12 dicembre 2018 - 17:56

Anniversario piazza Fontana, Roberto Fico ai familiari delle vittime: «Vi chiedo scusa per i depistaggi»

Il presidente della Camera: «Alcune cose sono state fatte, ma manca ancora qualche pezzo importante che va assolutamente reso pubblico». La contestazione del Prc: «È pur sempre espressione di un partito che vota il decreto sicurezza»

di Pierpaolo Lio

Beppe Sala e Roberto Fico alla commemorazione delle vittime di piazza Fontana (foto Furlan/Lapresse) Beppe Sala e Roberto Fico alla commemorazione delle vittime di piazza Fontana (foto Furlan/Lapresse)
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«Vi chiedo scusa». Roberto Fico lo ripete cinque volte. Lo scandisce rivolto ai familiari delle vittime della bomba che 49 anni fa squarciò la Banca Nazionale dell’Agricoltura, uccise 17 persone e segnò l’inizio della strategia della tensione che inchiodò a lungo il Paese alla violenza, e che da allora aspettavano questo momento. Il presidente della Camera s’impegna ad aprire tutti gli «armadi» che da mezzo secolo custodiscono i segreti sulla stagione delle stragi. E ammette tutte le colpe dello Stato: «Vi chiedo scusa per tutto quello che non è stato fatto — spiega — scusa per i depistaggi, scusa per la burocrazia che avete dovuto sopportare, scusa per quegli apparati dello Stato che hanno fatto di tutto per celare la verità. Se nessuno lo ha fatto, io lo faccio oggi con molta umiltà: vi chiedo scusa dalla carica che ricopro oggi».

In mattinata, in un messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda come il popolo italiano abbia saputo sconfiggere gli eversori «grazie alla propria unità e ai valori radicati nella sua storia, nella sua cultura, nella vita sociale, anche se il costo umano di questa battaglia di libertà e di civiltà è stato assai elevato». Qualche ora più tardi Fico partecipa al corteo istituzionale e alle 16.37, il minuto esatto della deflagrazione, è nella piazza simbolo. È il debutto di un esponente dei Cinque stelle alla cerimonie di piazza Fontana. E il ritorno di un rappresentante dello Stato, dopo oltre un decennio di assenze.

L’ultima volta fu nel 2006: a Milano arrivò Fausto Bertinotti, anch’egli presidente della Camera, per riconoscere «ufficialmente» Giuseppe Pinelli diciottesima vittima della bomba. Al contrario delle attese, le contestazioni sono state però limitate. Non si sono sentiti i fischi che in passato hanno spesso contraddistinto l’accoglienza di alcune autorità. Giusto un piccolo drappello di militanti di Rifondazione che ha voltato le spalle al palco quando Fico ha preso la parola, uno striscione dei centri sociali che invoca di «cacciare la casta che semina odio e paura», e un antagonista che mentre il presidente della Camera lascia la piazza gli urla: «Molla Salvini. Governo fascista».

«È una ferita che non si può rimarginare», dice nel suo intervento il sindaco Beppe Sala. Che alle sollecitazioni dell’associazione familiari delle vittime e di Roberto Cenati dell’Anpi di un impegno comune per portare avanti il ricordo della strage, assicura che Milano non si piegherà «alla deriva negativa che, senza allarmismi, bisogna ammettere che c’è». E per il prossimo anno, cinquantesimo anniversario, promette «un anno della memoria: andremo nelle scuole e in altri luoghi della città per dibattiti e momenti pubblici per ricordare quello che è stato e trarre insegnamenti per il futuro».

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