3 agosto 2018 - 11:05

Milano, smontato l’organo suonato da Mozart nella chiesa di San Marco: tornerà a giugno

Ci vorranno dieci mesi per riportare all’antico splendore lo storico strumento. Le 2.332 canne inviate su un tir a Cremona per il restauro. Dopo l’appello lanciato dal parroco a fine maggio sono già stati raccolti 50 mila euro

di Giovanna Maria Fagnani

shadow

Cinque mesi di restauri in laboratorio e altri tre per rimontarlo in chiesa. Due, infine, solo per accordarlo. Ci vorranno dieci mesi per riportare all’antico splendore l’organo della Basilica di San Marco in Brera, alle cui tastiere si sedettero Mozart e Verdi. Giovedì la chiesa ha «perso la sua voce». Ma solo temporaneamente. Il monumentale strumento — risale al 1506, è il più grande in Lombardia — è stato completamente smontato e caricato su un tir, che venerdì all’alba è partito per Corte de’ Frati, in provincia di Cremona. La destinazione è il laboratorio di Daniele Giani, l’organaro che si occuperà del restauro. Nel frattempo, in San Marco sarà utilizzato un sostituto, un piccolo siciliano del 1710, dipinto e appena donato alla chiesa.

A lanciare un appello ai parrocchiani per salvare dal declino l’organo di Mozart — che ormai suonava a un quinto delle sue possibilità — era stato, a fine maggio, il vice parroco don Luigi Garbini. «E i parrocchiani, ma non solo, hanno risposto con affetto, secondo le proprie possibilità. Molti non sapevano di avere nella loro chiesa una macchina così ardita e complessa, un gioiello tecnologico dell’epoca — racconta il sacerdote e musicista —. Abbiamo raccolto 50 mila euro che, sommati a un contributo della Cei di altri 60 mila, è già pari alla metà del costo del restauro. E al nostro fianco c’è anche Love Italy, piattaforma non profit internazionale». La raccolta fondi, quindi, continua, ma il restauro è avviato, grazie anche all’intervento di Beatrice Bentivoglio-Ravasio, responsabile del segretariato regionale per il Ministero dei Beni culturali. «Lei ci ha supportato, aiutandoci ad avviare i lavori nei tempi e a superare i cavilli burocratici».

Ieri mattina turisti e fedeli di passaggio si attardavano a osservare le canne già sistemate nelle casse. E, fra le parti smontate, spiccava il «crivello», sottile piano con centinaia di buchi. «È la carta d’identità dell’organo — spiega l’organista di San Marco, Riccardo di Sanseverino —. Reca tutti i diametri delle diverse canne. Questo strumento ne ha 2.332, più due crivelli». «È uno strumento che stiamo studiando già da due anni — aggiunge l’organaro Daniele Giani —. Ciò che lo rende unico è il fatto che gli artigiani che nei secoli sono intervenuti per potenziarlo e adattarlo ai gusti dell’epoca, hanno mantenuto parte del materiale esistente. Abbiamo quindi canne cinquentesche e altre parti seicentesche. Noi lo riporteremo all’intervento di Natale Balbiani nel 1800». Potrebbe cambiare la colorazione. Il tono attuale è frutto di una verniciatura degli Anni Settanta, in cui c’era poca cura per il materiale autentico: «Le guarnizioni in pelle di agnello e montone venivano sostituite con materiali sintetici, così come le vernici a gomma lacca con colori moderni», sottolinea Giani.

Come sarà, invece, la «voce»? «Spettacolare: potremmo festeggiarne il ritorno con un Requiem di Mozart», spiega di Sanseverino. Oggi, invece, una delle due tastiere non suonava più. Con essa taceva un’intera colonna di registri (le sfumature del suono) perché le camere d’aria, ovvero il «polmone» dell’organo, avevano le membrane ammalorate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT