15 aprile 2018 - 07:05

Milano, in aula contro la mafia: 2 milioni di risarcimenti dai boss al Comune

Dal 2011 parte civile in sette processi. Finora sono stati effettivamente incassati soltanto 27 mila euro. David Gentili: «Ma ora parlare di clan non è più un tabù»

di Giampiero Rossi

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Sette processi, oltre due milioni di euro di risarcimenti (virtuali) ottenuti dai giudici in via «provvisionale», soltanto 27 mila euro effettivamente incassati e un bagaglio inestimabile di conoscenza dei meccanismi di infiltrazione nella macchina pubblica. È questo il bilancio di sette anni di processi di mafia nei quali il Comune di Milano si è costituito parte civile.

Pochi soldi, ma è una situazione del tutto nuova rispetto a una decina di anni fa quando, a Palazzo Marino e dintorni, la parola «mafia» era pressoché vietata. Non veniva mai associata al nome di Milano perché — nella migliore delle ipotesi — si temeva potesse danneggiare l’immagine della città. Eppure i clan di ‘ndrangheta calabrese, cosa nostra siciliana, camorra campana e sacra corona unita pugliese erano non solo presenti ma anche molto attivi sul territorio metropolitano e lombardo. E l’altrettanto intenso lavoro di magistratura e forze dell’ordine ha portato alla luce in modo inequivocabile la vastità e la profondità di questo radicamento.

Mafia, i casi
Lea Garofalo

Nell’estate 2010 si chiude l’operazione «Infinito», la più grande indagine contro la ‘ndrangheta in Lombardia, e il maxiprocesso che ne segue è l’ultimo che non vede il Comune di Milano costituirsi parte civile. La svolta arriva nel 2011. Oltre a istituire una commissione consiliare e un comitato di esperti antimafia, l’amministrazione guidata dal sindaco Giuliano Pisapia decide, in occasione del processo contro gli assassini di Lea Garofalo, che Palazzo Marino deve anche partecipare ai dibattimenti penali come parte lesa. «È stato un cambiamento di paradigma — spiega David Gentili, presidente della commissione consiliare antimafia — invece di evitare di parlarne per paura di macchiare l’immagine della città, la scelta è stata quella di dichiarare che Milano si sente ferita e danneggiata dall’aggressione della criminalità organizzata». Proprio oggi pomeriggio, nell’ambito del Festival dei beni confiscati, al centro sportivo Iseo di Affori — recuperato dopo una serie di assalti dei clan — lo stesso Gentili e l’avvocato Mariella Sala faranno il punto su questo fronte giudiziario .

Dopo il processo del 2011 per l’omicidio di Lea Garofalo, l’avvocatura di Palazzo Marino è stata impegnata nel procedimento contro i clan di Pepè Flachi e della famiglia Lampada, poi in quello che vede imputato l’ex assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti, nei filoni processuali sulle infiltrazioni mafiose alla Fiera, contro la cosca catanese Laudani e anche in un troncone sulla strage di via Palestro (l’unico finora concluso con un’assoluzione). Non in tutti i casi è stato contestata l’aggravante mafiosa e alcune sentenze di condanna sono già passate in giudicato, altre sono ancora in attesa di conferma in Appello o in Cassazione. Complessivamente i giudici hanno riconosciuto al Comune risarcimenti per 2 milioni e 205 mila euro, ma finora ne sono stati incassati — e grazie a un blitz dei legali di Palazzo Marino — soltanto 27 mila. «Ma al di là dei risarcimenti economici — spiega David Gentili — è importante essere dentro quei processi ed essere accanto alle vittime, comprese quelle che non hanno la forza o la possibilità di costituirsi parte civile».

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