6 agosto 2018 - 07:10

Morelli: «Fiction, tecnologie e un direttore autonomo la Rai a Milano»

Il parlamentare leghista: «Il Portello? Il nuovo cda valuterà la soluzione migliore, Intanto cerchiamo un manager libero dalle pressioni della politica sull’azienda»

di Giampiero Rossi

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Alessandro Morelli
Alessandro Morelli

«Non abbiamo cambiato idea: la sede Rai di Milano avrà un ruolo importante. Cerchiamo un manager all’altezza e valutiamo attentamente il trasferimento al Portello». Alessandro Morelli è parlamentare, responsabile della comunicazione per la Lega e consigliere comunale milanese da due legislature. Tocca a lui, quindi, rispondere a preoccupazioni e interrogativi che da mesi hanno ripreso a circolare in corso Sempione. Dopo le speranze innescate dall’ex direttore del Centro di produzione, Piero Gaffuri, il pessimismo è tornato a prevalere. La Rai milanese è senza una vera guida e resta incerto anche l’allargamento della sede negli spazi della Fiera al Portello.

Morelli, questo è un cavallo di battaglia storico per la Lega. Il vostro fondatore Umberto Bossi ha sempre sostenuto l’importanza di una Rai forte e autonoma per Milano e la Lombardia. Adesso che siete al governo che programmi avete?
«Tutte le sedi regionali, e quella di Milano in primis, devono essere valorizzate. Questo è un punto di partenza che fa parte del Dna della Lega tanto quanto il federalismo ed è chiaro a tutti i ministri».

Ma qual è il vostro progetto, l’idea di partenza per questa valorizzazione?
«Innanzitutto c’è la volontà chiara, e non da oggi, di togliere le briglie di Roma a tutte le sedi e le testate regionali per lasciarle libere di esprimere e valorizzare le proprie potenzialità e culture locali. Perché, comunque quello che viene spesso liquidato come folklore è un patrimonio culturale che attira migliaia di visitatori nei nostri territori».

Il direttore che ha appena lasciato corso Sempione, Piero Gaffuri, sognava la produzione di una fiction milanese sullo stile di «Un posto al Sole». Quando era leader della Lega, Umberto Bossi chiedeva programmi in dialetto: a cosa si avvicina di più il modello che avete in mente?
«Di sicuro di portare più produzioni a Milano. Ce ne sono già diverse, e alcune molto importanti, ma finora questo è avvenuto perché gli stessi conduttori — per esempio Fabio Fazio — hanno scelto autonomamente di realizzarle qui. La nostra idea, invece, è di pianificare una diversa distribuzione di queste produzioni. Poi, soprattutto per una sede come questa, c’è da valorizzare un patrimonio enorme di redattori, autori, tecnici: quindi sì all’idea di una fiction tutta milanese. E poi c’è da lavorare nell’ambito delle nuove tecnologie».

Cioè?
«La Rai è piuttosto in ritardo sui prodotti on demand, ma questo non è più soltanto un tema per il futuro, già adesso non è più roba per soli giovani: è un mercato potenziale. E una città come Milano, dove hanno sede e operano molte aziende ad alta tecnologia, è l’ambiente ideale per svilupparlo».

Ma tutti questi progetti hanno bisogno di una sede adeguata. Il trasferimento al Portello è ancora una decisione in sospeso. Qual è il vostro orientamento?
«Devo dire che mi meraviglia positivamente che non siamo stati messi davanti a un fatto compiuto. Il nuovo Cda avrà ora modo di valutare la soluzione migliore».

Ma lei cosa pensa dell’opzione Fiera?
«È indubbiamente una buona soluzione. Però a Milano ci sono anche altri spazi: dall’area Expo alle tante realtà industriali dismesse».

E per la dirigenza avete già qualche idea?
«Di sicuro un dirigente di alto livello. Ma possibilmente una figura che c’entri il meno possibile con l’azienda, perché la Rai è un ambiente influenzato da troppi interessi e pressioni. Sono convinto che gli stessi lavoratori non vedano l’ora di avere una guida davvero autonoma».

Un esterno, quindi?
«Un manager giovane, aperto alle nuove tecnologie e in grado di compiere scelte libere. Per individuarlo ci stiamo muovendo come cacciatori di teste».

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