Quanto ai santi Gervaso e Protaso, si sa che i due corpi furono ritrovati il 17 giugno 386 nell’antica zona cimiteriale, oggi compresa tra la caserma Garibaldi della Polizia di Stato e l’Università Cattolica, grazie a uno scavo commissionato proprio dal vescovo Ambrogio che aveva avuto un «presentimento» sulla presenza di queste reliquie. Secondo la tradizione, i martiri erano gemelli, uccisi per non aver voluto abiurare alla fede cristiana: a Protaso fu tagliata la testa con un colpo di spada, mentre Gervaso morì a seguito dei numerosi colpi di flagello ricevuti. Ambrogio nelle sue lettere descrive il ritrovamento dei corpi di «due uomini di straordinaria statura», e in effetti «gli scheletri sono di due uomini giovani (tra i 23 e i 27 anni), alti 1.80, molto più della media dell’epoca, e reduci da violenze e torture — rileva Cattaneo —. Uno porta i segni di una decapitazione e lesioni alle caviglie, l’altro di una ferita da arma bianca alla mano». L’ipotesi di martirio pare confermata, anche se la studiosa resta cauta. «I santi sono senz’altro due fratelli, ad esempio hanno simili difetti congeniti alle vertebre. La somiglianza farebbe avallare l’ipotesi che fossero gemelli».