità e affidabilità nelle relazioni bilaterali».Il principe-ministro Badr ha il compito di sviluppare i piani culturali del Progetto Saudi Vision 2030 che intende rinnovare il Paese attraverso la cultura:la musica era stata proibita da mezzo secolo. Il ministro Alberto Bonisoli ha preso conoscenza delle iniziative saudite in occasione della «prima» della Scala e ieri, dopo le bellicose dichiarazioni del governatore lombardo ha dichiarato: «Il ministero è un ente vigilante e ci muoviamo con cautela: è in atto una verifica di alcuni aspetti. Abbiamo diverse fondazioni, come la Scala — ha aggiunto —, che può essere un esempio di sponsorizzazione di un soggetto straniero oppure un sentiero da non percorrere».

Anche il ministero della Cultura Saudita ha rilasciato una dichiarazione al Corriere: «L’Arabia Saudita è una terra ricca di tesori culturali. Stiamo investendo e rinvigorendo arte, cultura e patrimonio a vantaggio di tutti. Questa è un’ambizione strategica che si colloca perfettamente all’interno dei cambiamenti in atto nel Regno. Siamo grati ai nostri amici e partner in tutto il mondo mentre costruiamo ponti e cerchiamo di costruire la comprensione attraverso la cultura e le arti». Per ora i principali partner sono, però, francesi, inglesi, americani e svizzeri.Pereira ha stretto gli accordi con gli emissari di Badr in gennaio, quando si è recato al Festival Winter at Tantora nello straordinario sito archeologico di Al Ula (appalto francese; erano state contattate università italiane). Dapprima, su suggerimento di un consigliere, si pensava di far entrare come socio fondatore (tre milioni per cinque anni consecutivi e un posto in Cda) la compagnia petrolifera Aramco. L’orientamento del sindaco sarebbe stato più verso una realtà istituzionale. Senza molti balletti, il principe Badr ha fatto direttamente il bonifico-deposito dal suo conto. Da qui l’irritazione di Fontana verso Pereira e di altri leghisti verso il sindaco Sala.

Il difficile cosiddetto Piano B che Pereira starebbe delineando dopo le polemiche di questi giorni (soldi sì, ma non posto nel Cda), salvaguarderebbe le tournée e l’apertura di una Accademia per 400 bambini e bambine a Riad, una start-up per portare la «nostra» musica e i «nostri» insegnanti in Arabia. Questi progetti sarebbero ulteriormente pagati dal paese Saudita con 7 milioni. Sempre che si trovi, piccolo ma non trascurabile particolare, «una soluzione diplomaticamente percorribile anche dal punto di vista del principe Badr».

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